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Gomorra 3, parla uno degli autori: “Vi spiego il finale di stagione”

Leonardo Fasoli racconta la morte di Ciro Di Marzio e la filosofia dietro alcune scelte narrative

Ciro Di Marzio, interpretato da Marco D'Amore

Non guardare in faccia a nessuno. È l'obiettivo che gli autori di Gomorra si sono posti nella trattazione dei personaggi e delle loro storie. La morte di Ciro Di Marzio, avvenuta nell'ultima puntata della terza stagione, ne è uno dei risultati. Personaggio tra i più articolati (e approfonditi) della serie, era probabilmente tra quelli che gli spettatori maggiormente preferivano rivedere in un prossimo futuro. Non sarà così.

Leonardo Fasoli è parte del team di story editor. Con lui Maddalena Ravagli, Ludovica Rampoldi, Stefano Bises, Roberto Saviano. A Repubblica ha spiegato le ragioni della scelta di far morire “Ciro l'immortale”. “Abbiamo fatto un patto narrativo – spiega – non guardare in faccia a nessuno. Raccontiamo una guerra, non ci si può sentire al sicuro". Fa gli esempi di Attilio, di donna Imma, personaggi amati eppure morti addirittura nella prima stagione.

Salvatore Esposito e l'addio di Genny a Ciro

La morte di Ciro è però probabilmente – insieme a quella di don Pietro Savastano – tra quelle più segnanti, tra le altre cose perché avvenuta per mano del suo amico fraterno e compagno di viaggio Genny Savastano. La stessa sorte è toccata a Scianèl, ma ha colpito meno l'immaginario degli spettatori. Il personaggio interpretato da Marco D'Amore si è invece sacrificato, la sua fine è stata più tragica delle altre, come probabilmente l'intera sua vicenda.

“La cifra è quella di una perdita continua – spiega Fasoli – hanno avuto tantissimi lutti. Una volta uno di questi personaggi mi ha raccontato la sua storia al cimitero di Secondigliano, indicandomi tutte le tombe dei suoi amici: nessuno era rimasto in piedi a parte lui (scena in parte ripresa in una puntata, ndR). In quel mondo o muori o finisci in carcere e l'assoluta incertezza è psicologicamente la condizione più logorante. Nella narrazione la devi mantenere per non tradire la realtà di quel mondo”.

Due morti illustri, la terza stagione chiude un'era in Gomorra

L'avanzare della storia di Gomorra, il percorso scelto dagli autori, ha sicuramente una sua coerenza. Eppure c'è una fetta di pubblico che minaccia di lasciare dopo l'addio di Ciro. "Per ogni stagione – spiega Fasoli – abbiamo avuto l'impressione che il lavoro da fare per mantenere o conquistare il pubblico fosse tanto. L'impostazione sarà sempre la stessa: andare dritti con la storia, senza lasciarci condizionare”. Fin qui ha funzionato.

C'è però anche dell'altro, un altro “fenomeno del web” che si era già visto con la morte di Salvatore Conte: chi non si rassegna. Qualcuno ha infatti interpretato le bolle d'aria sviluppate da Ciro affondando in mare come un possibile segnale di vita, un'anticipazione sulla sua sopravvivenza. “No, non facciamo quei trucchi tipici delle serie molto lunghe, dove ci sono personaggi che muoiono e poi rispuntano – prosegue l'autore – Semmai lo dichiariamo subito, com'è stato per Genny che si pensava morto e invece venne inquadrata la mano che si muoveva”.


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