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Campania Teatro Festival 2021: tutti gli eventi in programma

Ruggero Cappuccio

Stesso slogan, nuovo Festival. Stesso slogan, Il teatro rinasce con te, perché a distanza di un anno la vera rinascita del settore teatrale appartiene ancora alla categoria degli annunci e dei buoni propositi. Nuovo Festival perché questa edizione 2021, la quinta diretta da Ruggero Cappuccio, passerà alla storia per essere quella dove il Napoli Teatro Festival diventa il Campania Teatro Festival.

Un modo per anticipare il futuro di una manifestazione che dal 2022 estenderà sempre più la sua azione culturale da Napoli all’intera regione, rendendo organico il legame e l’unitarietà tra i beni paesaggistici e architettonici, ma anche per ribadire e meglio specificare l’impegno concreto della Regione Campania a sostegno di una rassegna multidisciplinare, organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival presieduta da Alessandro Barbano, che sa coniugare la cultura nazionale e internazionale con la bellezza di alcuni dei luoghi più suggestivi e simbolici del territorio campano.

Il Campania Teatro Festival conferma una politica oculata dei prezzi volta a favorire la partecipazione del pubblico. I biglietti continueranno a costare da 8 a 5 euro e saranno gratuiti per le fasce sociali più deboli. I ticket potranno essere acquistati nei prossimi mesi online sul sito e il giorno dell’evento al botteghino allestito per l’occasione. Il ricavato degli spettacoli della sezione Musica sarà devoluto in beneficenza all’Ospedale Cotugno di Napoli.

LE SEZIONI DEL CAMPANIA TEATRO FESTIVAL

Quattordicesima edizione dal 12 giugno all’11 luglio

Il Campania Teatro Festival con convinzione porta avanti anche in questa stagione la sua programmazione strutturata sulla multidisciplinarietà tra le arti: Prosa, Musica, Danza, Cinema, Letteratura, Mostre, Progetti Speciali, oltre alle sezioni teatrali di Osservatorio e SportOpera. Il Festival non rinuncerà neppure quest’anno alla sua visione organica di respiro Internazionale, tornando a settembre, per portare sui palcoscenici napoletani i grandi maestri della scena europea e la sezione Danza che si annuncia estremamente articolata.

SEZIONE PROSA

Sarà “La morte e la fanciulla” del celebre drammaturgo Ariel Dorfman, esiliato dal regime di Pinochet, ad inaugurare la Sezione il 12 giugno (con replica il 13) nel Cortile della Reggia di Capodimonte. Uno spettacolo, co-prodotto dal Campania Teatro Festival, dall’Elfo Puccini e dal Teatro Stabile di Napoli- Teatro Nazionale, che illumina il paradosso, nell’uomo giusto, di farsi vendetta da sé. “Il male -come scrive Elio De Capitani, regista della messa in scena- è protetto dalla sua stessa banalità e vigliaccheria, il bene non riuscirà mai a diventare male se non a patto di rinnegare se stesso”. Sulle note del famoso quartetto di Schubert che dà il titolo al testo, rivive il dramma dei desaparecidos e quello di una donna, ancora segnata dalle torture subite durante la dittatura, che il destino pone di fronte al suo aguzzino. Per scoprire che l’unico modo di restituire alla vittima la sua dignità è quello di non rinunciare al rispetto di se stessa. Gli interpreti sono Marina Sorrenti, Claudio Di Palma ed Enzo Curcurù.

Una produzione tutta targata Milano è invece quella del Franco Parenti, a testimonianza di una presenza costante al Festival di alcune tra le principali realtà teatrali del capoluogo lombardo. Il Teatro dei Gordi porta a Napoli il 6 e il 7 luglio, nello spazio delle Praterie della Capraia a Capodimonte “Pandora”, un lavoro ideato e diretto da Riccardo Pippa, capace di individuare la poesia del vivere nel legame tra il mitico vaso e l’umanità varia e riconoscibile che frequenta il bagno pubblico di un luogo imprecisato. In quello che è l’ultimo atto della cosiddetta “trilogia della soglia”, il corpo, con la sua straziante e quanto mai attuale fragilità, diventa anello di separazione e di congiunzione tra noi e il mondo.

Insieme alla Fondazione Tpe, il Teatro diretto da Andrée Ruth Shammah produrrà anche “Amen”, debutto drammaturgico del noto psicanalista Massimo Recalcati affidato alla regia di Valter Malosti. Un neonato in un’incubatrice, vicino al limite invisibile tra la vita e la morte, il corpo di Aldo Moro, rannicchiato come un feto indifeso nel baule della famigerata Renault 4 rossa in via Caetani, la neve incenerita che accoglie nel gelo russo un soldato morto, le donne, l’amore. La storia personale, anche spirituale, di un figlio e di una madre e la storia dell’Italia degli ultimi 50 anni si fondono poeticamente ponendoci tutta una serie di domande sul “dopo”, ultraterreno e non solo. Il racconto di un “mondo” in continua sospensione, che, tra un evidente riferimento a Mario Rigoni Stern e allo scorrere di un tempo interiore, concreto e visionario, ha in sé i suoni della nascita, di passi ritmati e di fiocchi candidi, ovattati, inconfondibili. In scena l’11 e il 12 luglio nello spazio delle Praterie della Capraia a Capodimonte.  

La linea di confine tra la vita e la morte, in eterna contrapposizione tra di loro, caratterizza in maniera ugualmente originale “Il secondo figlio”, produzione de “La Mansarda-Teatro dell’Orco”, regia e drammaturgia di Gianni Spezzano, protagonisti Adriano Pantaleo, Gennaro Di Colandrea e un terzo attore da definire. Uno spettacolo per capire se e in che modo la storia familiare condiziona il destino individuale, dove un sacrificio quasi messianico, quello di Dodi, il secondo di tre fratelli e motore della storia, può diventare un atto di fiducia verso il futuro incerto e nebbioso delle nostre esistenze e sulla possibilità di una vita che vada oltre la morte. In scena il 16 giugno al Casino della Regina di Capodimonte.

All’Altare della Patria, la notte del 19 gennaio del 2000, un giovane marinaio di leva decise, senza un apparente motivo, di togliersi la vita. Questo suicidio, eclatante e plateale, nel posto più visibile del Paese, rivive, in tutta la sua drammaticità, attraverso i dialoghi de “Il milite ignoto”, testo di Elena Costa, regia di Luca Brignone, con Michele Rossiello e Roberto Caccioppoli. Uno spettacolo che vuole indagare anche sui simboli, le casualità, le fatalità, le cose semplici, involontarie, che cambiano i destini. Dove il pensiero può essere un fatto e le parole uno strumento per fare luce. La produzione è di Flimflam srl. Si può vedere il 22 e il 23 giugno al Casino della Regina a Capodimonte.

Il ciclo della vita e il grande respiro dell’anima si ritrovano in “Siddharta”, elaborazione drammaturgica e regia di Manuele Morgese liberamente ispirata al famoso romanzo di Herman Hesse. Una rivisitazione scenica, prodotta dalla Compagnia Teatrozeta de L’Aquila, che parte dai nostri giorni, dall’assordante rumore della tecnologia di ogni tipo, e immagina un linguaggio teatrale che si fonde con quello dell’animazione e con la musica. Attraverso un meccanismo multidisciplinare, con incursioni anche nella visual art, si racconta la storia di un uomo-narratore. L’uomo senza tempo, l’uomo-bambino del quale Siddharta parla, nella costante ricerca del proprio IO. Manifattura della Porcellana di Capodimonte il 6 e il 7 luglio.

Se la creazione artistica è spesso un “parto”, un parto può diventare creazione artistica. E’ quello che accade con “Parto”, un testo di Francesco Ferrara affidato alle cure registiche di Gabriele Russo. Lo spettacolo, prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini, prende spunto dal racconto di un reality televisivo, all’interno del quale una giovane mamma partorirà il suo primo figlio in diretta, per indagare su una società contagiata, nella quale tutti, o quasi tutti, vogliono essere protagonisti ad ogni costo. Anche mettendo in gioco gli aspetti più intimi o dolorosi della propria vita. In scena, il 22 e il 23 giugno nel Giardino Paesaggistico Pastorale di Capodimonte, Andrea Liotti, Arianna Sorrentino, Chiara Celotto, Claudia D’Avanzo, Eleonora Longobardi, Luigi Leone, Luigi Adimari, Manuel Severino, Maria Francesca Duilio, Michele Ferrantino, Rosita Chiodero, Salvatore Cutrì, Salvatore Nicolella e Simone Mazzella.

Debutta a Napoli, nel palco allestito alla Manifattura della Porcellana a Capodimonte, “L’ombra di Totò”, lo spettacolo prodotto da Good Moon, testo di Emilia Costantini, regia di Stefano Reali.
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Napoli, 17 aprile 1967: si celebra il funerale di Totò. La folla si accalca lenta, ondeggiante in piazza Mercato davanti alla Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore, un fiume di gente attonita, addolorata rende l’estremo omaggio ad Antonio de Curtis, morto due giorni prima a Roma. . Il personaggio che viene indicato è sconosciuto ai più, ma per molti anni è stato a fianco del grande attore e ora viene addirittura scambiato per Totò. Come? Perché? Chi è costui? Una giornalista, incuriosita, gli si avvicina tra la folla per scoprirne l’identità e gli propone un’intervista. In scena Yari Gugliucci e un cast da definire.ì!>

E a proposito del grande artista napoletano, la Teatro Totò srl il 28 e 29 giugno nel Giardino Paesaggistico Pastorale a Capodimonte propone il suo “Peppe Diana-Il coraggio di avere paura”, un lavoro di Gaetano Liguori e Ciro Villano, con i contributi video di Gennaro Silvestro, interpretato da Ciro Liucci e da altri 20 attori dell’Accademia delle Arti Teatrali del Teatro Totò e con la partecipazione di Ciro Esposito, tutti diretti da Gaetano Liguori. Anche in questo caso parte tutto da una data che evoca un ricordo doloroso: il 19 marzo 1994. Alle 7.25, nella chiesa di San Nicola a Casal di Principe, i killer della camorra spezzavano l’eroica vita di Don Peppe Diana. Tre giorni prima il giovane prete, che educava i suoi ragazzi alla legalità, era stato interrogato in procura sui rapporti d’affari tra la politica e la criminalità organizzata. Questo spettacolo, che si avvale anche dei contributi in video di Valerio Taglione (responsabile comitato Don Peppe Diana), Renato Natale (sindaco di Casal di Principe) e Augusto Di Meo (il testimone che ha reso possibile l’arresto dei responsabili, ci parla di Don Peppe, della sua vita, stroncata da mani feroci a soli 36 anni, dei suoi dilemmi e dei tanti dubbi che aveva avuto anche sull’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei camorristi.

Altri efferati omicidi, quelli che continuano in Italia a costare la vita a una donna ogni tre giorni, sono il tema dominante di “Sposerò Biagio Antonacci”, una pièce teatrale di e con Milena Mancini, che affronta una tragica realtà attraverso la storia del sogno infranto di una donna comune di sposare un cantante amatissimo dal pubblico femminile. Un’ora di vita affannata, tra le mansioni domestiche e pensieri sul passato, forse nel disperato tentativo di ricercare una colpa che non esiste. Lo spettacolo, prodotto da Anton Art House, va in scena il 20 e il 21 giugno al Cortile della Reggia di Capodimonte. La regia è di Vinicio Marchioni.
Non tutti sanno che a Santa Caterina d’Alessandria è dedicata, il 25 novembre, la Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne. E proprio Santa Caterina ispirò l’artista seicentesca Artemisia Gentileschi, lei stessa vittima di stupro, in due famosi dipinti conservati agli Uffizi di Firenze e alla National Gallery di Londra. Un legame che, partendo da un laboratorio di scrittura collettiva tenuto da Patrizia Monaco e da un’intuizione della regista Consuelo Barilari, rivive in “Artemisia, Caterina, Ipazia … e le altre”, un testo scritto dalla stessa Monaco e da Laura Curino, che ne è anche interprete. Nel lavoro, una produzione Schegge di Mediterraneo, il teatro e l’arte figurativa delle opere della Gentileschi e dei suoi Maestri si intrecciano in personaggi femminili come Artemisia, Caterina, Giovanna d’Arco, Ipazia, Lucrezia, Susanna e Giuditta. Componendo un mix di immagini e narrazione a più livelli, narrazione e immagini, anche attraverso videoscenografie multimediali. A Raffaello e al suo famoso affresco “La Scuola di Atene”, conservato nei Musei Vaticani, è dedicata la parte centrale dello spettacolo: Artemisia guarda e descrive nei particolari uno per uno, come in una sfilata d’alta moda, i protagonisti dell’opera: tutti uomini, i sapienti dell’umanità, illustri “modelli” immersi nel narcisismo e nel trionfo della vanità intellettuale. Al Casino della Regina di Capodimonte il 6 e il 7 luglio.

I diritti e le rivendicazioni di una prospettiva femminile dell’arte, il suo percorso nella storia e nella società di oggi, sono gli elementi fondanti di “Una stanza tutta per sé”, una drammaturgia di Gian Maria Cervo, liberamente tratta dall’omonimo saggio di Virginia Woolf. In scena Marianella Bargilli e un cast da definire, diretti da Alessio Pizzech, per uno spettacolo che non è solo un omaggio a importanti protagoniste letterarie inglesi (con qualche incursione in territorio italiano), ma anche una riflessione sul tema della libertà e sulla crisi attuale di concetti come spazio e tempo. Un ritorno al valore dell’intelligenza che si riappropria di essi, con un sorriso divertito e distante verso tante miserie umane. Volteggiando, lontano dai rumori della stupidità e della superficialità, come una farfalla color di zolfo. Il lavoro teatrale si potrà vedere il 6 e il 7 luglio al Cortile della Reggia di Capodimonte.

E donne spesso rimaste in ombra, o all’ombra di qualcuno, sono le protagoniste anche di “Un’ultima cosa”, di e con Concita De Gregorio, “cinque invettive, sette donne e un funerale”. Uno spettacolo prodotto da Teatri di Bari e Rodrigo, con la musica live di Erica Mou e la regia di Teresa Ludovico. Un modo per rendere giustizia attraverso la scrittura a Dora Maar, Amelia Rosselli, Carol Rama, Maria Lai e Lisetta Carmi. Cinque quadri in successione per un’orazione funebre che le donne fanno a se stesse subito prima di uscire dalla scena della vita. Per raccontare chi sono state o, per meglio dire, chi sono e per sempre saranno. Con la lingua universale e musicale del dialetto a cucire i destini e a chiudere il cerchio. Al Cortile della Reggia di Capodimonte il 19 giugno.

Sempre il 19 giugno, nel Giardino Paesaggistico Pastorale di Capodimonte, Lina Sastri porterà al Campania Teatro Festival “Medea per me”, adattamento da Euripide e regia della stessa Sastri, che sarà in scena con un cast da definire. Un grande classico che conserva intatti i suoi straordinari elementi di attualità, filtrato da una personale lettura: “La conosco, l’ho sempre inseguita, la capisco, la temo, ho pietà e affetto per lei, per la sua solitudine, per il suo senso di colpa terribile, per il suo dolore …. Vorrei consolarla, ma è impossibile. Conosco bene la sua ira, così funesta agli altri e a se stessa, il suo sentirsi esclusa, l’immenso desiderio di essere amata, la ferocia terribile del suo tenero cuore, del suo amore inappagato, tradito, vilipeso, l’umiliazione del tradimento, l’orgoglio ferito …. Umanissima nella sua divinità, che mal si adatta alle vili strategie del calcolo, alla civiltà dei rapporti, al compromesso dell’utile. Generosa, fino al delitto. Straniera, in un mondo di servi del potere, eppure candida, di fronte al narcisismo e all’egoismo estremo dell’uomo amato. Donna rifiutata, insultata nel peggiore dei modi, insultata dalla comprensione dell’amante, come non fosse più una donna né una sposa. Una madre, solo una madre, che deve essere disposta a perdere anche i suoi figli, la sua unica ricchezza! Destino inaccettabile, tragedia necessaria! Grande Euripide, profondo conoscitore dell’animo umano, senza le ambiguità della psicologia e della ragione, che raggelano la natura, le passioni e l’intelligenza. Meraviglioso Euripide. Tutto, con lui, è già stato scritto”. 

C’è stato un tempo nel quale la Grecia e la Magna Grecia pullulavano di dei ed eroi, di centauri, satiri, ninfe, che trasparivano nell’acqua di fonti sacre, parlavano attraverso lo stormire delle fronde o il boato dei vulcani e brillavano in cielo giorno e notte. Gli dei scendevano dall’Olimpo a mescolarsi con le vicende umane, di fianco al misero corpo di ogni mortale camminava l’ombra del divino. “Le metamorfosi” di Ovidio è la summa di quelle storie, e quel capolavoro letterario, che ha avuto enorme influenza su tutta la cultura occidentale, si fa teatro grazie a Roberto Nobile e al suo spettacolo “Le storie del Mondo”, in scena il 10 e l’11 luglio al Giardino Paesaggistico di Porta Miano a Capodimonte. “Ore legar populi”, le labbra del popolo mi leggeranno, profetizzava con successo Ovidio. Prima della scrittura, al tempo lontanissimo quando le storie si incarnavano e risuonavano in un corpo. Quando lo stupore del sacro annebbiava la vista e non potevi distinguere se era l’uomo che raccontava il dio o viceversa. E l’aedo che narrava “le storie del Mondo” spesso era vecchio, spesso “cieco”; perché il suo “sguardo” era rivolto all’interno, in quel prodigioso incontro tra la saggezza accumulata e il tesoro del mito. La produzione è della Fondazione Campania dei Festival.

Un epistolario, non meno mitico, è quello che ha ispirato “La rosa del mio giardino”, pièce che Mario Gelardi ha ricavato da un testo di Claudio Finelli. Partendo dalle quaranta lettere ritrovate di Salvador Dalì a Federico Garcia Lorca, gli autori hanno immaginato la corrispondenza in risposta del poeta all’amico pittore. Sentimenti che sfiorano l’amore, in un rincorrersi di parole e disegni, con l’accompagnamento delle musiche originali dal vivo eseguite dal Maestro Arcangelo Michele Caso. Il titolo deriva dall’allegoria che Lorca usa nella sua celebre “Ode a Salvador Dalì”, testimonianza dell’affetto e dell’ammirazione che aveva nei confronti del genio artistico di Figueres. Lo spettacolo, per la regia di Mario Gelardi, è prodotto dal Nuovo Teatro Sanità e vede impegnati nel ruolo dei protagonisti Simone Borrelli e Alessandro Palladino. Andrà in scena il 29 e 30 giugno al Casino della Regina a Capodimonte.

Il valore centrale dell’amicizia come elemento fondante dell’individuo ritroviamo anche in “Alla festa di Romeo e Giulietta”, un lavoro di traduzione e drammaturgia, prodotto da Tradizione e Turismo e Puteca Celidonia, che Emanuele D’Errico e Benedetto Sicca, che ne è anche regista, hanno ricavato dal grande classico di William Shakespeare. Uno spettacolo/festa a pianta circolare per interrogarsi sui grandi temi che il testo contiene: l’edonismo e il nichilismo, l’odio gratuito verso chi è diverso da noi e molto di più. E chiedersi, attraverso le prove attoriali di Francesco Aricò, Clara Bocchino, Marialuisa Bosso, Emanuele D’Errico, Teresa Raiano, Francesco Roccasecca e Dario Rea, in che modo tutto questo c’entri con l’amore e possa continuare a parlare ai contemporanei. Magari cercando anche di dare una propria interpretazione al perché ogni festa all’interno del testo sfoci in un funerale. Nello spazio del Cisternone a Capodimonte l’11 luglio.

Due figure femminili, abilmente sviluppate dalla vitale e fervida competenza narrativa di Philip Roth, sono al centro di “Lucy e l’altra”, drammaturgia e regia di Laura Angiulli. Lucy è la protagonista di “Quando lei era buona”, un romanzo dello scrittore statunitense del 1967, mentre l’altra è il personaggio di “Inganno”, che Roth scrisse 23 anni dopo. La messa in scena, tra cadute e ricadute drammatiche di abbagliante folgorazione, tentativi di redenzione e intimità adulterine, ci racconta una realtà svincolata da indicazioni geografiche, dove si può avvertire perfino la presenza di una schizofrenia tutta da indagare tra scrittura ed evento reale, tra arte e vita. Le interpreti principali, Alessandra D’Elia e Ginestra Paladino, sono affiancate da Stefano Jotti, Antonio Marfella, Giovanni Battaglia, Luciano Dell’Aglio, Caterina Pontrandolfo, Agostino Chiummariello e Pietro Pignatelli. Lo spettacolo sarà a Capodimonte, nello spazio del Giardino Paesaggistico Pastorale, il 7 e l’8 luglio.

Teatro e letteratura si fondono anche in “Baciami”, “ispiratissimo” alla figura e alle opere della scrittrice ucraina naturalizzata brasiliana Clarice Lispector. Uno spettacolo, prodotto da La Piccionaia, con Patricia Zanco, che ne cura anche la regia assieme a Daniela Mattiuzzi. Il discorso incerto e obliquo della protagonista si traduce nel modo più rappresentativo per dare voce a quelle “bocche balbettanti” che non riescono a protestare per la loro condizione di miseria e di abbandono. In un funambolesco, disperato ma ironico tentativo di collegare i fatti che accadono a quel sentire profondo che dà senso alla vita. Una storia umile, resistente, epica, che ha luogo in uno stato di emergenza e di calamità pubblica. Si può vedere alla Manifattura della Porcellana a Capodimonte il 13 e il 14 giugno.

Un’icona della danza internazionale ha invece ispirato il regista Giuseppe Sollazzo, autore di “Una sera ascoltando un vecchio tango mi sono addormentato e ho sognato Pina Bausch”. Un titolo wertmulleriano per una pièce, prodotta dall’Associazione Jules Renard, che immerge in atmosfere partenopee “Kontakthof”, spettacolo cult della grande coreografa tedesca scomparsa nel 2009. Tra suggestioni dall’ immaginario bauschiano e frammenti di vita, affiora la nostra tenerezza e la nostra disperazione. In scena il 18 e il 19 giugno alle Praterie della Capraia a Capodimonte un nucleo di attori e danzatori napoletani, ai quali si aggiungono interpreti non professionisti.  Ognuno porta in dono una parte del proprio mondo e delle proprie fragilità.

Un omaggio alle cadute, alle sospensioni, alle mancanze di appoggi è “Rigoletto: la notte della maledizione”, il monologo di Marco Baliani con i Filarmonici di Busseto, produzione della Società dei Concerti di Parma, che si può apprezzare il 10 e l’11 luglio al Casino della Regina a Capodimonte. Protagonista è un ex trapezista di un piccolo circo, costretto da un incidente a reinventarsi clown. Sulle musiche di Giuseppe Verdi, Nino Rota e il fisarmonicista Cesare Chiacchiaretta, il teatro di narrazione si trasforma in narrazione del teatro e di un mondo fatto di esseri nomadi, zingarescamente affamati di vita e costretti dalla loro stessa struggente natura alla fatica quotidiana di un vivere precario. Dove i tormenti, le condanne, le amarezze, o più semplicemente i sentimenti sono gli stessi di ognuno di noi. Anche se hai il trucco in faccia e il costume preso in prestito nei depositi del Teatro Regio, appartenuti ai tanti Rigoletto passati da quelle parti.

Il più romantico tra gli eroi della tromba è il protagonista di “Father and Son”- In volo con Chet Baker di Stefano Valanzuolo, produzione dell’Associazione Culturale Altrosguardo. Un lavoro teatrale, con la voce recitante di Antonello Cossia, la chitarra di Francesco Scelzo e la tromba di Enrico Valanzuolo, che in un flashback estremo, articolato secondo una sequenza di ricordi che mescola verità storica e finzione, indaga affettuosamente sul rapporto di un padre, fragile e geniale, con il proprio figlio. Registi dello spettacolo, prima parte di un dittico futuro denominato “Racconti in jazz”, che si completerà con una pièce tratta da un racconto di Hemingway, sono Antonello Cossia e Raffaele Di Florio. In scena il 3 e il 4 luglio alla Manifattura della Porcellana di Capodimonte.

Un reading, un concerto, una performance e uno spettacolo teatrale. Questo e altro ancora è “Ridire” – Parole a fare male di Luca Persico (‘O Zulù dei 99 Posse), che è in scena con il violinista Edo Notarloberti e l’attrice Francesca De Nicolais il 14 giugno al Casino della Regina di Capodimonte. Tre decenni di cambiamenti politici e sociali raccontati attraverso i mutamenti artistici e personali di Luca Persico. Qualcosa che nasce da una dimensione privata del personaggio, dalla sua formazione, dalle sue emozioni, dalle sue battaglie, e assume una dimensione collettiva in ogni affondo e in ogni sospensione, in ogni battuta e in ogni pausa. La parola si fa musica e torna ad essere parola, per “ridire” con linguaggi diversi e trasmettere agli altri una visione della società che altrimenti resterebbe nell’ombra o, peggio ancora, non sarebbe interpretabile. La regia dello spettacolo, prodotto da Musica Posse di Diego Magnetta & C, è di Pino Carbone.

Un mito napoletano nel mondo ha invece ispirato il famoso scrittore francese Daniel Pennac. “Ho visto Maradona” è il suo nuovo racconto teatrale, prodotto da Compagnie MIA. L’11 luglio al Giardino Paesaggistico Pastorale di Capodimonte Pennac porta in scena il Dio, il santo, il mito, il capro espiatorio, San Diego, l’ultimo dei Malaussène. Il progetto, affidato alla regia di Clara Bauer, ha come interpreti Lisi Esteras, Demi Licata, Pako Ioffredo, Ximo Solano, lo stesso Pennac e 10 artisti napoletani. Un incontro di esperienze, relazioni, umanità, tanto più necessario in questo momento, per tentare un’impresa quasi impossibile, come alcuni dei più bei goal di Maradona: raccontare tutto ciò che ha rappresentato D10S, non solo nel mondo del calcio, immergendosi nel realismo magico di un’icona pop che ha condizionato attraverso il suo genio sregolato, vita, sogni e desideri delle persone in ogni parte del mondo. Perché “quello che Maradona ha fatto con la sua vita non è importante, ciò che conta è quello che ha fatto con la nostra”.

Vita e teatro, con il tempo reale e i flashback di ritmi cinematografici, danno corpo ad un incrocio di storie e stati d’animo senza un momento di sospensione in “Intramuros”, geniale, essenziale e chirurgico testo di Alexis Michalik, drammaturgo di madre inglese e padre polacco fra i più noti e apprezzati del panorama francese. Le mura sono quelle, e forse non solo quelle, di un carcere dove a un giovane regista viene proposto di tenere un seminario di teatro. Lo spettacolo, prodotto da Politeama srl, viene portato in scena il 3 e il 4 luglio alle Praterie della Capraia a Capodimonte da Carlotta Proietti, Gianluigi Fogacci, Ermenegildo Marciante, Valentina Marziale e Raffaele Proietti. La regia è di Virginia Acqua, che ha curato anche la traduzione del lavoro di Michalik.

Dalle mura si passa facilmente ai “Muratori” di Edoardo Erba, tradotto in napoletano da Antonio Grosso e prodotto da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro. Prendendo spunto dalla storia di due muratori che si introducono illegalmente in una sala teatrale al confine con un supermercato per realizzare un muro abusivo, il testo naviga astutamente tra rigogliosi orizzonti di raffinata comicità e soste in acque che favoriscono acute riflessioni sulla condizione umana. In scena il 10 e l’11 luglio al Cortile della Reggia di Capodimonte, con la regia di Peppe Miale, Massimo De Matteo, Francesco Procopio e un’attrice da definire. Quella signorina Giulia che, con evidente riferimento al personaggio strindberghiano, appare ora all’uno e ora all’altro operaio per sparigliarne le rispettive esistenze. E creare le condizioni affinché i muri non si sostituiscano ai sipari.

La potenza del teatro, che trasforma e rivela. E’ uno degli elementi centrali di “Risate di gioia”, progetto, elaborazione drammaturgica e interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso. Prodotto da Le Belle Bandiere, lo spettacolo, al quale si affiancheranno durante le prove anche le riprese per un breve documentario, trae ispirazione dalla scena finale dell’omonimo film di Monicelli con Totò e la Magnani. E ci racconta, attraverso il suono e le immagini, il patrimonio di una tradizione che dimostra intatta la sua sovversiva vitalità. Due attori, sacerdoti buffoni, che hanno fatto di un teatro abbandonato la loro casa, danno voce ai fantasmi, leggono testi, poesie, romanzi, cantano duetti, fanno proclami, si regalano a vicenda i loro cavalli di battaglia, raccontano storie. Un atto d’amore per l’arte del teatro dal punto di vista di chi lo pratica. Per ritrovare con forza, attraverso le radici più antiche e il miracolo di far parlare chi non c’è più, la sua funzione di cura, ristoro, termometro dei desideri e delle paure delle comunità, strumento di nutrimento e rinascita. Bene primario delle nostre esistenze. In scena al Cortile della Reggia di Capodimonte il 24 e il 25 giugno.

“Blumunn”, è invece una nuova creazione di e con Marina Confalone. Il “Blumunn”, un ex piano bar in stato di completo abbandono, è lo spazio in cui s'incontrano fortuitamente il giovane Malachia, che sta per trasformare il locale in un market per la vendita di pesce surgelato, e Susy, l'anziana cantante storica del locale, che non vi tornava da anni. Nel rapporto che li coinvolgerà metteranno in atto l'energia di due poli in opposizione per carattere ed intendimenti, avendo contemporaneamente l'occasione di indagare in fondo ai loro cuori. La rinuncia di Malachia ad inseguire i propri reali sogni dovrà fare i conti con l'ardore prepotente, quasi adolescenziale di Susy, teso a turbare i piani del ragazzo. E Susy che rilegge le memorie del suo passato, che il Blumunn ha fatto riemergere come avvolte in un'aurea mitica, dovrà ammettere miserie e fallimenti della sua vita. Il Blumunn è lo spazio di una vita, quella di ognuno di noi, coi ricordi scanditi dalle canzoni della giovinezza, che hanno segnato il momento in cui ci era promessa la felicità e hanno saputo infiammare la forza d'amare in ciascuno di noi. Tra le sue mura avvolte nell'oscurità riaffiorano ricordi che possono attanagliare il presente nella morsa della rassegnazione oppure, ripescando la musica sommersa in fondo al cuore, farci ritrovare lo slancio d'inseguire ancora la gioia. Lo spettacolo è una coproduzione C.A.S.A. e Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e si può vedere il 18 e il 19 giugno al Casino della Regina di Capodimonte. In scena con Marina Confalone ci saranno Lello Giulivo e un cast in via di definizione. La regia è di Francesco Zecca.

Il Teatro come “Museo del Popolo Estinto” (ovvero ‘Carnaccia’) è il nuovo progetto scenico di Enzo Moscato, prodotto dal Campania Teatro Festival e dalla Compagnia Teatrale Enzo Moscato/Casa del Contemporaneo, con Benedetto Casillo, Cristina Donadio, Lalla Esposito e lo stesso Enzo Moscato. Composto di “vari frammenti testuali, autonomi, e nello stesso tempo, interdipendenti tra di loro, il plot, narra-de narrativo” intende farsi carico “della negatività e il debordo, noir, civile, storico, estetico, morale, di cui l’odierna città di N* (e, con essa, quasi tutte quelle dell’universo mondo) si sono lasciate con indolenza investire, negli ultimi tempi, ammalandosi, impestandosi. E lo fa, (ancora una volta, con l’ausilio dell’autorevole voce di Antonin Artaud), dispiegando, tra sintagmi e fonemi, significati e significanti, una sinistra, respingente, ma necessaria fascinazione: quella che proviene, non so, dalla visione obbiettiva della putredine e il male odore, di un corpo cittadino (fatto di pietre e sangue, di massi e di carni, di frasi e di silenzi) che un tempo fu propositivo e glorioso. E che oggi, forse, si potrebbe paradossalmente ancora sanare, salvare, ri-vivificare, MA SOLO ATTRAVERSO l’andare e il venire in noi della MEMORIA, (o della SOSTANZA DEL TEATRO). 
Che dovrebbe eticamente avere l’osare di una PAROLA NUOVA (o, almeno, il suo tentativo) la quale ponga finalmente le premesse per uno sperabile e prossimo e perdurabile, risolutivo, “RESURGAM” di tutti quanti: UOMINI, ANIMALI E COSE, insieme”. Completano il cast Salvatore Chiantone, Tonia Filomena, Amelia Longobardi, Emilio Massa, Anita Mosca e Antonio Polito. In scena il 29 e il 30 giugno alle Praterie della Capraia a Capodimonte.

La memoria e la sostanza del teatro si ritrovano anche in “Confini”, nato da un‘idea del regista Davide Sacco e di Agata Tomsic, che ne ha scritto il testo drammaturgico. Prodotto da Fondazione Luzzati- Teatro della Tosse, Theatre National du Luxembourg, Ravenna Festival, ErosAnteros- POLIS Teatro Festival, “Confini” è uno spettacolo sulle migrazioni del passato, del presente e del futuro, un’opera sulla storia politica, economica e industriale dell’Unione Europea, un monito sull’emergenza climatica e l’avvenire dell’umanità sulla Terra e nello spazio infinito. Gli attori, interpreti di lingue e nazionalità che risalgono all’origine dell’identità europea, incarnano le storie di persone comuni, italiani che hanno abbandonato il proprio Paese per andare a lavorare nei bacini minerari del nord-Europa, ma danno anche voce ai personaggi politici che hanno segnato le tappe fondamentali della storia dell’Unione europea e a due corifee che guidano gli spettatori all’interno di questo prismatico racconto. Un teatro documentario nel quale verità e finzione procedono di pari passo, portando in scena, il 3 e il 4 luglio al Cortile della Reggia di Capodimonte, testimonianze di persone reali, ma anche di inquietanti umani provenienti dal futuro, sopravvissuti a catastrofi planetarie. 

Uno sguardo di cruda verità sul nostro presente, che non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti su un allarmante futuro prossimo venturo, caratterizza “Sesto potere” - Nascita di una democrazia violata dall’odio, dal denaro e dalla vendetta, lo spettacolo scritto e diretto da Davide Sacco, soltanto omonimo del regista di “Confini”, con Gianluca Gobbi e un cast da definire. Dopo il quarto potere della stampa e il quinto potere della televisione, il nostro tempo è caratterizzato da un sesto potere, molto più sottile, molto più infimo, che scivola tra gli smartphone, nelle notifiche Facebook e nelle stories su Instagram. Un potere invisibile, come è sempre invisibile chi lo comanda ed è sempre ignoto perché lo fa. Un pericolo nelle nostre mani, costante, un lavaggio del cervello continuo, forse un potere dal quale nessuno di noi può più scappare. Un potere capace di condizionare le scelte politiche, la libera stampa, le nostre vite. Costruendo sulla menzogna una falsa e ingannevole percezione della realtà. La produzione è di LVF e Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Nazionale del Mediterraneo. In scena il 26 giugno alle Praterie della Capraia a Capodimonte.
La verità, soprattutto quella storica, si può a volte però anche negare, come accade in “La Resistenza negata”, nel quale Fortunato Calvino, attraverso il racconto che un vecchio partigiano fa al suo giovane nipote, toglie dall’ombra della rimozione collettiva il ruolo che ebbero le donne e i femminielli nelle Quattro Giornate del settembre 1943 e più in generale nella lotta di liberazione di Napoli dal nazifascismo. In scena Carlo Di Maio, Mirko Ciccariello, Ivano Schiavi, Luigi Credendino, Ivana Maione, Roberta Serrano, Gregorio De Paola e Antonella Cioli. Il lavoro teatrale, prodotto da Prospect Promozione Spettacolo e diretto dallo stesso Fortunato Calvino, si avvale delle musiche originali di Enzo Gragnaniello e si può vedere il 12 e il 13 giugno alle Praterie della Capraia a Capodimonte.


Uno degli spettacoli di punta del Teatro Sannazaro di Napoli approda quest’anno al Festival, il 16 e il 17 giugno al Cortile della Reggia di Capodimonte, in una nuova e ancora più ricca edizione. Il mondo del Cafè Chantant rivive in “Diva” di Corrado Ardone, con Lara Sansone, Leopoldo Mastelloni, lo stesso Ardone e un cast da definire. Grazie alla produzione di Tradizione e Turismo, vanno in scena soubrette, presentatori, cantanti e giovani ballerini. Per nutrire una sana voglia di divertimento, ascoltando la musica napoletana e apprezzando il classico repertorio di un intrattenimento sempre moderno e unico nel suo genere. La regia è di Lara Sansone.

Nella Sezione Prosa va segnalato anche l’omaggio al Maestro Roberto De Simone con la proiezione al teatro Trianon di Napoli della ripresa televisiva Rai di “Trianon Opera.Tra pupi, sceneggiata e Belcanto”, la messa in scena che De Simone ha firmato con Davide Iodice. L’opera, intitolata allo storico teatro di Forcella, coniuga la tradizione del teatro popolare con la raffinatezza delle arie più celebri della Scuola belcantistica Napoletana. Tra gli intermezzi scenici ispirati ai canovacci tradizionali, spicca la versione fonetica de “Il Vero Lume tra l’Ombre” di Andrea Perrucci, che narra l’avventuroso viaggio di Giuseppe e Maria verso Betlemme e l’eterna lotta tra Bene e Male. Quella “Cantata dei Pastori” che rappresentò per molto tempo l’alternativa laica alla Messa della notte di Natale. Gli interpreti dello spettacolo sono Luca Lubrano, Antonio Buonomo, Pino Mauro, Michele Imparato, Rosario Toscano, Veronica D’Elia, Oscar Di Maio e Biagio Musella. Soprano Maria Grazia Schiavo, Maestro concertatore e Direttore Alessandro De Simone. La produzione è di Teatro Trianon Viviani e Scabec.

Altri spettacoli di prosa, come accade da sempre sotto la direzione di Ruggero Cappuccio, si svolgeranno in diversi luoghi della Regione Campania di uguale fascino e suggestioni.


BELVEDERE DI SAN LEUCIO 
Al Belvedere di San Leucio a Caserta, il 10 luglio andrà in scena “L’uomo che oscurò il Sole” di Francesco Niccolini, con Alessio Boni e il violinista Alessandro Quarta. Uno spettacolo, prodotto da Infinito s.r.l, che rappresenta una vera e propria dichiarazione d’amore al teatro e a chi gli dedica la vita. Come Jean-Baptiste Poquelin, il figlio di un tappezziere parigino diventato immortale con il nome di Molière, capace di oscurare con la sua arte perfino il Re Sole, suo amico e uno dei sovrani più famosi di tutta la Storia. In un nuovo mondo, dove veramente “uno vale uno” e può diventare “qualcuno”, permettendosi il lusso di critiche feroci alle più potenti lobby del tempo.

MONTESARCHIO
Spostandoci pressocché in linea orizzontale sul territorio regionale approdiamo a Montesarchio, in provincia di Benevento, dove in piazza Umberto I si potrà assistere il 13 e il 14 giugno a “Heroides. Lettere di eroine del mito dall’antichità al presente”, prodotto da Koreja in collaborazione con Le belle bandiere. Un’elaborazione drammaturgica che Elena Bucci ha tratto da “Heroides” di Ovidio e affidato alle attrici Giorgia Cocozza, Angela De Gaetano, Alessandra De Luca, Emanuela Pisicchio, Maria Rosaria Ponzetta e Andelka Vulic. Seguendo il luminoso esempio del grande poeta latino, che si fa medium di un coro spesso ammutolito dalla storia, la Bucci, che è anche regista dello spettacolo, porta in scena alcune eroine del mito, più o meno famose, come Fillide, Enone, Arianna, Canace, Fedra e Medea. Un’opera in musica che, attraverso canti antichi che risvegliano la sensazione del legame con la terra dove si nasce, sa allargare lo sguardo al mondo intero.

Nello stesso luogo, il 16 giugno Gea Martire darà voce e corpo alla protagonista di “Mio figlio sa chi sono”, un monologo scritto da Paolo Coletta e Silvana Totàro. L’azione dello spettacolo, prodotto dalla Golden Show in collaborazione con Koan Concept House e diretto dallo stesso Coletta, si svolge a distanza di un anno dal periodo di lockdown in un appartamento di una famiglia alto-borghese di una metropoli italiana. Una donna in carriera, che ha la freddezza di una giocatrice abituata a vincere, è costretta alla coabitazione forzata con il suo unico figlio, trentenne disoccupato, tossicodipendente e in perenne conflitto con lei. Tra esistenze parallele e travestimenti, in attesa di un amico d’infanzia che tarda ad arrivare e come il famoso personaggio beckettiano forse non arriverà mai, il ricatto può diventare la proiezione di un desiderio perverso e un’autentica rivelazione, la stazione più importante di una Via Crucis laica, il modo per vedere il mondo e la propria vita con occhi nuovi e finalmente diversi.

SALERNO
A Salerno, infine, nel Chiostro del Duomo andranno in scena due spettacoli.
Il 1° luglio Lello Arena, Giovanni Block e Massimo Andrei portano in scena “Le metamorfosi di Nanni”, di Barbara Napolitano, che è anche regista dello spettacolo. L’antropologia dell’uomo medio, i suoi desideri, la proiezione individuale di una felicità intravista, sono i temi di un atto unico capace di narrare cose terribili in modo leggero. Un racconto che mette di fronte il mondo reale e quello surreale, dove Lello Arena veste i panni dell’antieroe che cerca di difendere i principi e le regole del quotidiano e Giovanni Block quelli di un moderno chansonnier che attraverso le sue favole rende la vita rende la vita “peggio di quella che è”. Al centro della scena, quasi come un burattinaio, Massimo Andrei è il narratore che si diverte a descrivere situazioni e caratteri.
Nello stesso luogo, il 3 luglio, Peppe Barra e Lalla Esposito saranno i protagonisti di “Non c’è niente da ridere”, un testo dello stesso Barra e di Lamberto Lambertini, di nuovo insieme dopo 25 anni. Prodotto dalla A.G. Spettacoli, il lavoro teatrale, capace di coniugare la risata con la commozione e il divertimento con la storia, è uno spettacolo di “Varietà” al contrario, con le file dei palchi sul fondo e con le luci della ribalta puntate verso la sala. Tra duetti, monologhi, canzonette, di antico e moderno repertorio, si approda a un finale in maschera con un Pulcinella che è morto, o si finge tale per sfuggire alle furie di quella Colombina che anni prima aveva abbandonato senza dirle nemmeno una parola. Non c’è niente da ridere, ma forse è vero proprio il contrario.


OSSERVATORIO

Il bisogno di libertà e di verità, la volontà di accettarsi e di essere accettati, il tentativo di immunizzarsi dal dolore. Sono questi alcuni dei temi dei 14 spettacoli della Sezione Osservatorio, ricorrenti in mondi ed esperienze teatrali solo in apparenza distanti. Un filo conduttore non voluto, ma che esprime il momento storico e un’angoscia presente che ha legami e richiami con un passato neppure troppo lontano.
E’ infatti ambientato a Napoli, dopo l’8 settembre del 1943, “Alluccamm”, lo spettacolo, in scena il 22 giugno, scritto e diretto da Luca Pizzurro, che lega la Storia con la esse maiuscola a quella personale di due fragili presenze, dove il grido di libertà e la difesa della diversità si fondono in un desiderio disperato e irraggiungibile di maternità. Con Andrea Fiorillo e Mauro Collina. Le musiche originali sono di Enzo Gragnaniello.

A un modello di liberazione femminile anarchico e scandaloso si ispira, invece, “Cabaret Colette”, il progetto di e con Valentina Curatoli e Arianna D’Angiò, nato dall’incontro con il musicista Fabrizio Elvetico e la video artist Loredana Antonelli. Un vagabondaggio attraverso i testi della scrittrice e attrice teatrale francese che prende spunto da un saggio di Julia Kristeva e forgia il corpo metamorfico dell’opera di Colette senza rinunciare al soffio della poesia. Lo spettacolo, che debutta il 24 giugno, ha il patrocinio dell’Institut Français di Napoli.

Il coraggio di lottare, recidendo il Filo del Male con la forza del pentimento e del riscatto sociale, è l’elemento fondante di “Calà”, una scrittura scenica di Marco Ciconte e Giusy Mellace, che ha curato anche il progetto e la regia con Franco Eco. La parola si fa esortazione e denuncia della libertà negata, mentre il Voto alla Madonna Nera e la lunga notte della processione diventano metafora e viaggio da una vita dissoluta a una salvezza fatta di legalità e giustizia. Per spezzare l’ultimo filo, quello di un destino che per Calà, peccatrice di leggerezza, condannata dalla sua stessa bellezza, sembrava segnato. Al Festival il 14 giugno. Cast in via di definizione. 

Un percorso nichilista, dove la malattia diventa anche il pretesto per essere liberi nell’unico modo veramente possibile, è al centro di “Dio non parla svedese”. Uno spettacolo di e con Diego Frisina nel quale l’amnesia derivante da una patologia ereditaria neurodegenerativa e l’apparente incoerenza della coscienza si fondono in un flusso inarrestabile e approdano ad una cruda, e forse per questo ancor più vera, rivelazione finale. Da scoprire il 6 luglio. La produzione è di Associazione Altra Scena.

Non meno sorprendente, sia pure in un contesto metateatrale dove la realtà diventa parodia di se stessa, è l’epilogo di “Dov’è la vittoria”, il pluripremiato spettacolo del Collettivo BEstand su testo originale di Agnese Ferro, Dario Postiglione e Giuseppe Maria Martino, che ne cura anche la regia, interpretato da Martina Carpino, Luigi Bignone e Manuel Severino. L’ascesa di una leader di estrema destra, la deriva populista e la facile ricerca del consenso, sono gli ingredienti di un lavoro non privo di comicità che trova nella cronaca politica gli elementi drammaticamente grotteschi per stimolare un pensiero critico sul nostro presente, sulla crisi di vere ideologie e sui rischi che si profilano all’orizzonte. Una produzione Teatro Stabile di Napoli- Teatro Nazionale, Casa del Contemporaneo. Debutto il 12 giugno, giornata inaugurale del Festival.

L’ossessione della verità pervade invece “Gemito, l’arte d’’o pazzo”, un progetto di Teatro Insania e Associazione Culturale NarteA sulla complessa figura del grande scultore napoletano, troppo spesso dimenticato, che vuole sfatare il mito del genio-folle e investigare su una crisi che può affliggere qualsiasi artista in ogni tempo. Forgiando nella creta della materia intima le emozioni e il senso della sua opera e della vita di ognuno di noi. In scena l’8 luglio con Antimo Casertano, che è anche autore e regista, Daniela Ioia, Luigi Credendino e Ciro Kurush Zangaro. Le musiche originali sono di Marco D’Acunzo e Marina Lucia.

Arte e verità, ma anche il ruolo dell’artista in ogni società, sono i temi principali di “Il mio nome è Cassandra”, il profetico spettacolo scritto e diretto da Federica Bognetti, dove un’attrice denuncia lo Stato per violento abbandono e recita la sua ultima parte con un drammatico vaticinio: la sparizione della voce dell’arte e di quella finzione che riesce a parlare di verità al cuore dell’uomo. Interprete la stessa Bognetti, ispirata nella scrittura da Rudolph Steiner, George Steiner, Platone, Anton Cechov, Franz Kafka e forse anche dalla stretta attualità. Si può vedere il 16 giugno.

Un bisogno di verità che torna con forza il 26 giugno in “Io so e ho le prove”, il “quasi monologo” di Giovanni Meola, anche regista dello spettacolo, liberamente tratto dall’omonimo libro di Vincenzo Imperatore, ex manager bancario che nel 2015, dopo un quarto di secolo al servizio di un importante istituto di credito e di fedeltà cieca e assoluta ai dettami del dio-denaro, ha denunciato con coraggio le nefandezze del settore in Italia e all’estero. In scena, oltre a Meola, un mago che svela i trucchi di un mestiere cinico e a volte anche spietato, ci sarà Daniela Esposito, musicista, rumorista e attrice muta.

Si gioca invece sul filo dell’improvvisazione “L’inedito. Impro”, il nuovo lavoro di Coffee Brecht che esalta l’unicità e la magia di un non replicabile rito, in una recita a soggetto che coinvolge professionisti di questa pratica teatrale, molto più diffusa all’estero che nel nostro Paese, e il pubblico stesso. Chiamato a suggerire parole, colori ed emozioni, micce di ogni singola storia. Il progetto e la regia sono di Yann Van Den Branden. Con Martina Di Leva, Diego Purpo, Giorgio Rosa, Massimo Magaldi e un cast in via di definizione. Al Festival il 20 giugno.

L’autodistruzione pervade invece in maniera catartica “Ultimo strip”, il monologo sfacciato e appassionato di e con Rossella Pugliese, alle prese con un personaggio devoto alla sua missione lussuriosa, ma con un disperato bisogno di amare e di dare un senso alla sua esistenza. Riscattandosi con orgoglio da un modello sociale dove tutto ha un prezzo tranne la dignità. Anche se l’unico posto che si è trovato vuoto è quello del mestiere più antico del mondo. Lo spettacolo, in scena il 4 luglio, è prodotto da Deneb. E’ nata una stella.

Un bisogno di essere accettati che rappresenta il tema dominante di “Sconosciuto. In attesa di rinascita”, di e con Sergio Del Prete, che ne cura anche la regia, musiche dal vivo di Francesco Santagata, organizzazione di Napoleone Zavatto. Quasi una “lettera a un fratello mai nato”, che ha i toni dell’invettiva, dopo una scoperta che cambia profondamente la visione della propria vita. Debutto al Festival il 30 giugno, tra anime abbandonate che si incontrano, un non-mitico Edipo, la placenta di un mare-madre che trasforma la paura in sorriso e il desiderio, comune a tutti, di essere accolti. 

Un tema presente, sia pure con una diversa chiave di lettura, in “Una strana confessione”, il diario di un ermafrodito che si fa teatro il 18 giugno con la regia di Maria Grazia Solano. Tratto da una storia vera, scoperta dall’”archeologo dei saperi” Michel Foucault in un racconto pubblicato in una rivista medica nel 1874, lo spettacolo, più che mai attuale, affronta il tema della violenza con la quale la società cerca di definire l’identità sessuale di un individuo, senza tener conto delle sfumature dell’essere umano. Con Olivia Manescalchi, Alessandro Quattro e Marta Cortellazzo. Al loro fianco, per legare sonoramente la narrazione tra passato e presente, il musicista Paolo Cipriano. 

La morale diventa un’arma negativa anche in “Carmine Verricello”, testo e regia di Alberto Mele e Marco Montecatino, che, attraverso la storia vera di un fruttivendolo della provincia napoletana, ci raccontano l’oblio e la solitudine senza latitudine del nostro tempo. Ispirato da “Lars e una ragazza tutta sua” di Craig Gillespie, perla del cinema indipendente americano, e dalle immagini fotografiche di uno studio di Helmut Newton che accosta bellissime modelle a delle bambole perfettamente somiglianti, lo spettacolo prende a pretesto la relazione d’amore del protagonista con una Realdoll di origini ucraine per indagare su un’umanità che appare sorpresa della sua stessa fragilità, fatta sempre più di cose possedute che sono in grado di sostituirci. Fredde, asettiche, generate da una cultura sempre più cullata dalla paura. Nel ruolo del titolo ci sarà Renato Bisogni, mentre Cecilia Lupoli vestirà i panni di Alice, la dolce ragazza in carne ed ossa che entra in competizione con l’erotismo e la spregiudicatezza di lattice della Realdoll Oxana. Un nome che ha la radice etimologica dell’ospitalità. In scena, con debutto il 28 giugno, anche lo stesso Marco Montecatino.

Il tempo che passa e che trapassa è infine al centro di “Vite di Ginius”, scritto, diretto e interpretato da Maximilian Mazzotta. Una metafora visionaria, tragicommedia ironica e romantica, dove un’anima, per risolvere il suo ciclo di reincarnazioni, fa un viaggio attraverso le sue vite precedenti con l’unico scopo di rompere le dinamiche e gli impedimenti che l’hanno costretta a dimenticare. Un testo che usa il metafisico per affermare il valore dell’esistenza. La produzione è di Libero Teatro. Si può vedere il 2 luglio.

Tutti gli spettacoli della sezione Osservatorio andranno in scena nello spazio allestito a Capodimonte nel Giardino Paesaggistico di Porta Miano.


SPORTOPERA

Dopo il successo delle precedenti edizioni, si propone dal 23 al 30 giugno presso lo spazio della Manifattura Storica della porcellana di Capodimonte, la nuova programmazione della sezione SportOpera, a cura di Claudio Di Palma, organizzata da Vesuvioteatro, “osservatorio attivo” in cui recuperare l’originale relazione tra arte e sport. 
Si parte mercoledì 23 giugno con Preludi – Hybris con Stefania Rocca (e atleti da definire), musiche eseguite dal vivo da Massimiliano Sacchi (clarinetti), Annalisa Madonna (voce), Gianluca Rovinello (arpa), Marcello Giannini (chitarra ed elettronica), Pasquale Benincasa (percussioni). Giovedì 24 giugno sarà di scena L'invenzione Del Vento di Lorenzo Pavolini, adattamento Antonio Marfella (cast in via di definizione). A seguire venerdì 25 giugno Anna Maria Di Luca di SkySport condurrà una serata con un importante protagonista del mondo dello sport. Sabato 26 giugno sarà la volta di Cazzimma&Arraggia, primo studio sulla passione da un sogno di Fulvio Sacco, Napoleone Zavatto corpi e voci Errico Liguori, Fulvio Sacco. Claudio Di Palma accompagnato al pianoforte da Danilo Rea sarà protagonista di Maradona Concerto, testi di Roberto De Simone, Ruggero Cappuccio e altri (domenica 27 giugno). Lunedì 28 giugno sarà di scena lo spettacolo Prova, scritto da Roberto Azzurro e Paolo Coletta, con Rosaria De Cicco, regia Roberto Azzurro. Mercoledì 30 giugno appuntamento con L'ala Destra Del Dio Di Cuoio di Sara Bilotti e Luciano Melchionna, con Giandomenico Cupaiuolo, regia Luciano Melchionna. E per finire, dal 23 al 30 giugno, sempre nell’ambito della sezione SportOpera sarà possibile visitare la mostra di Matteo Ciambelli.


LETTERATURA

Laggiù è il titolo della sezione Letteratura 2021, progetto a cura di Silvio Perrella, che si terrà dal 15 al 21 giugno presso lo spazio della Manifattura Storica della porcellana di Capodimonte alle ore 19.00.  “Ognuno ha la sua distanza da colmare, un laggiù da raggiungere e da frequentare – spiega Silvio Perrella - È un invito al viaggio. Che si può fare anche stando fermi e immobili sulla poltrona o con la guancia sul cuscino. Laggiù è un paese popolato o sgombro, un’isola, un altipiano, una pianura; una semplice siepe, forse una nuvola o un temporale o la distesa inquieta del mare. I poeti sanno come mettere sulla loro strada questo avverbio, gli tengono compagnia e fanno in modo da non farsene trovare soli. Laggiù compare nei loro versi come una spia, lampeggia in fondo alla riga o la spalanca all’inizio. È la nostra parola-sentiero di quest’anno. È il nostro modo di stare vicini alla solitudine dello scrivere”.
 
Poesia, musica, condivisione di sguardi sul mondo che ci circonda: appuntamento di apertura il 15 giugno con “Passeggiando Tra Le Lingue - Salvatore Di Natale, Fuir, là-bas, fuir...Franco Loi”, con Igor Esposito, Milva Marigliano, Ciro Riccardi; i versi funambolici napoletani di Salvatore Di Natale in controcanto ai versi milanesi di Franco Loi, recentemente scomparso. Lo scrittore, poeta drammaturgo Giuseppe Conte sarà protagonista il 16 giugno di “Non finirò di scrivere sul mare”, una serata dedicata ad uno dei più grandi poeti italiani di oggi. Giovedì 17 giugno sarà la volta di Carmen Gallo - Elisa Biagini – Daniele Mencarelli, tre voci a rappresentare polifonicamente la poesia contemporanea. Spazio alla poesia con “Aspettando Louise Glück” il 18 giugno, insignita di recente del premio Nobel, la poetessa americana sa dialogare con uno dei paesaggi più nostri e più intimi, come dimostrano i versi di Averno. Appuntamento con Casa Della Poesia di Baronissi e Giancarlo Cavallo con “26 - Tribute to the twenty-six dead women” per sabato 19 giugno: nel 2017 la nave spagnola Cantabria attracca al porto di Salerno con quattrocento migranti salvati nel Mediterraneo, a bordo anche 26 cadaveri di donne, “presumibilmente nigeriane” tra i 14 e i 18 anni, presumibilmente annegate. Quel numero, il 26, diventa il titolo del poemetto di Giancarlo Cavallo. Sandro Penna sarà protagonista della serata di domenica 20 giugno con “Vestita di lui” con Iaia Forte: Una grande attrice si veste dei versi di Sandro Penna (12 giugno 1906 –21 gennaio 1977), di uno dei nostri poeti più amati, un classico del Novecento. Si va poi a concludere la sezione letteratura lunedì 21 giugno con lo scrittore e poeta Ugo Piscopo e con Renato Carpentieri che darà voce e corpo ai suoi versi. La sezione Letteratura è coordinata da Brigida Corrado, organizzazione Vesuvioteatro.org.


MUSICA
Si parte, con un’anteprima di prestigio, il 19 marzo al teatro Mercadante di Napoli, dove il Maestro Riccardo Muti dirigerà l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini nella Sinfonia spagnola che Saverio Mercadante compose per “I due Figaro” e nella Sinfonia n.9 in do maggiore D 944 di Franz Schubert, nota anche come La Grande. Due composizioni con una storia comune. Il manoscritto de “I due Figaro, prosecuzione delle Nozze mozartiane e del Barbiere di Rossini, fu scoperto a Madrid nel 2009 dallo studioso torinese Paolo Cascio. L’opera, un melodramma buffo, composta nel 1826 su libretto di Felice Romani, incorse nel rigore della censura e venne rappresentata soltanto nel 1835 nella stessa capitale spagnola. Anche “La Grande” di Schubert, composta tra il 1825 e il 1826, ebbe un’esecuzione pubblica molti anni dopo. Fu Robert Schumann a scoprirla tra le carte dell’autore e Felix Mendelsshon il primo a dirigerla al Gewandhaus di Lipsia il 21 marzo 1839. Un’altra partitura “ritrovata”, quindi. Per una creazione di grandi ambizioni che rappresenta un ponte verso il sinfonismo tardo Romantico. Il concerto del Campania Teatro Festival, registrato al Mercadante il 19 marzo, seconda tappa di una tournée in streaming organizzata da Ravenna Festival che dopo Napoli toccherà anche Palermo, sarà disponibile dal 26 marzo su live.napoliteatrofestival.it, cultura.regione.campania.it, ansa.it e ravennafestival.live.

Non solo Muti, però. il programma di questa Sezione prevede altri appuntamenti di rilievo.
A cominciare da “Avvenne a Napoli”, il 12 giugno al Giardino Paesaggistico Pastorale di Capodimonte, luogo che ospiterà tutti gli eventi musicali napoletani della sessione estiva. Un concerto dal sapore classico e contemporaneo, omaggio di Eduardo De Crescenzo ai grandi Maestri che ci hanno insegnato l’Arte dei Sentimenti. Una rilettura della canzone napoletana, fedele ai dettami stilistici originali, che ha lo scopo di raccontare alle nuove generazioni il miracolo che accadde tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 dall’incontro di grandi musicisti e grandi poeti in quella che ancora oggi è considerata nel mondo, e non soltanto per la straordinaria stagione alla quale si fa riferimento, una delle capitali della cultura musicale. In scena, ad accompagnare la fisarmonica e l’armonica voce di De Crescenzo, ci sarà il pianista internazionale Julian Oliver Mazzariello, esecutore anglo-italiano di emozioni napoletane.

Gli “Incontri” svolgono spesso una funzione di stimolo per la creatività di un artista. E’ accaduto al batterista Ivo Parlati (batteria), che dall’incontro con altri due musicisti, Francesco Valente (chitarre) e Matteo Pezzolet (contrabbasso e basso elettrico), ha ideato un viaggio fatto di comuni immaginari sonori, ispirati a loro volta da quelli cinematografici e letterari. Una fusione di talenti che trovano espressione non solo nella rivisitazione di brani, tra l’acustico e l’elettronico, ma anche in composizioni originali. La data del concerto è quella del 17 giugno.

Il 24 giugno spazio a Passione Live- The next generation, una produzione Arealive srl, ultimo capitolo di un progetto nato da un’idea del famoso regista italo-americano John Turturro. Uno spettacolo che, prendendo spunto da un docu-film nel quale Turturro raccontava la storia della canzone napoletana con intelligenti e vivaci accenti di modernità, favorisce e incentiva, in sinergia con il regista di “Passione”, la mission internazionale dell’incontro tra la ricchissima tradizione classica della nostra melodia e una nuova e creativa generazione di interpreti. Si alterneranno infatti sul palco  Francesco Di Bella (24Grana), Dario Sansone (Foja), Roberto Colella (La Maschera), Maldestro, Gnut, Flo, Irene Scarpato (Suonne d’Ajere) e Simona Boo. Con loro, Marco Caligiuri (Batteria), Gigi Scialdone (Chitarre acustiche e Plettri), Fofò Bruno (Chitarre Elettriche), Caterina Bianco (Tastierista), Ernesto Nobili (Direzione musicale e Basso). Alla Prima napoletana, quasi a sancire un ideale passaggio di testimone, è prevista la presenza di uno o più artisti - Raiz (Almamegretta), James Senese & Band, Peppe Servillo - che hanno regalato e continuano a regalare al panorama musicale nazionale e internazionale autentiche gemme della loro arte.

Il giorno dopo, 25 giugno, approda al Campania Teatro Festival “Nautis”, un immaginario viaggio musicale che rappresenta il punto d’incontro tra artisti di diversa estrazione e provenienza geografica, ciascuno dei quali porta in dote a bordo il proprio bagaglio di esperienze, abbracciando quelle degli altri senza barriere stilistiche. Maqamat arabi, armonie mitteleuropee, sonorità nordiche, contrappunti in stile polifonico, elementi di improvvisazione jazzistica trovano fusione ed equilibrio in un imprecisato luogo itinerante tra Europa, Mediterraneo e Medio Oriente. Accostando strumenti solo in apparenza di diversa estrazione. Con Gianluca Campanino (oud), Inger Hannisdal (violino), Ivano Leva (pianoforte) e Fulvio Gombos (contrabbasso).

“Little people” di Bonnie Music è invece un progetto di musica descrittiva, ambient e psichedelica ideato e curato dal batterista Andrea Bonioli. Atmosfere oniriche e climax parossistici, mantenendo sempre centrale il parametro melodico, si intrecciano nel racconto musicale di alcuni dei misfatti odierni di una società distopica, fatta, come da titolo dello spettacolo, di piccole persone, ma non priva di sarcastico romanticismo. Sul palco, il 4 luglio, ad affiancare lo stesso Bonioli (batteria e percussioni), ci saranno Roberta Rossi (vocals), al basso Pierpaolo Ranieri e alle tastiere Francesco Infarinato e Sebastian Marino. 

Altri spettacoli della rassegna andranno in scena in tre diversi luoghi della regione Campania.

Il 18 giugno a Montesarchio (Bn), in piazza Umberto I, con replica il giorno successivo nell’Anfiteatro di Avella (Av), Capone & BungtBangt tornano in tour con un live dal titolo “Come suona il caos” che unisce energia e contenuti. Fondatori italiani della junk music, o musica ecologica, usano strumenti realizzati con materiali riciclati e sono diventati simbolo di creatività a costo zero e di rispetto per l’ambiente. Per restare stupiti dalle sonorità e dalle vibrazioni sanguigne che si nascondono in una “scopa elettrica”, una comune scopa con un elastico che suona come una chitarra elettrica, o nella “buatteria”, una batteria realizzata con bidoni di plastica e metallo. La formazione è composta da Capone (voce, scopa elettrica e percussaglie), Mr. Paradais (scatolophon, basso da ponte e percussaglie), Maestro Zannella (buatteria) e Horùs (tubolophon, mazzimba e percussaglie). La regia è di Raffaele Di Florio, la produzione di Sciarap Muzik.
Nel Teatro Naturale di Pietrelcina (Bn) il 25 giugno si potrà assistere infine a “Jazz by bus”, il concerto di Karima. La cantante italo-algerina sarà impegnata in un repertorio che comprende standard jazz, ma anche soul, oltre ad alcuni successi di Burt Bacharach e brani della canzone d’autore italiana che il pianista Piero Frassi ha arrangiato su misura per la sua voce. Insieme allo stesso Frassi, pianista storico di Karima, vedremo sul palco anche il bassista Gabriele Evangelista, il batterista Bernardo Guerra e due giovani talenti del panorama jazzistico nazionale.


CINEMA

La sezione Cinema - che si terrà nello spazio antistante il Cisternone del Real Bosco di Capodimonte dal 24 al 30 giugno - abbraccia progetti sfaccettati e ricchi di spunti di riflessione: Quartieri di vita, Autobus Numero 2857, Lampi Sulla Scena, Il cinema della palingenesi, Ale che balla sui tetti.

Laboratori di teatro, danza, musica e arte esplorano le frontiere individuali, culturali e razziali nel segno della condivisione, dell’integrazione e dell’inclusione sociale. Con questi obiettivi Quartieri di vita è diventato – dal 2016 a oggi – un appuntamento imprescindibile nel panorama culturale e sociale campano. Nel 2020 la rassegna ha assunto una forma diversa rispetto alle edizioni precedenti a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19. A causa della chiusura dei teatri, gli esiti dei laboratori delle singole compagnie coinvolte sono stati ripresi in video arricchiti da scene di backstage e interviste: i prodotti finali – tutti legati dal filo conduttore del particolare periodo storico che stiamo attraversando - saranno visibili dal pubblico nelle serate dedicate alla sezione Cinema del Campania Teatro Festival. 
Questi i titoli: Afronauts.0 di Ide Maman, Io Donna ideato da Gina Ferri, Il Natale Della Resistenza - Avvento in tempo di pandemia di Mariano Bauduin e Mimmo Napolitano, Ashraqat a cura di Enzo Mirone, Arti Vibranti da un’idea di Giuliana Tabacchini, Madama Pace un docufilm di Mutamenti / Teatro Civico 14, Is There Anibody IN There? diretto da Peppe Fonzo, La giostra del moro un progetto di Nuovo Teatro Sanità scritto da Mario Gelardi, Antigone Barracano Tragedie nel Rione Sanità il docufilm drammatizzazione e regia di Francesco Scotto, Komorebi a cura della compagnia Putéca Celidònia drammaturgia Emanuele D’Errico, Pietas della Solot Compagnia Stabile di Benevento, Lavori in corso Studio per attore cum figuris – Natale in Casa Cupiello Docufilm un progetto a cura di Interno 5 e Teatri Associati di Napoli, No Words Storie Di Bellezza E Di Imbarazzi ideazione, regia e testi Marco Dell’Acqua, Una Favola Azzurra un lungometraggio con soggetto di Renato Salvetti e Antonella Ippolito.

Era il primo dicembre di sessantasei anni fa, quando a Montgomery in Alabama, una 42enne afro-americana di nome Rosa Parks rifiutò di alzarsi dal suo posto sull'autobus numero 2857 per cederlo a una donna bianca. Iniziò quel giorno la caduta della segregazione razziale negli Stati Uniti e ne fa un’analisi crudele ma dal sapore poetico Autobus Numero 2857 con Vinicio Marchioni. Musiche composte ed eseguite dal vivo da Ivo Parlati, progetto luci, video e regia Nadia Baldi; voci di Antonella Ippolito e Davide Paciolla, Batteria Ivo Parlati, Pianoforte Dario Zeno, Contrabbasso e Basso elettrico Matteo Pezzolet, Trombone Roberto Schiano. Oggi come allora è necessario ricordare il coraggio di Rosa Parks. Le forme razziali non hanno solo un colore diverso, le forme razziali si insinuano in ogni mente deviata, in ogni stato deviato e deprivano l’essere umano di quella dignità che gli è legittima. Il dock-film per il teatro è una Produzione Fondazione Campania Dei Festival.

Ed è ancor Rosa Parks il fulcro della riflessione di Ale Che Balla Sui Tetti, un progetto a cura di Manovalanza, un docufilm con la regia di Adriana Follieri, drammaturgia Adriana Follieri, Francesco Follieri. Una dedica delicatissima a Rosa Parks, all’attivista e alla donna, alla forza elegante e sottile di un corpo-mente con le idee chiare, alle donne invincibili di questo nostro tempo gretto. Una lacrima fa simbolicamente da cornice all’intimo racconto, dolente eppure non privo di splendore. Quanti secondi ci mette una lacrima a staccarsi e a cadere? In quel tempo sospeso si svela il mondo interiore di una donna come tante: lavoratrice e innamorata, pensante e sola, piena di dubbi, donna la cui intera vita passa nel processo di lenta e inesorabile cristallizzazione di quella lacrima. La lacrima scandisce il tempo e non si disfa. È come lei, tutta intera, donna come una lacrima sospesa che riflette solo ciò che la guarda: una finestrella, spiraglio grazie a cui immaginare un oltre, un fuori, un sopra le cose, un tetto su cui salire per fare l’unica rivoluzione possibile.

Sette film e due lezioni di storia del teatro dal 13 al 19 giugno compongono la rassegna di cinema a cura di Roberto D’Avascio. Le lezioni di storia ripercorrono le vicende umane ed artistiche di due figure chiave del teatro elisabettiano, William Shakespeare e John Ford, la cui parabola sulle scene londinesi segna rispettivamente la massima affermazione e la fine della più grande stagione del teatro inglese. Un narratore e una coppia di attore intrecciano un racconto che focalizza momenti decisivi per la storia del teatro. Una linea rossa lega il teatro/palcoscenico del mondo di Shakespeare alla scena crudele e barocca di Ford. Questo e molto altro sarà Lampi Sulla Scena - Due lezioni di storia del teatro, La scena elisabettiana da William Shakespeare a John Ford a cura di Roberto D’Avascio per Arci Movie, due serate, il 13 e il 14 giugno 2021 presso il Parco di Capodimonte.
Il cinema della palingenesi - Rigenerazione delle immagini per il mondo che verrà annovera invece sette serate per sette film. Ogni film è sempre un’opera di palingenesi, a partire dal lavoro cinematografico sulle immagini, che vengono montate, smontate e rimontate per dare loro nuovo senso, spesso di maggiore purezza rispetto al reale di partenza. La rassegna di quest’anno, dopo un lungo periodo di sofferenza per tutta la nostra società, vuole indagare il tema della rigenerazione e della rinascita attorno a generi cinematografici molto diversi tra loro. Una selezione di film che mettono in scena la palingenesi come resistenza di uomini/libro (Truffaut), come ricerca incessante della grazia (Malick), come deflagrazione comica (Monthy Pyton), come irrefrenabile passione amorosa dai contorni barocchi (Luhrmann), come rifondazione antropologica post-zombie (Romero), come ripensamento radicale dello spazio/tempo (Zemeckis), come riscrittura allucinata di un mosaico socio-territoriale (Nicoletti). Tutte storie che rompono una barriera per oltrepassare un confine ed immaginare in che forma rinascere, in che nuova direzione andare. La rigenerazione parte da una proliferazione di immagini e dalla forza che avrà il nostro sguardo di vedere quello che c’è subito dopo. Questi i film in programma: Fahrenheit 451 di François Truffaut, The Tree of Life di Terrence Malick, Monthy Pyton - Il senso della vita di Terry Jones, Romeo+Giulietta di William Shakespeare di Baz Luhrmann, La notte dei morti viventi di George A. Romero, Ritorno al futuro di Robert Zemeckis, Giù dal vivo di Nazareno Nicoletti.

Antoine Doinel, eteronimo di Francois Truffaut - Un caleidoscopio amoroso è la maratona di film dedicata a Truffaut a cura di Silvio Perrella che si terrà il 22 e 23 giugno. Nella folta filmografia di Francois Truffaut (1932-1984) lampeggiano cinque film - quattro lungometraggi e un cortometraggio – che non solo fanno storia a sé, ma costituiscono un vero e proprio ciclo: si tratta de Le avventure di Antonie Doinel. Chi è Antonie Doinel? È un eteronimo di Truffaut. Un personaggio d’invenzione che ha una sua biografia e una sua opera autonome da chi lo ha creato, anche se gli assomiglia molto, soprattutto fisicamente. Caso piuttosto raro se non unico, Truffaut ha affidato a uno stesso attore la responsabilità immaginativa d’interpretare questo personaggio in itinere: Jean-Pierre Léaud: Antonie è un bambino nei Quattrocento colpi (1959), ha una prima delusione amorosa in Antonie e Colette (1962), è finalmente libero dal servizio militare in Baci rubati (1968), è un giovane sposo e padre in Non drammatizziamo… è solo questione di corna (1970), è il primo divorziato consensuale in L’amore fugge (1979).


MOSTRE

La Sala Causa del Museo di Capodimonte, il Chiostro San Domenico Maggiore, Made In Cloister e il Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino di Montesarchio, sono le location che ospiteranno le dieci mostre 2021 del Campania Teatro Festival.
Il Chiostro San Domenico Maggiore ospiterà la mostra Bestiario teatrale. Emma Dante e la Compagnia Sud Costa Occidentale, a cura di Maria Savarese. Oggetti di scena, fotografie, locandine, bozzetti: la mostra, il cui titolo prende spunto dall’omonimo libro edito da Rizzoli, apre per la prima volta uno scorcio sull’universo teatrale della regista e drammaturga a circa vent’anni dalla costituzione della Compagnia. La mostra ripercorre la narrazione degli spettacoli, in un percorso che evidenzia i temi cari alla regista come la famiglia, l’emarginazione, l’infanzia e la sua componente ludica. Ideazione Vertigo Associazione Culturale, in collaborazione con Compagnia Sud Costa Occidentale, Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e Turismo, con il contributo di Cosmopol S.p.A. e De Vizia Transfert S.p.A. Inaugurazione 12 giugno alle ore 17,00 al Chiostro di San Domenico Maggiore Apertura al pubblico: dal 13 giugno al 10 luglio 2021; dal mercoledì al sabato dalle 11 alle 18, chiuso domenica; ingresso gratuito.
Sei le mostre che si potranno visitare presso il Museo di Capodimonte con inaugurazione il 12 giugno ore 19,00; apertura al pubblico: dal 13 giugno all' 11 luglio 2021; dal giovedì alla domenica dalle 17 alle 20,00. Ingresso gratuito.
Marina Turco proporrà Le Forme Dell’ Anima, un progetto che si compone di busti afferenti a due nuclei di produzione, uno dedicato al mondo antico e uno alla drammaturgia teatrale. La prima parte del progetto celebra il versante mistico, sacrale, mitico, da cui traggono vita sia l’atto teatrale che la scrittura drammaturgica. La seconda parte della mostra sarà dedicata alla drammaturgia teatrale e ai suoi scrittori: alcuni di questi drammaturghi riplasmano l'esperienza del rito, rendendolo elemento dialettico della condizione umana del tempo; altri rinsaldano il legame con il mondo antico costruendo su questa memoria arcaica le fondamenta di una nuova creatività o il motore drammaturgico di vari sviluppi narrativi. Mostra a cura di Vincenzo Pastore. (Sala Causa del Museo di Capodimonte).

Il Tempo dell’Attesa è la mostra di Lia Pasqualino, una figura di rilievo nel panorama della fotografia italiana contemporanea. La ricerca fotografica di Lia Pasqualino è sentimentalmente legata alla Sicilia e a Palermo, dunque all’intenso distillato umano che vi abita e al mistero del volto che vi si rivela, e in ogni suo scatto si compone una narrativa fatta non solo di osservazione, ma anche di messa in scena: ritratti, foto di reportage, foto astratte, e una sezione dedicata alle  fotografie di scena, in cui il racconto di arti complesse e affascinanti come il teatro e il cinema si fonde con una ricerca fotografica rigorosa e mai subalterna. Mostra a cura di Vincenzo Pastore, curatela di Giovanna Calvenzi. (Sala Causa del Museo di Capodimonte).
Un percorso sensoriale, dove il suono e l’immagine si mescolano per dar vita a un’esperienza coinvolgente e stimolante. È Synaesthet X, un progetto artistico di Paolo Iammarrone e Vincenzo Fiorillo. La mostra è suddivisa in due ambienti separati, il percorso inizia con l’esposizione delle opere di Paolo Iammarrone nel primo ambiente, mentre nel secondo ambiente si assisterà alla performance ideata da Vincenzo Fiorillo. L’allestimento mira a creare un luogo sensoriale, con profumi, immagini e suggestioni, cercando di far immedesimare l’osservatore nell’immaginario del mondo femminile dell’artista. La mostra è corredata dalle musiche originali di Ivo Parlati. Mostra a cura di Vincenzo Pastore. (Sala Causa del Museo di Capodimonte).
LAB/per un laboratorio irregolare è la mostra che nasce dall’omonimo laboratorio di Antonio Biasiucci ideato nel 2012 per rispondere all’esigenza di creare un percorso per giovani fotografi, completamente gratuito, in cui trasmettere un metodo di costante approfondimento e critica del proprio lavoro. Ogni passaggio di questo percorso, dalla creazione del progetto, alla realizzazione di un portfolio, all’allestimento e all’organizzazione della mostra, fino alla stampa del catalogo, rientra nell’attività del laboratorio. LAB è dedicato alla città di Napoli, ai suoi abitanti, al rapporto tra le nuove generazioni e la cultura contemporanea. (Sala Causa del Museo di Capodimonte).
Mario Buonoconto – Retrospettive è la mostra dedicata all’artista napoletano scomparso nel 2003. Buonoconto è stato un pittore e scenografo italiano. Appartenente alla terza generazione di una famiglia di pittori, eredita la passione e la maestria del nonno Alberto e del padre Aldo. Nel febbraio 1977 - insieme a Cerino e con D'Albenzio, Viviani e Vastare - fonda il gruppo Figurativa 5 e ne cura il manifesto. È degna di nota anche la sua attività di restauratore. Suoi sono gli interventi di restauro nell'Arciconfranternita della SS. Trinità di Ercolano e nella chiesa del Carmine di Gragnano. Accanto all'attività di pittore e docente di storia dell'arte, va menzionata l'intensa attività in campo teatrale. Come scenografo e costumista, collabora con moltissimi artisti. Nel 1996 cura l'ambientazione scenografica (elementi pittorici in diaproiezione) di tre spettacoli di Ruggero Cappuccio: Desideri Mortali, per la Cooperativa La Sfinge, al Teatro Valle di Roma; Nel tempo di un tango per "Benevento, città spettacolo"; Re Lear al Teatro Verdi di Salerno per la Cooperativa Teatro Segreto. A lui è dedicata la mostra a cura di Maria Grazia Ritrovato. (Sala Causa del Museo di Capodimonte).
Simona Fredella propone la mostra Malùra: perdizione, rovina, stato di grave dissesto a cura di Chiara Lombardi. In questa mostra è il corpo ad andare in malora. Protagonisti sono, infatti, i corpi di alcuni dei più noti autori/drammaturghi napoletani dal limitare dell’Ottocento fino ai giorni nostri, ritratti in un inusuale processo di de-composizione. L’intento dell’artista è cercare di cristallizzare nel disegno la forza creatrice dell’universo immaginativo di ognuno di loro, che pulsa attraverso la materia organica divorandola, riplasmandola continuamente. Tra quel che resta dei loro corpi, si potranno riconoscere: Eduardo Scarpetta, Raffaele Viviani, Eduardo de Filippo, Roberto De Simone, Manlio Santanelli, Enzo Moscato, Annibale Ruccello, Ruggero Cappuccio e Mimmo Borrelli. Autori-attori, questi, dello spettacolo senza fine della rovina che va in scena nel ventre di Napoli: enorme corpo di madre in bellissima, struggente malùra eterna. (Museo di Capodimonte Inaugurazione 12 giugno ore 19,00; apertura al pubblico dal 14 giugno all' 11 luglio 2021; dal giovedì alla domenica dalle 17 alle 20,00).
Pino Daniele. Mascalzone Latino è la mostra che si terrà invece presso Made in Cloister, a cura di Guido Harari e Alessandro Daniele, e presenta per la prima volta in stampe di grande formato le fotografie più iconiche di Pino Daniele realizzate dai fotografi che lo hanno seguito più da vicino lungo l’intero arco della sua carriera. Immagini apparse sulle copertine di dischi storici e molte immagini inedite. A cominciare da alcuni ritratti giovanili scattati da Lino Vairetti degli Osanna per passare, seguendo uno sviluppo cronologico, alle immagini di Mimmo Jodice, Cesare Monti, Guido Harari e Luciano Viti. La mostra è integrata dai brani storici di Pino Daniele e accoglierà l'installazione di alcuni oggetti e strumenti a lui appartenuti, in particolare alcune sue chitarre rese celebri anche dalle copertine dei suoi dischi, fino al mandolino utilizzato per le registrazioni di “Napule”, ai fogli scritti di suo pugno con le scalette dei concerti. Prologo 25 giugno; apertura al pubblico: dal 18 settembre al 31 dicembre 2021, dal martedì al sabato dalle 10 alle 18, chiuso mercoledì; ingresso 5 euro.
Presso il Museo Archeologico Nazionale del Sannio Caudino di Montesarchio sarà possibile visitare la mostra Rosso Immaginario - Il racconto dei vasi di Caudium. Un modo di raccontare in maniera insolita i miti greci dipinti sui vasi dell'antica Caudium attraverso animazioni, mini mapping e giochi di luce ed ha nella sua essenza un sapiente connubio tra sofisticate tecnologie innovative e i vasi figurati rinvenuti nella necropoli di Montesarchio. Le immagini dipinte sui crateri a figure rosse databili al V-IV secolo a.C. costituiscono il punto di partenza per lo svolgimento di racconti su miti ed eroi del mondo greco. Il ritorno all’Olimpo di Efesto (il fabbro degli dei forgiatore delle armi di Achille), il dolore di Elettra sulla tomba del padre Agamennone, la partenza di Trittolemo sul carro alato per donare il grano all’umanità, sono solo alcune delle storie narrate attraverso video, olografie e proiezioni di immagini animate. Il percorso della Mostra si snoda nelle celle del carcere borbonico del Castello, in una ambientazione insolita e suggestiva. Orari di apertura: dalle ore 9.00 alle ore 19.00, chiuso il lunedì.


PROGETTI SPECIALI

La sezione Progetti Speciali presenta percorsi artistici che tracciano una linea di continuità con la vocazione di questa sezione a essere terreno di sperimentazione in cui provare a consolidare le pratiche sceniche.

Il sogno reale. I Borbone di Napoli è un progetto di Ruggero Cappuccio per il Campania Teatro Festival, a cura di Marco Perillo, dedicato alle meraviglie dell’epoca borbonica. Un focus su un periodo storico senza precedenti, i cui fasti e i cui primati, a Napoli come nel resto del Sud Italia, attraggono, incantano e accendono riflessioni ancor oggi. Sette scrittori italiani (Silvio Perrella, Emanuele Trevi, Wanda Marasco, Elisabetta Rasy, Viola Ardone, Pierluigi Razzano, Marco Perillo) hanno realizzato per il Campania Teatro Festival sette racconti ispirati a personaggi, storie, aneddoti e luoghi relativi all’epoca borbonica. Questi racconti saranno interpretati da sette attori: Sonia Bergamasco (13 giugno), Alessandro Preziosi (18 giugno), Lina Sastri (20 giugno), Iaia Forte (1° luglio), Euridice Axen (3 luglio), Luca Zingaretti (4 luglio), Alessio Boni (11 luglio) nella splendida cornice della Reggia di Capodimonte. Un’agile guida, distribuita gratuitamente, passerà in rassegna i principali siti del periodo borbonico svelandone tutti i segreti. 

Il Campania Teatro Festival ospiterà il testo di uno degli autori contemporanei tra i più apprezzati: la Kassandrà di Sergio Blanco, con Roberta Lidia De Stefano, per la regia di Maria Vittoria Bellingeri. Una Kassandrà iper-contemporanea, quella del drammaturgo franco uruguayano tra i più interessanti del panorama internazionale, autore dalla potenza interrogante unica. Il fascino del teatro di Sergio Blanco sta nell’adottare con estrema intelligenza la formula dell’auto-finzione (una sorta di declinazione identitaria del docufilm cinematografico). È un drammaturgo che nella sua scrittura teatrale dimostra una capacità colta e sfacciata di raccontare il lato oscuro della nostra anima, ci chiede di dare per vero ciò che vero non è e per falso ciò che alla fin fine potrebbe essere plausibile. Blanco con Kassandrà decide di esplorare una donna “in transito”, senza una identità fissa, né indirizzo, né paese. Una clandestina. (Presso il Cisternone del Real Bosco di Capodimonte l’8 e 9 luglio – Prima Nazionale)

Les Folies Napolitaines è lo spettacolo della compagnia Burlesque Cabaret Napoli di Floriana D'Ammora e Roberta Della Volpe, in arte Fanny Damour e Roby Roger, le quali dopo aver condiviso un percorso formativo tra teatro, danza, arti visive, grafica e fumetto decidono di dedicarsi allo studio e alla ricerca di una forma d'arte quale è il Burlesque. Les Folies Napolitaines è ispirato agli spettacoli di varietà dell'âge d'or parigina del teatro Les Folies Bergères. Si rifà ad una tradizione europea di music hall, varietà e cabaret dove si respirava un clima licenzioso, erotico ed al tempo stesso comico. Nello spettacolo in scena al Campania Teatro Festival si alternano siparietti in cui ogni performer è protagonista e porta in scena una sua personale visione dell'erotismo oltrepassando la linea invisibile tra palco e spettatore. (Capodimonte- Giardino Paesaggistico Pastorale, 1 e 2 luglio – Prima nazionale).

Metamorfosi – di forme mutate, è lo spettacolo proposto dal Teatro del Lemming a cura di Alessio Papa; liberamente ispirato alle Metamorfosi di Ovidio, propone per ogni partecipante un'immersione intima e personale nello spazio del rito, del mito e del ricordo. Il lavoro propone anche una possibile via d’accesso ad un altro livello di realtà, dove siamo posti all’incrocio fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. È come se si precipitasse nel labirinto di una memoria ad un tempo personale e archetipica. Siamo di fronte, forse, a dei fantasmi, all’evocazione di un passato che si fa presente ma che non può tornare. La distanza attore-spettatore mima qui quella distanza che ci separa da ciò che è stato e che non tornerà più. In un’epoca di “distanziazioni sociali” e di consumo bulimico di immagini standardizzate, il tentativo è quello di costruire uno spazio rituale e misterico, nel quale opporre al fragore dei media il silenzio di un incontro, il fuoco di un’esperienza condivisa. Un incontro fra umani. con Alessio Papa, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini, Katia Raguso, Marina Carluccio; frammenti poetici da Publio Ovidio Nasone, Bino Rebellato, Nina Nasilli, Massimo Munaro, musica drammaturgia e regia Massimo Munaro. (Presso il Cisternone del Real Bosco di Capodimonte il 4 e 5 luglio – Prima Nazionale)

Tra i progetti speciali rientra anche la realizzazione del volume di Silvia Cocurullo e Teresa Megale P(Arti) di scena. Cartellonistica teatrale napoletana del primo Novecento, un volume con la prefazione di Ruggero Cappuccio. Nei depositi del Museo di San Martino di Napoli esiste una rara e cospicua raccolta di cartelloni dipinti su carta, di fondali, striscioni, manifesti di spettacoli, testimonianza della pratica scenica dei teatrini di pupi, fiorente a Napoli soprattutto nell’Ottocento e scomparsa nel secondo dopoguerra.  La raccolta, inedita, costituita da circa 400 pezzi, fa parte del patrimonio del Museo di San Martino ed è appartenuta ad un misterioso pupante attivo a Napoli ancora a metà Novecento. Le autrici si propongono lo studio si questo straordinario giacimento e la successiva pubblicazione in un volume, di grande formato e di circa 300 pagine a colori.
Sala d’attesa – Storie è il talk show che porta sul palco del Campania Teatro Festival una grande sala d’attesa: quattro appuntamenti, quattro argomenti di discussione e ospiti sempre diversi pronti a interagire col pubblico in sala. Musica, immagini e parole faranno il resto. Un’esperienza collettiva, prima ancora che uno spettacolo con focus dedicati volta per volta a un unico personaggio, una singola storia intrecciata a una trama più spessa, un unico protagonista che dipanerà la tela di un racconto più ampio dedicato alla cultura, al sociale, alla scienza e alla filosofia. Ettore De Lorenzo, autore e regista dello spettacolo dirigerà l’orchestra di voci che svilupperanno i temi scelti per questo esperimento teatrale che contamina varie arti. Sul palco non mancheranno come ormai di prassi musica e prosa, grazie alla presenza della “Bandaspè” e di un attore guest che regalerà letture da cui trarre spunto per il dibattito. Scritto e diretto da Ettore De Lorenzo che è anche attore con Giosi Cincotti, Carlo Di Gennaro, Machi Di Pace, Ugo Gangheri, Ernesto Nobili. (Capodimonte-Casino Della Regina, dal 24 al 27 giugno in prima nazionale).
Oasis è un progetto artistico interdisciplinare e multimediale, uno spettacolo itinerante all’interno del Real Bosco di Capodimonte, creato dal Teatro Potlach, con la regia di Pino Di Buduo, antropologo ed esperto nella drammaturgia artistica degli spazi pubblici. Questo progetto esplora il tema dei cicli agroalimentari della profonda tradizione dei saperi del mare e dei saperi della terra. Ma anche i saperi artigianali veri e propri come ad esempio i processi creativi del presepe napoletano. Uno spettacolo immersivo dove ogni “bene” diventa spettacolo, e dà luogo a suggestioni visive. Lo spettatore ha un ruolo fondamentale ed insieme agli artisti, si trasforma in un viaggiatore-esploratore di paesaggi dell’immaginazione legati alla propria memoria e alla memoria della propria città. Gli attori, i performer e gli artisti visivi racconteranno ai viaggiatori i riti antichi della terra, i suoni e i colori, i sapori e i saperi, i beni immateriali, i cicli vitali e lo fanno in modo nuovo, utilizzando le più sofisticate tecnologie digitali nel campo del suono e delle immagini. (4 luglio – Prima nazionale)
Tra i progetti speciali abbiamo anche Lingue Di Cane Whiting For #Foodistribution un progetto di Manovalanza, a cura di Davide Scognamiglio, Daniele Ciprì, referente scientifico Rosario Sommella. Foodistribution è un progetto di ricerca scientifica e artistica che mette in relazione l'analisi del processo abitativo e la gentrificazione di piccole e grandi comunità con il teatro, la fotografia e il disegno luci. Siamo nel tempo dell’immobilità, e la dicitura “Whiting for #foodistribution” indica l’esercizio attivo di un’indagine statica, capace di produrre un disegno che è anche direzione. Le "Lingue di cane" sono l’ultimo baluardo di quella civiltà contadina prossima eppure ormai quasi introvabile, come i friarielli amari e saporiti da cui il titolo prende il nome. Il progetto indaga la polarizzazione dei processi individualistici, partendo dalla società e passando per l'economia fino ad approdare all'arte, canale espressivo ma anche sistema non avulso dalle dinamiche del capitalismo. Presso il Cisternone del Real Bosco di Capodimonte il 2 luglio – Prima Nazionale)

Antenate - il tempo del ricordo nella casa delle storie è una performance teatrale nell'Archivio di stato di Napoli, ideata e curata da Marina Rippa e da F.Pl. Femminile Plurale in coproduzione con l'Archivio di Stato di Napoli. L’ obiettivo è avvicinare il pubblico a questo grande patrimonio, cittadine e cittadini che pur abitando a due passi non lo conoscono, turisti, curiosi, aprire le porte di questo enorme diario involontario che racconta la storia economica, sociale ed artistica delle regioni meridionali, dal 1500 in avanti. Storia che parla al presente, in questo tempo più che mai. (Archivio di Stato di Napoli dall’1 al 4 luglio – Prima nazionale)

Inoltre presso il Cisternone del Real Bosco di Capodimonte, per tutta la durata del Campania Teatro Festival si terranno ogni sera gli appuntamenti con i concerti del Dopo Festival a cura di Massimiliano Sacchi. Un programma che alterna artisti affermati nel panorama italiano, con un’ardita puntata sulla scena internazionale, ad altri che vanno rapidamente affermandosi sulle scene e dal promettente futuro: La Nina, Canio Loguercio, Alessandro D'Alessandro, Fratelli Malibu, Luca Iavarone Ted project, Valderrama, Massimo Ferrante, Margherita Vicario, Gino Giovannelli Trio, Marcello Giannini, Irene Scarpato, Ten dead tangos, Malhuma, Sara Vanderwart, Nouvelle Vague.


DANZA NAZIONALE

La sezione Danza, sublime arte, linguaggio dell’anima, relazione fra i corpi, si svolgerà nel mese di settembre ed ospiterà in questa quattordicesima edizione del Campania Teatro Festival: Paradiso – dal paradiso di Dante di Virgilio Sieni, Bisbigliata creatura dell’Associazione Sosta Palmizi, Rifare Bach con la coreografia e regia di Roberto Zappalà, L’odore della pelle della ARB Dance Company con le coreografie di Francesca Gammella, Delayer di Valeria Apicella, Idiot-Syncrasy del duo Igor & Moreno, il progetto MeD Focus Danza a cura di Gabriella Stazio.
Le compagnie di danza campane vantano un grande fermento e il Campania Teatro Festival dedica uno spazio rilevante a queste importanti realtà con il progetto MeD Focus Danza a cura di Gabriella Stazio annoverando quattro spettacoli che offrono punti di vista e riflessioni attuali e dirompenti. Saranno in scena in prima nazionale al Teatro Trianon dal 7 al 10 settembre: Polvere minutissime particelle incoerenti, Collective Trip 7.0, Querida Gala, Your body is a battleground, Elettra.

Polvere minutissime particelle incoerenti è la performance che aprirà la sezione MeD Focus Danza il 7 settembre con la coreografia di Gabriella Stazio, danza di Sonia Di Gennaro. “L'incoerenza – racconta Gabriella Stazio - la mancata coesione delle particelle di un corpo, di una sostanza, può avere i suoi lati positivi. Come il potersi insinuare ovunque, di volare almeno per un po’ e poi di depositarsi, penetrare nuovamente in altri luoghi o nello stesso posto, di essere quasi invisibile, almeno all'inizio. Pensi di averla mandata via (l'incoerenza), ma non è così. Ritorna. Un corpo coerente non può comportarsi allo stesso modo, perché le particelle si aggregano, si consolidano, diventano materia e sei fregato… Ognuno di noi avrà avuto un minutissimo momento di polvere di incoerenza nella vita. Ognuno di noi dovrebbe conservare (nella polvere) un pensiero incoerente, come un ancora di salvezza. Questo è il mio”.

Collective Trip 7.0 – in scena l’8 settembre - è il momento conclusivo di un “atto di pensiero” che coinvolge in questo studio i due coreografi Nicoletta Cabassi e Claudio Malangone. Tema portante è la settima sinfonia di Beethoven. Il punto di partenza è l’idea di un tragitto e quelle trasformazioni che un ambiente e un corpo subiscono durante un percorso. Collective Trip 7.0 è composto da due performance. La prima è HOP.E in La Maggiore di Nicoletta Cabassi, 1° e 4° movimento. L’ascolto della “Settima Sinfonia” di Beethoven infonde un diffuso entusiasmo vitale ma possiede anche tra le note un vago sapore malinconico e avvicinarsi a Beethoven incute sempre un doveroso timore. La domanda principale e perno tematico per la creazione è stato “come ci si sente prima della felicità?”. Seconda performance è Die Happy di Claudio Malangone, 2° e 3° movimento. In un continuo contrasto tra luce e ombra, tensione e riposo, in una sorta di coazione a ripetere, segni evanescenti e leggeri diventano segnali della continua ricerca di un equilibrio tra pulsione e ragione per affrontare il senso dell’esistenza a partire dalla sua transitorietà, passando per l’accettazione di un corpo che dona sofferenza, ma anche di un corpo che è libero di scegliere le proprie passioni.
Querida Gala è ispirato a Elena Diàkonova, conosciuta con il nome di Gala e moglie - oltre che musa ispiratrice - di Salvador Dalì. Gala, la cui femminilità è stata affrontata in vari modi, è da sempre stata oggetto e soggetto d’arte. Questo spettacolo invece la mette al centro dell’attenzione delle sue scelte senza voler aprire un dibattito sull’eguaglianza ma mostrandone la possibilità di realizzazione personale, seppure non in qualità di protagonista. Concept, coreografie e regia sono di Antonello Apicella, musiche originali di Max Maffia, con gli interventi pittorici di Michele Paolillo. Lo spettacolo è un progetto di Associazione Campania Danza diretta da Antonella Iannone. In scena il 9 settembre
L’ultima serata di MeD Focus Danza il 10 settembre vedrà in scena due performance al Teatro Trianon. La prima è la creazione, ispirata all’artista Barbara Kruger, e in particolare all’opera Your body is a battleground, dalla quale prende appunto il titolo, si concentra sul ruolo della donna nella società odierna. Chi decide cosa deve fare o non fare una donna? Chi decide cosa deve essere o non essere? Nella creazione c’è una sfida fra due personalità: una che cerca di essere quello che la società le chiede di essere e si aspetta sia; un’altra, ribelle, che con ironia cerca di essere quello che vuole essere e si accetta per la sua peculiarità: la Diversità! Coreografie di Adriano Bolognino, danzatrice Rosaria Di Maro, musiche di Moderat\Jon Hopkins. La seconda performance porta in scena il mito di Elettra che anch’essa si trova a vivere tutti i giorni una situazione paradossale convivendo con Clitennestra ed Egisto, gli assassini di Agamennone, suo padre. Implosa, schernita, costretta all’ipocrisia, Elettra è il simbolo di una donna che non sa quello che deve fare se non lamentarsi. Può effettuare una scelta però: piangere all’infinito aspettando che Oreste vendichi la morte del padre o può agire. In questa pièce Elettra sceglie di agire, di essere sfacciata, realista, selvaggia e passionale rivendicando la scena, riappropriandosi del suo spazio, del movimento, del sudore, della vita! Regia e coreografia di Nyko Piscopo, interpreti Eleonora Greco, Valentina Schisa, Elisabetta Violante.
La programmazione della sezione Danza del Campania Teatro Festival prosegue con Delayer di Valeria Apicella è “Un dispositivo che crea un ritardo nella trasmissione di un segnale in un circuito”. La performance indaga lo spazio immaginifico tra un corpo in presenza e la sua proiezione, ponendo l’attenzione sul delay/ritardo che si apre tra questi due mondi, e ne potenzia la poetica, istante dopo istante. La figura corporea diventa guida e chiave per l’esperienza in divenire. Il gesto, nel suo divenire eco, si fa altro, cosi come una pietra lanciata in un lago diventa emblema dell’espansione all’infinito della causa. (5 e 6 settembre Teatro Trianon – Prima nazionale).
L’odore della pelle della ARB Dance Company con le coreografie di Francesca Gammella prende vita da una riflessione profonda, sul sentire l’altro attraverso il senso dell’olfatto. Il sentire l’odore permette di riconoscere l’altro, nella sia pienezza o diversità. L’odore di una pelle “diversa” determina un’etnia, una appartenenza sociale, talvolta messa alla mercè di una società poco tollerante, che isola chi è diverso e lo emargina. È così che prende vita una performance di danza contemporanea in cui protagonista è la pelle il cui odore rievoca sensazioni talvolta ostili. (12 settembre Teatro Trianon – Prima nazionale).
L’Associazione Sosta Palmizi propone Bisbigliata creatura, e lo sguardo ad un luogo in cui l'umanità che si rivela è quella che muove i suoi primi passi, che piano impara a mettersi sulle sue gambe, che ancora non conosce, che ancora non sa esattamente come si fa, ma di ogni cosa che accoglie al suo sguardo ha stupore e meraviglia. Bisbigliata creatura sceglie il disarmo come prospettiva d'elezione. In questo incontro tra Mariella Celia e Cinzia Sità, due artiste, due donne, amiche e colleghe differenti per età, per fisicità, vi è la necessità e l'urgenza di ritrovare una percezione materiale del corpo sensibile e a tutto un sistema di relazioni che il corpo instaura con l'ambiente esterno, attivando un prolungamento del nostro essere e della nostra soggettività verso una dimensione permeabile. (14 settembre, Teatro Trianon).
Idiot-Syncrasy del duo Igor & Moreno è uno spettacolo divertente, emozionale ed energico che vuole rivendicare il potere della danza in quanto forza motrice del cambiamento. In tournée dal 2013 e accompagnato da un lungo seguito di workshop omonimi, è un atto politico sull’attivismo e sulla perseveranza, un’esplorazione dell’identità maschile e del significato delle relazioni. Alternando ripetizioni a inaspettate variazioni, i due performer, già riconosciuti con numerosi premi a livello internazionale, invitano il pubblico a fermare lo sguardo e a riflettere sullo scarto che si genera tra l’abilità dell’individuo di saltare per oltrepassare il limite e la staticità che opprime il quotidiano. Sulle note delle canzoni tradizionali sarde del diciottesimo secolo, con rimandi alle sonorità dei Paesi baschi, come satelliti che orbitano nello spazio e non collidono mai, i performer esasperano la tensione in scena fino a stemperare il climax in un emozionante ed estatico abbraccio che romperà il ghiaccio per trasmettere finalmente il senso di una nuova unione.  (Teatro Trianon 18 e 19 settembre).

Attesissimo l’appuntamento con Paradiso - dal paradiso di Dante di Virgilio Sieni; una performance che non riporta le parole della Divina Commedia di Dante, ma si pone sulla soglia di una sospensione, cerca di raccogliere il gesto primordiale, liberatorio e vertiginoso dell’amore. Lo spettacolo è la costruzione di un giardino. Tutto avviene cercando nel respiro delle piante la misura per costruire un giardino dove poter depositare la memoria della danza. Quello che rimane alla fine è un giardino come traccia della coreografia e fioritura dei gesti passati. In questo senso le piante, “la cosa alta”, restituiscono il vero senso della danza, la lingua più bassa. (25 e 26 settembre, Teatro Politeama – Prima Nazionale)
Rifare Bach con la coreografia e regia di Roberto Zappalà cura in profondità l’estetica e il linguaggio del corpo e lo fa con la musica cristallina e preziosa di Johann Sebastian Bach; il coreografo incarna l’ideale di un’arte pura e “onesta”. Far vivere in danza l’ammirazione che Zappalà nutre da sempre per il grande musicista tedesco è stato il fattore trainante che gli ha permesso di comporre tra soli, duetti, trii e ensemble, alcune delle pagine coreografiche a lui più care nella sua trentennale attività. La musica dalla risoluzione perfetta e neutra di Bach ha difatti esercitato un forte richiamo sul coreografo, rappresentando al contempo il contrasto e la sintesi musicale ideale per la sua danza, sensuale e istintiva. (29 settembre, Teatro Politeama – Prima nazionale).

INTERNAZIONALI

La sezione Internazionale del Campania Teatro Festival 2021 prenderà il via l’8 settembre (con replica il 9) al teatro Bellini di Napoli con “Fuck me”, ultima creazione di una trilogia con la quale la performer e regista argentina Marina Otero intende costruire un’opera senza fine sulla vita. Lo spettacolo esplora la nozione del tempo che passa e quella dei dettagli che si possono conservare attraverso il corpo, elemento di purificazione per trasformare il proprio ego in un atto di abbandono e dono verso l’altro. I “segni” dell’esistenza, i cambiamenti che gli anni producono in ognuno di noi, diventano teatro-documentario, finzione, danza, performance, improvvisazione, rappresentazione. Nel tentativo di svelare la superficie nascosta delle cose. Gli interpreti sono Augusto Chiappe, Cristian Vega, Fred Raposo, Juan Francisco Lopez Bubica, Miguel Valdivieso e Marina Otero. Musiche originali di Julian Rodriguez Rona.


A seguire, due spettacoli co-prodotti dalla Fondazione Campania dei Festival.
Il 16 e il 17 settembre va in scena al teatro Politeama di Napoli “Transverse orientation”, il nuovo visionario e poetico lavoro del coreografo greco Dimitris Papaioannou. Il titolo è un chiaro riferimento alla teoria scientifica che prova a spiegare l’attrazione delle falene per le fonti di luce. Più di 500 performer e danzatori, provenienti da ogni parte del mondo, hanno partecipato alle audizioni nella primavera di due anni fa. Dopo la trilogia di successo che l’ha preceduta, questa creazione si annuncia come un nuovo vortice di simbolismi e significati che coinvolgono lo spettatore ed esaltano i sensi. Una falena si giudica dalla bellezza della sua candela, come scriveva molti secoli fa il grande poeta mistico persiano Gialal-al Din Rumi. Uno spettacolo di Papaioannou dalle emozioni e dalla luce che ogni volta ci regala. Musiche di Antonio Vivaldi. 
Con Damiano Ottavio Bigi, Suka Horn, Jan Mollmer, Breanna ‘O Mara, Tina Papanikolaou, Lukasz Przytarski, Christos Strinopoulos, Michalis Theophanous.

Il regista svizzero Cristoph Marthaler debutta al Campania Teatro Festival con uno spettacolo che ha per protagonista Graham F. Valentine, attore che lo accompagna nel suo percorso artistico fin dal suo esordio alla regia che risale agli anni Settanta.  In “Aucune idée” (Nessuna idea), in scena il 23 e 24 settembre al teatro Bellini di Napoli, i due amici esplorano insieme un fenomeno ricorrente nella vita di ognuno di noi: la lacuna sul piano cognitivo. Come si verifica? Come si annida? Nessuna idea. Accade nella periferia del pensiero o al centro del cervello deputato a mettere in pratica competenze e capacità? Nessuna idea. Marthaler e Valentine tentano di capire, con l’ausilio della drammaturgia di Malte Ubenauf, se questi lapsus insorgono in maniera isolata o tutti insieme, fanno dei test olfattivi e gustativi, e indagano sul carattere ereditario della lacuna. Con linguaggi e registri teatrali diversi, dal comico al drammatico, si va  alla “ricerca della memoria perduta”. Anche con il contributo del violoncellista Martin Zeller e della sua musica. Musica ? Quale musica ? Nessuna idea ……

La Fondazione Campania dei Festival parteciperà poi alla produzione di “Told by my mother”, il nuovo spettacolo del danzatore e coreografo libanese Alì Charour che debutterà al Campania Teatro Festival nell’edizione del 2022.


 


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