Salute

Mastoplastica additiva, D’Andrea: "Basta interventi disastrosi, diffidate dal low cost"

“In qualità di Presidente SICPRE mi batterò affinché venga regolarizzato anche il settore privato per garantire una maggiore tutela del paziente e del professionista serio”. L’intervista al Prof. Francesco D’Andrea

Prof. Francesco D'Andrea

Sono circa 45-50 mila gli interventi di mastoplastica additiva all’anno in Italia. Molti di questi vengono effettuati da chirurghi estetici ‘improvvisati’ che offrono prestazioni low cost con risultati, nella gran parte dei casi, disastrosi. Questa la prassi che sembra aver preso piede, ormai già da qualche anno, nel nostro Paese. Medici che non hanno una specializzazione in Chirurgia plastica ed estetica, ma che esercitano liberamente nel privato senza averne competenza. A lanciare l’allarme è il Prof. Francesco D’Andrea, docente ordinario di Chirurgia plastica presso l’Università Federico II di Napoli, dove ricopre anche i ruoli di Direttore della Scuola di specializzazione di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, Direttore del Master universitario di II livello di Medicina estetica e Direttore del reparto di Chirurgia plastica dell’azienda ospedaliera, nonché membro della Commissione ministeriale per lo studio sulle protesi mammarie. Da settembre ricopre anche la prestigiosa carica di Presidente SICPRE, la Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica. “Una carica prestigiosa e impegnativa - ha affermato D’Andrea - che mi assumo con uno spirito giusto e di servizio, affinché si mettano in essere tutte le iniziative possibili perché questa disciplina venga tutelata”.

L’intervista di NapoliToday al Prof. Francesco D’Andrea.

Prof. D'Andrea, parliamo di mastoplastica additiva, l’intervento di chirurgia estetica più richiesto dalle donne. Come viene effettuata?

“L’intervento di mastoplastica additiva ha l’obiettivo di correggere il volume e il tono di una mammella che può essere piccola perché non si è sviluppata o che si è sciupata in seguito a un dimagrimento, una gravidanza, un allattamento. E’ un intervento molto richiesto perché si ricollega all’importanza che il seno ha per una donna. Anche piccoli difetti che riguardano questa parte del corpo possono creare forti disagi, e questo spiega il perché della domanda così alta. L’intervento avviene con l’inserimento di protesi al silicone che, ad oggi, sono più che studiate e attenzionate, quindi molto più sicure rispetto a quelle utilizzate anni fa”.

A proposito di sicurezza, recentemente è salita alla ribalta mediatica la notizia che la mastoplastica additiva, con l’utilizzo di protesi mammarie al silicone, possa causare il tumore del seno..

“Ad oggi non ci sono dati scientifici che dimostrino una correlazione tra tumore e protesi mammarie. E’ stato riscontrato qualche caso di linfoma anaplastico a grandi cellule in pazienti che si erano sottoposte alla mastoplastica additiva, ma - e questo va sottolineato per chi ha già fatto l’intervento o per chi volesse farlo - i numeri sono talmente bassi in termini percentuali che non c’è alcun allarme. La cosa importante è che la donna che si sottopone a questo tipo di intervento si faccia seguire dal suo chirurgo ed effettui controlli periodici alla mammella anche dopo l’operazione”.

Quanti tipi di protesi esistono?

“Le protesi sono tutte al silicone 100%. Esistono diverse tipologie, per forma, per proiezione. Le più utilizzate sono quelle tonde e quelle a goccia. A seconda dei casi si sceglie l’una o l’altra. Quelle a goccia vanno molto bene per le donne che hanno seni piatti perché regalano un seno più naturale, mentre quelle tonde sono più adatte per un riempimento in età non tanto giovanile. La scelta, comunque, dipende da caso a caso”.

Esistono tecniche alternative all’utilizzo di protesi?

“C’è una tecnica alternativa che consiste nell’iniettare grasso, prelevato dalla paziente stessa, nella mammella. Questa metodica, che non utilizza impianti esterni, ha però due limiti: la paziente deve avere a disposizione molto grasso nel corpo, e l’aumento di volume del seno è generalmente moderato, per questo potrebbero essere necessari 2/3 interventi consecutivi. Oltre a questa tecnica che si utilizza in un numero ristretto di casi, c’è un’altra più innovativa che sto applicando sulle mie pazienti con risultati molto soddisfacenti sia dal punto di vista estetico che funzionale. Questa tecnica si avvale sempre dell’utilizzo di protesi che, però, non vengono inserite sotto il muscolo - come si fa generalmente -, ma in un piano intermedio che si chiama sottofasciale. In questo modo non si va a sollevare il muscolo ma solo la fascia del muscolo, una struttura molto sottile che protegge molto bene la protesi dal resto e che consente di avere un risultato più naturale, meno doloroso riducendo i tempi della convalescenza. Inoltre il posizionamento sottofascia rende più facili eventuali esami diagnostici come screening o mammografia”.

Ogni quanto vanno sostituite le protesi?

“Le protesi non hanno più una scadenza come in passato. Una protesi potrebbe anche essere per la vita. E’ soltanto il controllo clinico periodico che ci dirà se la protesi sta bene o no. E’ ovvio che se parliamo di soggetti giovani, la possibilità di doverla sostituire è più alta. In donne di una certa età la probabilità si riduce”.

L’allattamento può spostare le protesi?

“Con le protesi si può allattare tranquillamente, quello che però può succedere è che la gravidanza e l’allattamento vadano a modificare, non la protesi, ma la ghiandola della mammella provocando un cambiamento nell’aspetto del seno. Ma questa è una condizione che si verifica molto raramente”.

Ci sono delle fasce di età in cui si sconsiglia la mastoplastica additiva?

“C’è una legge del 2012 che vieta l’inserimento delle protesi alle minorenni. Abbiamo due fasce d’età che ci richiedono l’intervento: una, quella delle giovanissime che hanno un seno piccolo, e l’altra, quella delle donne più mature che hanno un seno sciupato a causa di un dimagrimento, una gravidanza o un allattamento. Nel caso delle giovanissime, prima di procedere con l’operazione, bisogna capire se c’è effettivamente un’indicazione: non credo ci sia alcuna controindicazione nel sottoporre una 20enne alla mastoplastica additiva, quando questa abbia un seno molto piccolo e un aumento del suo volume possa migliore la qualità della sua vita e la sua autostima. Una situazione differente è quando la ragazza giovane vuole rifarsi il seno solo per avere un maggiore successo mediatico. In questi casi il seno grande rappresenta un qualcosa di aggiuntivo, e quindi va valutata bene l’indicazione. Io sono contrario agli eccessi, quando c’è una correzione che rientra nella naturalezza, va bene. Altrimenti, se si deve eccedere non procedo con l’intervento”.

Qual è l’iter che precede l’operazione, a quali esami si deve sottoporre la paziente?

“Bisogna fare una valutazione clinica, e, quindi, una visita per capire qual è la condizione del seno e qual è l’indicazione. Poi, oltre agli esami classici che si devono fare prima di sottoporsi ad un’anestesia, va fatto uno studio accurato della mammella attraverso l’ecografia, soprattutto nei soggetti giovani. In questo modo si conosce bene lo stato della ghiandola e si può valutare se è il caso di procedere o meno con l’operazione. La mammella va sempre controllata prima dell’operazione e monitorata in seguito”.

Per quanto riguarda, invece, gli interventi di ricostruzione mammaria dopo un trauma o un tumore, quali sono le tecniche utilizzate?

“In questo ambito la chirurgia plastica è, secondo me, fondamentale. Chi ha la sfortuna, in Italia, di incontrare il cancro al seno dovrebbe avere la possibilità di sottoporsi anche a una ricostruzione. Ma, purtroppo, ad oggi è solo un discorso di pari opportunità. La ricostruzione mammaria è un insieme di tecniche che vanno dall’impianto di protesi, utilizzate anche in estetica, a metodiche diverse, la cui applicazione fa sì che queste donne abbiano un recupero della morfologia deturpata dal cancro. La terapia demolitiva è fondamentale per curare la malattia ma non può essere applicata da sola, bisognerebbe offrire a tutte le donne la possibilità di ricostruire il seno, per restituirgli un benessere psicologico e quel senso di femminilità perduto con la mutilazione di questa parte del corpo”.

Tornando all’estetica, quali sono, oltre alla mastoplastica additiva, gli interventi più richiesti al momento dalle donne?

“Possiamo dividerli in interventi di chirurgia estetica del viso e interventi di chirurgia estetica del corpo. Per quanto riguarda i primi, gli interventi più richiesti dalle più giovani sono le rinoplastiche, dalle meno giovani, interventi a livello dello sguardo come il sollevamento delle palpebre o del sopracciglio, fino ad arrivare a veri e propri lifting, sempre meno invasivi, che servono a correggere i segni dell’età. Per quanto riguarda, invece, i secondi, tra gli interventi più richiesti oltre alla mastoplastica additiva e in alcuni casi alla riduttiva per le donne che hanno seni troppo grandi, c’è l’addominoplastica e la liposuzione per ridurre l’accumulo adiposo sulle cosce”.

Negli ultimi anni c’è stato un incremento della domanda anche da parte del mondo maschile. Quali sono gli interventi di chirurgia estetica più richiesti dagli uomini?

“Oggi anche l’uomo come la donna, cura la propria immagine, e questo spiega come mai c’è stato un aumento della domanda. Il rapporto uomo-donna è passato da 1 a 10 a 1 a 4. Per quanto riguarda gli interventi più richiesti, in una fascia d’età giovanile, c’è la rinoplastica, la correzione dell’orecchio a sventola, e la ginecomastia che consiste nella riduzione della mammella troppo sviluppata. Nel caso di uomini di mezza età, gli interventi più richiesti sono sulla correzione dei segni dell’invecchiamento, quindi su palpebre e mini-lifting”.

Parliamo dei rischi che corre chi, pur di risparmiare, si rivolge a un non specialista. Cosa rischia il paziente quando fa una scelta di questo tipo?

“L’aumentata richiesta di operazioni di chirurgia estetica ha fatto sì che si sviluppassero una serie di chirurghi improvvisati che vedono in questo mestiere una facilità di guadagno. Oggi dilaga il fenomeno del low-cost applicato a questa branca. Abbiamo tanti medici che non hanno una formazione adeguata ma che operano ugualmente nel settore della chirurgia estetica. Allora cosa rischia il paziente quando si affida a chi non ha un specializzazione in Chirurgia plastica? Quando ci si rivolge a qualcuno che applica tariffe basse bisognerebbe chiedersi come mai. La tariffa di una prestazione di chirurgia estetica deriva da tre fattori: la professionalità del chirurgo, la qualità del materiale che utilizza, le strutture in cui si fanno questi interventi (la norma vuole che si facciano in cliniche autorizzate e che siano pronte ad affrontare qualsiasi tipo di emergenza). Se questi interventi, come spesso accade, vengono fatti in strutture ambulatoriali e con un’autorizzazione parziale ovviamente si correranno rischi elevati. Chi effettua operazioni di chirurgia estetica deve avere una formazione adeguata, chi opera in questo settore deve aver conseguito la specializzazione in chirurgia plastica, il percorso di formazione dura 5 anni e viene fatto nelle Università in collaborazione con gli ospedali. L’Italia purtroppo è un paese strano, un paese in cui con una semplice laurea in Medicina e Chirurgia (ad esclusione della specializzazione in anestesia e radiologia), puoi fare tutto. Per questo motivo si è avuto uno sviluppo di abusivi che fanno questo mestiere senza avere la formazione adeguata”.

Il fenomeno del low cost sta dilagando anche nella campo della Medicina estetica..

“Sì, anche questo è un mondo senza regole. Quando parliamo di medicina estetica parliamo di una branca medica che comprende una serie trattamenti per il miglioramento estetico del corpo o del viso molto pubblicizzati come il filler, il botulino, e trattamenti per la depilazione definitiva e per la cellulite. Oggi in questo campo opera anche chi non ha una laurea in Medicina, questo perché il medico estetico di fatto è una figura che non esiste. La cosa grave è che questi trattamenti vengono anche effettuati nei centri estetici. Quindi, il mio appello è diffidate sempre da chi offre trattamenti low-cost nei retrobottega dei centri estetici, accertatevi sempre che il personale sia personale medico e che abbia una formazione in questo campo”.

Cosa si dovrebbe fare per tutelare maggiormente i cittadini?

“La cosa ideale sarebbe che le Istituzioni si mettessero al passo con i tempi regolarizzando il settore. Questa è una battaglia a cui tengo molto e che vorrei portare avanti in qualità di Presidente della Società Italiana di Chirurgia plastica. Per lavorare come chirurgo plastico, come otorino, come cardiorchirurgo, in un ospedale pubblico in Italia, bisogna avere obbligatoriamente la specializzazione, altrimenti non si può accedere al concorso. In ambito privato, invece, si può operare senza regole. Ma il cittadino è sempre lo stesso. Se si vuole tutelare il cittadino lo si deve fare anche nel privato. Il mio ruolo sarà quindi quello di rapportarmi con le istituzioni, affinché si possa rendere questa disciplina sempre più sicura a tutela del paziente, ma anche del professionista serio che la applica”.

A livello europeo non esiste alcuna direttiva che tuteli la salute dei cittadini?

“No, non esiste un’unica direttiva europea che tuteli i cittadini. Ogni Paese ha le sue regole. All’estero il fenomeno dei medici low cost è molto meno diffuso, si tratta di un fenomeno prevalentemente italiano. E’ assurdo pensare che un chirurgo maxillo facciale possa mettere delle protesi mammarie. Quando un paziente ha complicanze in seguito ad un’operazione fatta privatamente dove va? Negli ospedali pubblici! Quindi, la mancanza di regolamentazione nel privato, ha anche un forte un impatto sulla sanità pubblica, il cui costo è a carico dei cittadini”.


Si parla di