Cultura

Subculture, 10 anni di live underground a Napoli

Abbiamo intervistato Agostino Giordano e Mario D'Aniello, le due persone cui si deve questa affascinante finestra con vista sulla scena alternative mondiale

I Tuxedomoon al Duel Beat nel 2016

Dieci anni di concerti dal vivo a Napoli e provincia, e sentirli tutti in esperienza e prestigio: Subculture è una realtà tra le più affermate ed importanti in fatto di organizzazione di live nella nostra regione. Abbiamo intervistato Agostino Giordano e Mario D'Aniello, le due persone cui si deve questa affascinante finestra con vista sulla scena underground mondiale degli ultimi 30 anni.

Anni e anni di concerti alternative, qual è l'obiettivo di Subculture, e come è nata questa vostra avventura?
Ago Giordano: "Sia io che Mario, circa 10 anni fa, eravamo alle prime armi nella produzione di eventi. Il primo concerto lo organizzai nel 2007, a Frattamaggiore, in un locale che, col senno di poi, definirei più unico che raro. L'organizzazione la chiamammo "La Scala Privata". Ricordo che alla prima serata comprammo 350 euro di alcolici da vendere al bar. Verso mezzanotte era finito tutto. Credevamo di aver svoltato, di aver guadagnato un bel po' di soldi. Controllammo, e in cassa c'erano esattamente 350 euro...capimmo che c'era qualcosa che non andava".

Come definireste il pubblico degli eventi Subculture, il target cui sono indirizzati i vostri concerti?
Mario D'Aniello: "Il pubblico di Subculture, se così può essere definito, non è un ristretto o di nicchia. Varia, ad ogni concerto prende una larga fetta di appassionati del genere proposto, per la maggiore sempre tutti molto caldi e preparati. Soprattutto, è un pubblico sempre molto attento alla musica live".

Subculture ha di recente festeggiato dieci anni di attività e si prepara alla sua undicesima stagione di concerti, un traguardo che possono vantare in pochi. Vi va di farne un bilancio?
Ago Giordano: "Tante volte ci siamo detti 'ma chi ce lo fa fare?', ma poi le serate andavano sempre meglio e le band da noi ospitate ricordavano la data come un'esperienza da ripetere...I primi anni sono stati davvero duri, ma più 'leggeri'. A un certo punto invece ci siamo resi conto che programmare una stagione live è un lavoro a tutti gli effetti. Volerci migliorare concerto dopo concerto ci ha premiati consolidandoci, almeno si spera, tra le poche realtà solide e stabili che Napoli e provincia hanno al momento, questo ovviamente sempre se si parla di scena alternative e indipendente. Il bilancio è molto positivo, posso dire che portare per la prima volta a Napoli band di spessore ci ha rafforzati tanto. Adesso crediamo ancor di più nel nostro lavoro".

Avete mai pensato di organizzare concerti anche fuori dalla Campania?
Mario D'Aniello: "Non l'escludiamo ma siamo molto legati alla nostra terra e molto probabilmente non l'abbandoneremo mai. Per noi è quasi una missione portare musica internazionale e non 'standard' nelle nostre città".

Quali sono i concerti che avete organizzato di cui andate più fieri?
Mario D'Aniello: "Ad ogni concerto andiamo fieri della buona riuscita e della qualità del gruppo proposto. Certo è che ritrovarsi ad ospitare mostri sacri come i Tuxedomoon ed i The Chameleons ci ha lasciato un segno indelebile, averli proposti è stato emozionante”.

L'aneddotica non deve mancare mai quando si parla di musica dal vivo, che i protagonisti siano sul palco o tra il pubblico. C'è qualche episodio particolarmente divertente – o anche non divertente per nulla – cui siete stati testimoni alle vostre serate?
Ago Giordano: "Ce ne sono stati tantissimi di episodi divertenti. Tra i più esilaranti citerei senz'altro la paranoia che ci fece Alberto Camerini, era il 2010 credo, chiuso nel 'camerino' del locale. Quando vide oltre 400 persone in sala ad aspettarlo gli venne un'assurda ansia da prestazione, pensa che sul palco dovette accompagnarlo MANO NELLA MANO un amico, all'epoca collega. Non vorrei sbagliarmi ma disse letteralmente 'non ce la faccio0, una roba del genere. Un altro episodio non divertente, ma anzi quasi commovente direi, è stato il sold out al concerto dei Tuxedomoon al Duel di novembre 2016. Vedere così tanta gente in sala, di domenica, ci diede davvero una forte spinta per continuare questo lavoro, fu un concerto strepitoso che rimarrà nella storia e nei ricordi degli amanti di quel tipo di musica".

In dieci anni, per una serie di motivi che lascio eventualmente a voi elencare, la situazione della musica underground a Napoli è cambiata molto. Quale pensate che sia attualmente il suo 'stato di salute'?
Ago Giordano: "Lo stato di salute della scena underground a Napoli non è né migliore né peggiore di quello che è possibile trovare nelle altre metropoli italiane ed europee. Posso serenamente affermare che quando Napoli è chiamata a rispondere ad appuntamenti importanti, a concerti di band realmente di culto, il più delle volte risponde 'presente'. È noto ormai che il nostro target artistico ha un focus particolare sulla new wave, il post punk e l'electro dark, e ti posso assicurare che Napoli non ha niente da invidiare a Milano, a Madrid o a Mosca. Napoli risponde come dovrebbe rispondere una città importante a questo tipo di eventi, ed e per questo che sarà dura, anzi, sarà impossibile smettere di portare avanti questo progetto. Siamo molto contenti che addetti ai lavori come voi di NapoliToday si siano accorti di noi. Vuol dire che stiamo facendo un buon lavoro, e che a Napoli il concetto di musica indipendente, nonostante la confusione dettata da fenomeni mediatici contemporanei, resta ancora ben saldo. E noi vi ringraziamo veramente tanto per averci dato opportunità di poterlo raccontare".


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