Cronaca

Save The Children: le madri italiane sono sempre più "equilibriste"

Cura familiare, lavoro e servizi pubblici per l'infanzia sono le tre dimensioni rappresentate nel nuovo Mothers' Index (Indice della Madri) italiano. Campania al 19esimo posto

In Italia le mamme sono delle "equilibriste": tutte, indistintamente, condividono una condizione di svantaggio sociale, professionale ed economico. E' il quadro che emerge da un rapporto di Save the Children, diffuso alla vigilia della Festa della Mamma, che stila una classifica delle regioni dove è più facile essere mamme nel nostro Paese.

L'INDICE DELLE MADRI - Cura familiare, lavoro e servizi pubblici per l’infanzia sono le tre dimensioni rappresentate nel nuovo Mothers’ Index (Indice della Madri) italiano. L’indice, sviluppato sulla base dell’analogo indice mondiale dell’Organizzazione, incrocia in modo ragionato sette tra i principali e più recenti indicatori disponibili per diverse fasce d’età, quali il tasso di fecondità, l’indice di asimmetria nel lavoro familiare, il tasso di occupazione femminile e quello di mancata partecipazione al mercato del lavoro, l’indice di presa in carico degli asili nido e dei servizi per la prima infanzia e la frequenza della scuola dell’infanzia.

LA CLASSIFICA - Se la regione più “mother friendly” di tutte risulta essere il Trentino Alto Adige, che si colloca al primo posto seguito nell’ordine da Valle d’Aosta (2), Emilia Romagna (3), Lombardia (4), Toscana (5), Piemonte (6) e dalle altre regioni del nord, che mostrano in generale condizioni più favorevoli alla maternità, la Calabria chiude invece in ultima posizione la speciale classifica, preceduta di poco da altre regioni del Mezzogiorno come Puglia (16°), Basilicata (17), Sicilia (18) e Campania (19). Si tratta di uno squilibrio territoriale tra nord e sud confermato anche nel dettaglio di ciascuna dimensione che compone l’indice relativo a cura, lavoro e servizi per l’infanzia. Anche osservando solo l’aspetto della cura familiare, infatti, l’Emilia Romagna si colloca al 1° posto mentre all’ultimo troviamo la Calabria, e rispetto all’accesso delle donne al mondo del lavoro il Trentino Alto Adige è la regione più virtuosa, la Campania quella meno. Per quanto riguarda l’offerta di servizi pubblici per l’infanzia la Valle d’Aosta si segnala al 1° primo posto e la Basilicata all’ultimo.

DONNE EQUILIBRISTE - Come ben evidenziato nel rapporto di Save the Children, l’accesso al mercato del lavoro delle mamme dipende dalla possibilità di trovare un equilibrio soddisfacente tra la loro vita personale e quella lavorativa. Se si considera l’uso della risorsa più preziosa, il tempo, le donne italiane over15 dedicano al lavoro familiare non retribuito circa 5 ore e 9 minuti al giorno, contro le 2 ore e 22 minuti degli uomini, mentre in Norvegia, ad esempio, dove l’uguaglianza di genere è maggiore, l’impegno femminile in famiglia scende a 3 ore e 31 minuti. Uno squilibrio che è ben rispecchiato dall’indice di asimmetria del lavoro familiare in Italia, che è pari al 71,9% per le coppie in generale, e che sale a 72% per quelle sposate con figli, con una maggiore incidenza al sud (75,8%). Le possibili strategie familiari e informali per raggiungere una migliore conciliazione e condivisone possono far leva sul cambiamento culturale in corso che, secondo studi recenti, vede il 70,3% dei padri italiani d’accordo sull’equa ripartizione della cura dei figli tra uomini e donne, e una percentuale tra l’80 e il 90% di loro ritiene normale partecipare alle attività più specifiche di cura dei piccoli come dar loro da mangiare, raccontare fiabe, addormentarli o accompagnarli ad attività extracurriculari. Un buon presupposto, anche se, ad oggi, quasi la metà (42,7%) delle mamme che lavorano segnalano difficoltà concrete nel conciliare il loro impiego con le cure familiari e non raramente questo si traduce nella soluzione più estrema, con l’abbandono del lavoro che coinvolge il 30% delle madri con meno di 65 anni e in più della metà dei casi è dovuta alla nascita di un figlio.