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Volontari nella Notte: quando il covid non ferma la solidarietà

Guanti, mascherina e tanta voglia di rendersi utili: è con questo equipaggiamento che ogni Martedì sera i volontari nella notte scendono in campo – o per meglio dire in strada – per assicurare un pasto ai senzatetto della stazione di piazza Garibaldi. “Volontari nella Notte” è una comunità di uomini e donne «che ha deciso di promuovere una nuova consapevolezza civica e “umana” – come recita la presentazione che è possibile leggere sull’omonima pagina Facebook – e che ha accolto la sfida di portarla avanti malgrado le difficoltà e le limitazioni introdotte dal virus. «Le esigenze dei senzatetto non si sono fermate con la pandemia, anzi: l’emergenza ha reso i soggetti fragili ancora più bisognosi di assistenza” osserva Anna, storico membro del gruppo che opera sul territorio ormai da cinque anni. Ma com’è nata, l’esperienza di “Volontari nella Notte”, e con quali intenti? «All’inizio eravamo in pochi, poi i social ci hanno aiuto a fare proseliti» racconta Anna. «L’idea di partenza era quella di distribuire cibo e altri beni di prima necessità, ma non solo: la cosa più importante da dare ai senzatetto è il contatto umano. Parliamo di soggetti marginalizzati, totalmente esclusi da ogni forma di socialità. Non è solo l’assistenza materiale che gli occorre, ma anche l’ascolto, il calore, la compagnia. Facciamo la distribuzione con il sorriso sulle labbra e con piena disponibilità al dialogo. I senzatetto hanno imparato a conoscerci, si rivolgono a noi e ci raccontano le loro storie». “Volontari nella Notte” non richiede alcuna iscrizione o adesione formale: chiunque può dare il proprio contributo alla composizione delle monoporzioni – buste riempite con panino, acqua, frutta e dolce – presentandosi nel punto di ritrovo all’orario prestabilito o offrendo semplicemente le proprie braccia in supporto all’opera di distribuzione. La partecipazione è libera, proprio come l’orientamento adottato dal gruppo. «“Volontari nella Notte” è una realtà laica e apartitica che ha nella solidarietà il suo unico credo» spiega Anna. «Non appoggiamo nessuno e non siamo appoggiati da nessuno: siamo indipendenti e liberi da ogni condizionamento». “Volontari nella Notte” non è un ente benefico né un’associazione istituzionalizzata; pertanto non possiede capi né regolamenti ma un unico, vincolante principio: l’anonimato. «Crediamo che il volontariato non debba tradursi in una ricerca di visibilità o di gloria personale; per questo evitiamo di divulgare video e immagini in cui risultiamo riconoscibili. Le uniche foto che scattiamo sono quelle che ci ritraggono di spalle e che pubblichiamo in maniera simbolica, per dare prova di quello che facciamo e invogliare altre persone ad avvicinarsi al volontariato». La politica della riservatezza serve anche a tutelare coloro che ricevono assistenza. «La privacy è un diritto di tutti, anche dei senzatetto. Si tratta di rispettare la loro dignità di esseri umani». L’attività di “Volontari nella Notte” è stata interrotta dal lockdown, ma appena i decreti lo hanno consentito la macchina della solidarietà è tornata ad attivarsi, adeguandosi alle regole di prevenzione emanate per arginare il rischio contagio. «Rispettare le norme è fondamentale per la salute di tutti» sottolinea Anna. «La mascherina è obbligatoria per prendere parte all’attività di distribuzione. Non tutti i senzatetto hanno l’opportunità di procurarsela, quindi facciamo in modo di averne una certa quantità da fornire a chi ne è sprovvisto, cosicché tutti possano mettersi in fila e ritirare la propria monoporzione in sicurezza. Abbiamo anche l’igienizzante per le mani, per noi e per loro». I membri di “Volontari nella notte” non sono gli unici attivi nella zona: il calendario settimanale della stazione di piazza Garibaldi è scandito dall’avvicendamento di gruppi che svolgono le medesime attività assistenziali in favore dei più bisognosi. A dirigerne l’operato c’è il coordinamento di strada, che garantisce una copertura costante e puntuale. «Siamo un esempio di cittadinanza attiva che lotta contro fame e solitudine» conclude Anna. «Fino a quando verranno patite, l’impegno civile resterà una cura indispensabile». Fortunatamente, c’è chi continua a somministrarla anche in tempi di pandemia.


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