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“In un vortice di polvere”, oltre 20mila visitatori in meno di un mese per la mostra di Annalisa Vandelli

Successo per la mostra fotografica di reportage, in esposizione al complesso monumentale di Santa Chiara a Napoli, inaugurata lo scorso 21 dicembre

Otre 20 mila visitatori per la mostra fotografica di reportage “In un vortice di polvere”, giunta alla sua ottava tappa in Italia, presso il complesso monumentale di Santa Chiara a Napoli.
Si tratta di settanta racconti per immagini di Annalisa Vandelli, estratti da dieci anni di lavoro in Africa, America Centrale e Medio Oriente, in arrivo a Napoli da Palazzo d’Accursio a Bologna.

L’inaugurazione si è tenuta sabato 21 dicembre 2019, con una visita alla mostra guidata dall’autrice, insieme al Ministro Padre Carlo Maria D'Amodio e al promotore Michele Alfieri, titolare di Alfieri Group Trasporti e Logistica che ha fortemente voluto questa mostra come omaggio alla propria città.
“Pensare che i ritratti di vita del mondo che ho visitato negli ultimi dieci anni celebrino il Natale in un luogo di tale bellezza e altezza spirituale, mi commuove profondamente. Il luogo e il momento giusto per accogliere un mondo considerato terzo o quarto in una classifica di sviluppo soprattutto economico, a ricordare invece che chi coltivava lo sviluppo umano "Ha innalzato gli umili": così commenta la reporter.

LA MOSTRA
I settanta scatti che compongono la mostra, il cui Il coordinamento, è stato curato da Roberta Pè,  sono il risultato del lavoro di selezione dei curatori Agliani e Lucas; la studiosa di comunicazione visiva e il fotoreporter di fama internazionale restituiscono al pubblico il distillato di 10 anni di racconti. 
“… Dieci anni di parole e immagini, dieci anni di notizie e riflessioni, che ci interrogano su un Sud del mondo che continuiamo a non vedere, a non considerare, malgrado migliaia di migranti ce ne portino quotidianamente i drammi e i problemi con le loro vite spezzate, malgrado le nostre scelte di vita e le nostre politiche abbiano condizionato la sua storia recente e passata. Quasi che i confini del mondo ancora oggi si fermassero alle Colonne d'Ercole. (…) E hai fatto tutto questo con una delicatezza che si scopre negli sguardi che ti vengono restituiti dalle persone ritratte. Con una fotografia partecipe che abbandona il mito dell'obiettività per entrare nella vita dei protagonisti delle immagini.” (Uliano Lucas e Tatiana Agliani)
Le fotografie sono accompagnate da testi e QR code che svelano video, parole e musiche, ampliando il piano di lettura del lavoro fotografico. 
Il titolo è preso a prestito da una canzone di Fabrizio de Andrè, Il suonatore Jones.

In un vortice di polvere
Gli altri vedevan siccità
A me ricordava
La gonna di Jenny
In un ballo di tanti anni fa
 

A dire che una situazione, per quanto ovvia, per quanto umile ha in sé eccezioni di bellezza, basta avere gli occhi pronti a coglierla; basta intravedere la luce fuori e dentro le cose, i fatti, le situazioni, le persone. Lo stesso tentativo intende imprimere in immagini questo corteo di racconti. Tutto è connesso e rimescolato nel mondo della globalizzazione e così le fotografie e i testi non solo richiamano racconti, ma parlano allo spettatore di attimi rivelatori, assoluti, condivisi, dove l’essere umano è rimesso al centro, seppure oppresso da un sistema economico e tecnocratico che tende a prostrarne l’umanità stessa.

L’artistico e l’artigianale si uniscono: la stampa su carta 100% cotone Hahnemuhle Baryta White 310 gsm è stata curata dallo storico studio De Stefanis di Milano. Mentre i vetri 2mm extrachiari antiriflesso sono stati selezionati da Grazi Cristalli Industrie, che ha storicamente contribuito alle mostre delle più rinomate sedi espositive, come il British Museum, il Getty di Los Angeles e il Metropolitan di New York. Per il Louvre di Parigi, la Grazi Cristalli Industrie ha fornito e istallato il cristallo che protegge la Gioconda.
BPER Banca ha sostenuto economicamente, come main sponsor, la realizzazione dell’intera iniziativa dalla mostra al libro.

Lo Storico dell’Arte, Andreas Neufert, così commenta:

“… Vero è che, con sicurezza quasi cieca, alcune di queste immagini catturano l’attimo in cui la speranza incontra la disperazione e la illumina.(…)
Di colpo cessiamo di porci domande su ciò che è stato e siamo rapiti dal momento stesso come in un’epifania. Poi l'immagine si combina con il fluire della memoria e dell’immaginazione personale e si stacca dal piano narrativo per irrompere in quello riflessivo, o per meglio dire, autoriflessivo dello spettatore.(…)
Il segreto dell’arte combinatoria di Annalisa Vandelli risiede nel creare una sorta di marchingegno in cui la banalità delle apparenze cede automaticamente al fascino di un volto autentico, di un corpo vissuto. Solo che questo valore aggiunto non è più ascrivibile all’alterità culturale dell’esotico, ma a una contrapposizione piuttosto impenetrabile, che ci riguarda più da vicino di quel che vorremmo.(…)

Con una tensione tra amore, speranza e paura mai trattenuta negli sguardi, queste foto rappresentano l’esatto contrario della nostra dipendenza narcisistica dai selfies con la loro vuota e conforme mancanza di profondità, cui la faccia piatta, Face, si antepone ai sentimenti e li canalizza, se non li caccia indietro del tutto.” 

ANNALISA VANDELLI
Scrittrice e fotoreporter free lance, ha raccontato diversi Paesi in Africa, Medio Oriente e America Centrale. Suoi lavori sono stati pubblicati su Il Corriere della Sera, Rai, La Repubblica, Avvenire, L’Espresso, Huffington Post, Famiglia Cristiana, Dire e altri. Ha scritto due spettacoli teatrali e pubblicato una dozzina di libri (alcuni tradotti in inglese e spagnolo). 
Tiene il seminario di fotogiornalismo presso l’Università di Roma 3.
annalisavandelli.it


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