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In mostra “Tokyo Experience”

Mercoledì 27 aprile, alle ore 19, presso le suggestive sale della splendida Villa di Donato, sarà inaugurata la mostra collettiva di Marco Abbamondi, Stefano Ciannella, Max Coppeta, Mina Di Nardo, Dino Izzo, Amedeo Sanzone, Ttozoi, e Carla Viparelli dal titolo “Tokyo Experience”. La mostra, promossa da Art1307 e curata da Cynthia Penna, sarà visitabile fino al 4 maggio 2016. Nel mese di marzo si è tenuta presso il Tokyo Metropolitan Art Museum di Tokyo, in Giappone, la prima tappa del progetto internazionale “LATITUDE 36-40” a cui hanno partecipato 8 artisti Giapponesi e 8 artisti Campani nell’ambito di scambi di culture ed arti tra i due Paesi come celebrazione del 150° Anniversario di inizio delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone.

ART1307 è stata invitata come Istituzione Culturale a rappresentare l’Italia nell’occasione di interazione tra le due culture e a fornire uno spaccato dell’arte contemporanea che si sta sviluppando oggigiorno nel nostro Paese. Così, accanto a “mostri sacri” come Botticelli, Filippino Lippi, Caravaggio e Leonardo da Vinci i cui capolavori erano in esposizione nel medesimo Museo di Tokyo, gli artisti Italiani, ed anzi Campani, hanno tenuto il confronto con gli analoghi Giapponesi in una kermesse durata 9 Giorni e che ha visto ben 3000 presenze alla mostra.

ART1307, a seguito del grande successo riscosso dagli artisti Campani per “l’elevato livello intellettuale delle opere presentate” (comitato scientifico Giapponese che ha commentato la mostra), ha deciso di condividere il successo riscontrato con la città di Napoli, esponendo le opere che hanno dato vita alla mostra di Tokyo. Non si poteva sottrarre al pubblico napoletano l’esperienza visiva e intellettuale del lavoro di questi artisti “locali” ma decisamente di taglio internazionale quanto ad espressione artistica, nell'attesa della seconda tappa di “LATITUDE 36-40” che vedrà esporre invece gli artisti Giapponesi il prossimo 12 maggio.

Cynthia Penna, curatrice e direttrice scientifica di Art1307, che ben conosce l'operato degli otto artisti coinvolti sulla base delle numerose occasioni di collaborazione fra questi ultimi e l'Istituzione Culturale di cui è direttore artistico , scrive nel suo testo critico alla mostra: “Gli otto artisti vivono e lavorano nella città di Napoli, città a volte dura e difficile, ma sempre, costantemente sveglia, recettiva, creativa, fucina di idee e contenuti.(…). Nel tempo tutto ha sopportato nella sua complessa storia socio-politica e tutto ha inglobato, tutto ha ingoiato, anzi fagocitato, rielaborando lo “straniero” a proprio modo ed integrando qualsiasi forma di cultura, religione e credo. Il “melting pot” di Napoli risale a tempi antichissimi. (…).Oggi si parla tanto di integrazione, ma si può affermare che il più grande esempio storico di integrazione di culture e di diversità è stato realizzato da questa città.
In questo melting pot culturale e ideologico, tuttora la città sopravvive e si reinventa. (…).

E in questo melting pot forma i suoi abitanti ed ovviamente i suoi artisti.
Essi esprimono la difficoltà del vivere, ma anche e soprattutto la Bellezza dell’arte e della filosofia che connotano la città. Non sono artisti locali perché parlano al cuore dell’essere umano in un Universalismo del dire che tocca corde profonde del comune sentire.
L’emozione, l’epifania della scoperta, il senso del fato come casualità che viene subito rielaborata e riespressa alla maniera”napoletana” con ilarità e irriverenza: questi sono solo alcuni dei temi toccati dai nostri.

In Ciannella e Abbamondi il perenne dualismo tra levità, leggerezza dell’essere e del sentire e pesantezza della realtà in una esistenza che deve fare i conti con nefandezza e bruttura. Una umanità dolente e felice al tempo stesso che muta, si modifica non solo e non tanto col passare del tempo, ma attraverso lo scambio con l’altro. Una umanità che “viaggia” intraprendendo l’eterno viaggio dell’esistenza e nel contempo si modifica, muta al mutare del tempo.
Levità e forza che si trova nella Natura potente di Di Nardo i cui semi di ciliegio esprimono tutta la forza del mutamento di cui è capace la Natura. La meraviglia e il mistero della creazione tutta contenuta in un fragilissimo e piccolo seme che emana la vita.
Contrasto tra Natura e tecnologia in Coppeta che sostituisce a gocce di pioggia, gocce di materiale sintetico che invadono lo spazio: metafora del cambiamento e del mutamento cui stiamo assistendo nel nostro presente. Ancora mutamento della materia nelle opere di Ttozoi che, producendo vere e proprie muffe su tela con un impasto di farina ed acqua, esprime la bellezza della modificazione della realtà naturale; l’estetica di un mutamento che vede Natura e Uomo alternarsi in una gestualità che sovrappone azione e reazione: un’alternanza di passi che ricorda una danza magica foriera di creazione.


Viparelli parla dell’attualità della frammentazione di Uomo e Natura: pezzi di realtà che si compongono e scompongono continuamente così come la nostra vita è un’alternanza di frammenti che ne compongono il tutto. L’eterna diatriba tra Natura e Scienza viene realizzata attraverso video-animazioni o quadri in movimento che raccontano un percorso, un “viaggio” di conoscenza.
Umanità sfumata che si intravede attraverso un velo fatto di scrittura, di parole, di racconti che compongono la vita stessa dell’uomo: questa la tematica di Dino Izzo che sfuma i suoi personaggi, i suoi paesaggi sotto un velo di parole: comunicabilità o incomunicabilità della società contemporanea? l’eterno dilemma che ci attanaglia da oltre un secolo. La parola come creazione, comunicazione, linguaggio, tradizione e radici: la parola che tutto sovrasta e tutto crea: lo scambio di culture, esperienze, vissuti, che forma Nazioni, Comunità, intere esistenze.


Sanzone invece pone la sua umanità all’interno di una superficie specchiante che la riflette tutta proprio come in uno specchio: nell’immensa distesa del nulla in cui l’essere umano viene proiettato, un elemento lo “assiste” per riportarlo alla realtà, alla concretezza e alla impossibilità di perdersi e disperdersi. Un supporto di legami, di amicizia, di amore, di credo, gli viene incontro come per offrirgli un appiglio da cui ripartire costantemente e nuovamente per un altro viaggio di ricerca.
Artisti che vivono, lavorano e si esprimono insieme ad una città che palpita, una città dove il confine tra magia e realtà, tra realtà e fantasia, tra reale e surreale è lievissimo, quasi inesistente; dove tutto è magia e tutto è, al tempo stesso, realtà; dove tutto può accadere e non accadere mai. Una città senza tempo, uguale a se stessa eppure sempre mutevole; una città “sregolata” nella sua conformazione intellettuale con una grande anima e una un grande pensiero”.


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