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“Largo baracche” chiude “FilmTherapy” nel carcere di Poggioreale

Con il documentario “Largo baracche” si conclude, dopo mesi di attività, il ciclo di incontri  “FimTherapy”, al carcere di Poggioreale, promosso dall’ associazione “La Mansarda” presieduta da Samuele Ciambriello. Lunedì 27 giugno è prevista l’ultima proiezione. Ai detenuti verrà presentato e proposto il docufilm del regista, attore,Gaetano Di Vaio “ Largo Baracche”. Sarà presente lo stesso regista, accompagnato dall’attore della fiction“Gomorra” Carmine Monaco. “Largo Baracche” è un documentario che “riprende” la vita di 7 ragazzi dei quartieri spagnoli, cuore pulsante della città, ma anche luogo  “male-detto”, i cui abitanti portano all’esterno le stigmate derivanti dalla loro stessa appartenenza geografica. Con una camera leggera , tenuta a mano, Di Vaio, filma la vita di 7 ragazzi, quasi tutti disoccupati, che dicono di volere una vita legale ed un lavoro.

“FilmTherapy”, l’ iniziativa  che ha coinvolto circa 20 detenuti del padiglione Livorno, si inserisce in un’ampia progettualità che “La Mansarda”, da anni impegnata sul territorio, porta avanti con successo e feedback positivi, all’interno delle realtà carcerarie napoletane. La medesima iniziativa, è stata infatti, accolta con entusiasmo anche al carcere di Secondigliano, ed è tuttora in corso.

Un’attività che si propone come momento di aggregazione, condivisione, socializzazione e (ri)educazione, ma anche come strumento di scoperta, elaborazione e riflessione per gli ospiti della casa circondariale. Ogni film, infatti, ha affrontato una tematica ricercata, pensata e  studiata dalle volontarie professioniste coinvolte nell’attività, al fine di indurre il pubblico ad interiorizzare, rielaborare e metabolizzare specifici messaggi e valori positivi. «La mission- dichiara il Presidente Samuele Ciambriello– è coinvolgere attivamente i detenuti a smuovere i propri animi ed alleviare i propri disagi, prendendo coscienza della propria condizione. Tentiamo di offrire loro un’occasione per facilitare la comprensione del sé, spingendoli a relazionarsi l’uno all’altro, facilitando, attraverso la proiezione la comunicazione individuale e di gruppo che induce al cambiamento partecipato. Proponiamo un confronto terapeutico-creativo anche attraverso tavoli di discussione gestiti dalle operatrici». 


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