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Eduardo Di Pietro presenta “Benzina”

Kju Festival Campania, Queer Festival, Nuovo Teatro Sanità col sostegno di Optima Italia e il patrocinio di Arcigay Napoli presentano il 19 giugno presso Galleria PrimoPiano: BENZINA, Reading liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Elena Stancanelli e dall’adattamento teatrale di Daniele Falleri con Gea Martire, Denise Capezza, Annalisa Direttore, Eduardo Di Pietro adattamento e regia di Eduardo Di Pietro.

Note di regia Sia il romanzo di Elena Stancanelli che l’adattamento teatrale di Daniele Falleri articolano una peculiare organizzazione narrativa: un continuo oscillante scambio di punti di vista tra le voci di Stella, di Lenni e di sua madre, spirito attivamente coinvolto nelle vicende. La base da cui la costruzione s’innalza è costituita dal rapporto d’amore tra le due giovani: la madre di Lenni offre un contrasto preliminare e fondante che è già stato superato rispetto alla scena, ma che determina per intero il dramma. Da una parte viviamo l’urgenza tragica di Stella e Lenni per sfuggire al proprio reato, dall’altra il conflitto morale causato della madre con la mancata accettazione dell’identità di Lenni, la conseguente sciagura, i sensi di colpa dei tre personaggi, le rispettive e reciproche aspirazioni. Su tutto ciò s’impone l’interazione ironica della madre stessa, lo spirito che alleggerisce la già paradossale situazione – che in questo modo lo diviene ulteriormente, – e che con le sue osservazioni e i suoi commenti riflette una progressiva conoscenza post mortem della figlia, di sé stessa, di ciò che la propria vita avrebbe potuto essere e non è stata. L’amore assoluto di Lenni e Stella pone la madre di fronte alla piccolezza e allo squallore della propria esistenza materiale. La vicenda delle assassine rivela una triplice declinazione del rammarico; del ‘non volevo’: Stella ‘non voleva’ uccidere la madre di Lenni, Lenni ‘non voleva’ che il tentativo di ricongiungimento con i genitori e il proprio passato finisse in una situazione simile, la madre ‘non voleva’ aggredire sua figlia, né disprezzarla, né renderla infelice. Né, tantomeno, morire: il privilegio che le è misteriosamente concesso, le permette di opporre alla delusione della vita, una morte che acquisisca significato. La fatale e più o meno sofferta sovrapposizione dell’amore di coppia all’amore genitoriale – uno dei tanti riflessi segnanti il passaggio dall’infanzia all’età adulta – si colora di un’attualità violentemente mossa dai dibattiti sulle coppie omosessuali, dalle contestazioni e dalle rivendicazioni. Lo sfondo è costituito da quello che la madre stessa definisce più volte ‘un incubo di periferia’, dall’anonimato dell’hinterland e dalla solitudine insita in una stazione di rifornimento: un tipico e marginale non-luogo urbano, generalmente arido di relazioni, valori o sentimenti, eppure considerato fondamentale in quanto luogo di rifornimento. Un’area ingrigita da routine e asfalto, che l’amore è tuttavia in grado di colorare, con tutta la sua trascinante potenza, tanto felice quanto drammatica. Eduardo Di Pietro


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