Salute

Vaccini cubani per il Covid, nel team ricercatore del CNR di Pozzuoli: l'intervista

“Con l’Istituto Finlay dell’Avana abbiamo disegnato Soberana 1 e Soberana 2, due vaccini sub-unità contenenti un pezzetto della proteina Spike. Saranno pronti a marzo 2021”. L’intervista allo scienziato 35enne Fabrizio Chiodo

Team di ricerca con Fabrizio Chiodo

Mentre la Commissione europea sta negoziando con diversi produttori per l’acquisto dei vaccini anti-Covid che attendono l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), prosegue nel mondo la sperimentazione clinica di prototipi contro il SARS-CoV-2. Tra i candidati in clinical trial, registrati a livello mondiale dall’OMS, ci sono anche due vaccini cubani. Sono stati battezzati “Soberana 1” e “Soberana 2”, e concluderanno a marzo la fase 3 dello studio clinico, cioè l’ultima fase della sperimentazione sull’uomo. Ad averli sviluppati un team di ricerca dell’Istituto Finlay dell’Avana, di cui fa parte anche il 35enne palermitano Fabrizio Chiodo, da ottobre assunto al CNR nell’Istituto di Chimica Biomolecolare di Pozzuoli. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per intervistarlo e chiedergli a che punto è la sperimentazione di questi due candidati vaccinali.

- Fabrizio, come è nata la tua collaborazione con l’Istituto Finlay dell’Avana?

“Dopo essermi laureato a Palermo nel 2008 in Chimica e tecnologie farmaceutiche, ho conseguito prima un dottorato in Spagna in chimica ed immunologia dei carboidrati e poi mi sono trasferito in Olanda dove ho lavorato presso due ospedali. Nel 2012 ho conosciuto, nel corso di una conferenza scientifica, il team di ricerca dell’Istituto Finlay dell’Avana, gruppo che ha creato il primo vaccino sintetico: lo studio è stato pubblicato nel 2004 sulla rivista “Science”. Poiché mi occupavo anche io di carboidrati e di vaccini basati sui carboidrati (come quelli contro lo pneumocco, il meningococco, la salmonella, ecc.), l’anno successivo abbiamo iniziato a collaborare. Dal 2015 sono parte integrante dell’Istituto Finlay (dove mi occupo di risposte adattattive e risposte innate nell’ambito delle malattie infettive) e professore di Chimica presso l’Università dell’Avana, dove mi reco di norma un mese all’anno. Con il Finlay ho lavorato a diversi progetti, anche con scambi di studenti tra Cuba e Olanda. Dall’inizio della pandemia stiamo lavorando insieme al disegno di due vaccini anti-Covid (Soberana 1 e Soberana 2), attualmente in fase 2 dello studio clinico. Dopo 12 anni all’estero volevo tornare in Italia così ho partecipato e vinto un concorso al CNR: da ottobre lavoro presso l’Istituto Biomolecolare di Pozzuoli, ma continuo a collaborare con la Vrije University di Amsterdam e con l’Istituto Finlay dell’Avana”.

- Qual è stata l’intuizione che vi ha portato a “disegnare” il Soberana 1 e il Soberana 2?

“Quando è scoppiata la pandemia abbiamo iniziato subito a lavorare a soluzioni biofarmaceutiche utili contro il SARS-CoV-2, al di là dei vaccini. Prima abbiamo provato un approccio basato sul “trained immunity” (ovvero “immunità allenata”), un presidio terapeutico capace di risvegliare il sistema immunitario per proteggere l’organismo dall’infezione virale. Questo è stato il nostro primo approccio, successivamente abbiamo provato a individuare dei candidati vaccini alla luce di due aspetti: 1) Cuba è un Paese in via di sviluppo con un embargo economico dal 1960; 2) anche se è povera, ha un’industria biotecnologica in grado di produrre una quantità di prodotti biotech di altissimo livello, tra cui i vaccini (vorrei ricordare che Argentina e Brasile importano vaccini da Cuba). La ricerca, in questo Paese, è finanziata totalmente dallo Stato. Tutti i prodotti biotech cubani vengono dati gratuitamente ai Paesi in via di sviluppo, mentre con altri Paesi sono oggetto di scambi economici. A Cuba non c’è nessun privato che guadagna, i soldi, frutto di questi scambi, rientrano nel Sistema Statale di Istruzione, Ricerca e Medicina cubano”.

- Cos’è BioCubaFarma e che contributo ha dato alla ricerca scientifica internazionale?

“BioCubaFarma è una holding, finanziata al 100% dallo Stato, costituita da 38 compagnie farmaceutiche e 60 facilities (strutture dove si producono oltre 300 prodotti biofarmaceutici). Dà lavoro a quasi 30mila persone ed esporta in quasi 50 Paesi diversi prodotti (dagli anticorpi monoclonali ai farmaci da banco, dai prodotti contro il diabete ai vaccini). Il 90% dei vaccini che Cuba somministra alla popolazione è prodotto da BioCubaFarma. Cuba è forte in tutto quello che è biotech, con altissimi standard. Tra i prodotti biofarmaceutici che esporta ci sono i vaccini, prodotti dall’Istituto Finlay. Tra i prodotti stella dell’Istituto c’è il VAMENGOC-BC l’unico vaccino al mondo che protegge simultaneamente dal meningococco B e C. In questo vaccino è presente la membrana esterna del batterio, che ha ottime proprietà adiuvanti (gli adiuvanti sono sostanze che vengono aggiunte ai vaccini per «potenziare» la risposta del sistema immunitario all'antigene ed aumentarne la durata)”.

- In che modo Soberana 1 e Soberana 2 sono collegati al vaccino contro il meningococco?

“Quando abbiamo disegnato il vaccino contro il SARS-CoV-2, abbiamo pensato, per una questione economica e di produzione, di utilizzare un pezzetto della famosa proteina Spike (proteina con cui il virus scardina le cellule, le invade e si replica nell’organismo, chiamata RBD) e formularla con un adiuvante, le membrane esterne del meningococco (questo è Soberana 1). Poiché queste membrane sono la base di un vaccino (il VAMENGOC-BC) che si usa da oltre 15 anni a Cuba e nel resto del mondo in bambini e neonati, il loro utilizzo avrebbe escluso, nel corso della sperimentazione, già una serie di dubbi, eventuali tossicità e reazioni avverse. Anche Soberana 2 si basa su un approccio simile: è stato disegnato pensando a un target con un sistema immune più debole, come gli anziani, i bambini, i neonati. In questo secondo prototipo abbiamo utilizzato sempre un pezzo della Spike (vaccino sub-unità), ma come adiuvante abbiamo scelto la tossina tetanica disattivata: questo tipo di formulazione (vaccino coniugato) è alla base di due prodotti del Finlay che si usano nei bambini da diversi anni contro lo pneumococco e contro il batterio dell’Haemophilus Influenzae. Soberana 1 e Soberana 2 sono entrambi vaccini a sub-unità, a basso costo, altamente scalabili come produzione, a temperatura ambiente, conservabili in frigo, e, con altissima probabilità, possono essere utilizzati anche per uso pediatrico (a differenza dei vaccini di Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca Oxford). Ti posso assicurare che né l’FDA, né l’EMA approveranno mai, almeno fino al 2022, la somministrazione di questi vaccini nei bambini, non perché possono fare danni, ma perché nei clinical trial non sono mai stati somministrati nei più piccoli. Soberana 1 e 2 sono tra i 50 vaccini studiati nel mondo giunti in clinical trial, unici con questo tipo di piattaforma: sono, quindi, anche una novità intellettuale e scientifica”.

- In cosa si differenziano questi vaccini da quelli sviluppati da Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca Oxford e dallo Sputnik russo?

“Quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna sono “vaccini mRNA” (cioè costituiti dal materiale genetico del virus che, iniettato nell’organismo, fa sì che le cellule esprimano la proteina Spike e rendano attivo il sistema immune), mentre lo Sputnik russo e quello di AstraZeneca sono “vaccini adenoivirali” (cioè si basano sul virus ingegnerizzato (adenovirus), sfruttato come un vettore in grado di portare nelle nostre cellule l’informazione genetica per produrre la proteina Spike). La tecnologia alla base di questi vaccini condiziona anche i tempi per la loro realizzazione: era evidente che sarebbero usciti primi i vaccini mRNA (che, però, hanno costi più alti per la stabilizzazione termica), poi quelli adenoivirali e quelli con il virus inattivato (come quello cinese), e, infine, quelli a sub-unità, come Soberana 1 e Soberana 2”.

- A che punto è la sperimentazione dei vaccini cubani?

“Cuba ha 4 vaccini in clinical trial (cioè in fase di sperimentazione sull’uomo): due in fase di test presso il Centro per l’Ingegneria Genetica e la Biotecnologia di Cuba, e due in fase di test presso l’Istituto Finlay dell’Avana. Ci aspettiamo di completare la fase 3 di Soberana 1 e Soberana 2 nei primi tre mesi del 2021. Vista l’emergenza e visiti i dati che stanno uscendo, tutti i clinical trial stanno subendo un accelerazione con procedure combinate. Nello specifico, noi dell’Istituto Finlay stiamo cercando di capire quale deve essere il dosaggio di Soberana 1 e Soberana 2 affinchè siano efficaci nell’uomo. Per dosaggio intendo il “boost”, in immunologia il "richiamo" che di norma viene fatto a 28 o a 14 giorni, ma soprattutto la quantità che bisogna iniettare (3, 6, 9, ecc. microgrammi). Questo traguardo è stato raggiunto già 4 mesi fa da Pfizer, Moderna e AstraZeneca”.

- Per conoscerne l’efficacia bisogna attendere la fase 3?

“Sì, per parlare di efficacia dobbiamo aspettare la fase 3. Quando abbiamo fatto i clinical trial per il vaccino contro lo penumococco o il menigococco avevamo già a disposizione quelli che vengono chiamati in letteratura scientifica “correlates of protection”, cioè parametri sulle caratteristiche degli anticorpi sviluppati che danno immediatamente una solida idea sull’efficacia del vaccino e che sono frutto di 15 anni di ricerche. Se io so come determinati anticorpi si comportano in laboratorio, non è necessaria la fase 3, già posso dire in fase 2 che quella formulazione proteggerà l’uomo. Con un virus che abbiamo conosciuto un anno fa, basta una fase 3 più “piccola” e non è necessario un gruppo di controllo (placebo)”.

- Se il vaccino dovesse dimostrarsi efficace, come avverrà la somministrazione a Cuba?

“Cuba sta portando avanti 4 strategie diverse per poi scegliere il prodotto più interessante anche in funzione delle diverse categorie della popolazione. L’obiettivo finale è comunque immunizzare tutta la popolazione. I due vaccini studiati dal Centro per l’Ingegneria Genetica e la Biotecnologia stanno iniziando ora la fase 1: uno viene somministrato per via nasale (per dare un’immunità mucosale forte), l’altro per via muscolare. Gli altri due, studiati dal Finlay, Soberana 1 e Soberana 2, hanno terminato da poco la fase 1-2. Siamo in attesa dei risultati per capire non solo la loro efficacia ma anche se possono essere utilizzati per target diversi (soggetti anziani, bambini, immunodepressi, ecc). Se si dimostreranno efficaci, bisognerà anche valutare con l’OMS la possibilità di distribuirli nei Paesi in via di sviluppo che ne hanno bisogno. Essendo Cuba un paese socialista, distribuirà queste piattaforme in modo no profit a chi ne ha più bisogno, come ha già fatto in passato”.

- Che contributo scientifico hai dato a questi due progetti di ricerca?

“Occupandomi di esperimenti molecolari sul sistema immune innato, mi sono dedicato al disegno della molecola. Ho fatto diversi esperimenti con la parte della proteina Spike utilizzata poi nel vaccino, per capire in che modo potevamo presentarla al sistema immunitario. Ho contribuito a suggerire la corretta formulazione. Il mio contributo iniziale si è limitato alla fase di disegno e sviluppo. Adesso mi sto occupando anche dell’analisi dei dati e della scrittura delle pubblicazioni. Le mie conoscenze molecolari, del sistema immune e della chimica, hanno dato i loro frutti”.

- Cuba come ha gestito la pandemia?

“Essendo Cuba uno dei Paesi al mondo con il più alto numero di medici per persona, è stato più semplice gestirla. La maggiore concentrazione della popolazione è localizzata all’Avana, dove è stato fatto uno screening a tappeto, tamponi casa per casa. I positivi venivano portati in location apposite e sottoposti a controllo fino a quando non risultavano negativi al tampone. A Cuba abitano 11 milioni di persone: i morti sono stati 140. La strategia di contenimento del contagio si è basta essenzialmente su: obbligo di mascherine, distanziamento sociale, scuola chiusa, alta concentrazione di medici pro-capite, una serie di presidi terapeutici (non vaccino) e blocco del turismo (molti casi erano importati). Inoltre, essendo stata potenziata già da un paio di anni la rete Internet, molti hanno potuto lavorare da casa. La gestione della pandemia è stata molto più semplice rispetto ad altri Paesi anche perché Cuba ha un bassa densità di popolazione ed è un’isola: dal momento in cui blocchi il turismo, eviti di importare nuovi casi. Casi che, però, ora stanno tornando perché l’isola ha riaperto i suoi confini”.

Cosa ne pensi della gestione italiana?

“Le scelte prese in Italia sono frutto del bilancio tra salute dei cittadini ed economia del Paese. L’Italia non è come Cuba, il Vietnam, la Cina o altri Paesi in cui la salute del cittadino è la priorità. Nei Paesi del G20 il modello economico ha dettato le regole per gestire la pandemia: prima un piccolo lockdown e poi la riapertura per dare ossigeno all’economia, un altro piccolo lockdown e poi nuovamente una riapertura. Con questo tipo di gestione erano prevedibili le diverse ondate: gli epidemiologi le avevano già annunciate. In Italia non puoi chiudere tutto perché non è tutto pubblico, bisogna fare i conti anche con il settore privato”.

- Perché abbiamo sentito parlare poco dei vaccini cubani?

“Si è parlato di più dei vaccini della Pfizer-BionTech, Moderna e AstraZeneca Oxford perché sono stati i primi a concludere la fase 3. Un altro motivo per cui si è parlato poco dei vaccini cubani è perché questi sono prodotti da un Paese socialista e finanziati totalmente dallo Stato. Evidentemente la stampa europea non gradisce far sapere alla società e al mondo che è possibile avere un vaccino totalmente pubblico e senza profitto. Comunque si sentirà parlare presto dei vaccini cubani, anche perché molti Paesi in via di sviluppo ne avranno bisogno. Solo i Paesi che se lo posso permettere potranno comprarli, come già ha fatto l’Europa con quello della Pfizer BioNTech. E ai Paesi poveri chi ci pensa? Qui entriamo in un discorso etico molto importante e su cui riflettere”.


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