Cronaca

Meningite: "Non c'è alcuna epidemia in corso in Campania"

Le rassivcurazioni dell'infettivologa Maria Triassi, docente di Igiene generale ed applicata alla Federico II

"In Campania non si può parlare di epidemia, siamo nella media di trenta casi l'anno. Ed è la norma. Non sussistono le condizioni preoccupanti che invece si sono registrate nella regione Toscana". Così l'infettivologa Maria Triassi, docente di Igiene generale ed applicata alla Federico II, in una intervista al Corriere del Mezzogiorno, parlando di meningite.

"È una malattia infettiva che si propaga per via aerea. Il più frequente fattore di trasmissione è un batterio che si chiama meningococco. Ci sta pure una meningite di origine virale ed una da escherichia coli. L'elemento che accomuna le diverse forme è l'infiammazione delle meningi, le membrane che, all'interno del cranio, circondano l'encefalo. Strutture molto delicate ed importanti". Come minimizzare i rischi di contagio? "I luoghi più a rischio, poiché la malattia si propaga per via aerea, sono ovviamente quelli sovraffollati. Una ottima profilassi per ridurre le occasioni di contagio è favorire il ricambio di aria. A scuola, negli asili, nelle aule universitarie sarebbe quanto mai opportuno aprire la finestra ogni ora. Suggerirei, inoltre, di vaccinare i bambini e gli adolescenti che sono i più esposti proprio perché trascorrono molte ore in luoghi sovraffollati come le scuole".

Ecco i vaccini disponibili:

- vaccini polisaccaridici contro i sierogruppi A, C, Y e W 135, che però forniscono una protezione di breve durata ai soli soggetti di età maggiore di 2 anni;

- il vaccino coniugato contro il sierogruppo C (usato attualmente nei calendari vaccinali in Italia);

- il vaccino coniugato contro i sierogruppi A, C, Y e W 135;

- dal 2014 c'è il vaccino per prevenire le forme invasive da meningococco di sierogruppo B.

In caso di focolai epidemici da meningococco C, le attuali raccomandazioni internazionali indicano l’opportunità di introduzione della vaccinazione su larga scala nell’area geografica interessata quando l’incidenza è superiore a 10 casi per 100.000 abitanti nell’arco di tre mesi.

Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo sei causano meningite e altre malattie gravi: più frequentemente A, B, C, Y e W135 e molto più raramente in Africa, X.

In Italia e in Europa, i sierogruppi B e C sono i più frequenti. I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata.

C'è poi Streptococcus pneumoniae (pneumococco) che, oltre alla meningite, può causare quadri clinici di sepsi, polmonite o infezioni delle prime vie respiratorie, come l’otite.

Si trasmette per via respiratoria ma lo stato di portatore è assolutamente comune (5-70% della popolazione adulta). Esistono più di 90 tipi diversi di pneumococco. Le meningiti e le sepsi da pneumococco si presentano in forma sporadica e non è indicata la profilassi antibiotica per chi è stato in contatto con un caso poiché non si verificano focolai epidemici.

L'Haemophilus influenzae b (emofilo o Hi), infine, era fino alla fine degli anni Novanta la causa più comune di meningite nei bambini under 5 anni. Con l’introduzione del vaccino esavalente i casi di meningite causati da questo batterio si sono ridotti moltissimo. In passato il tipo più comune era l’Haemophilus influenza b (verso il quale è diretto il vaccino) mentre oggi sono più frequenti quelli non prevenibili con vaccinazione.

Quali sono i sintomi della meningite? Rapida insorgenza di febbre, mal di testa, rigidità nucale (difficoltà e dolore alla flessione della testa sul tronco), spesso accompagnati da nausea, vomito, fastidio intenso alla luce (fotofobia), stato confusionale. Sintomi di sepsi sono: febbre, stanchezza, vomito, mani e piedi freddi, brividi, dolori articolari, muscolari, toracici, addominali, respiro rapido, diarrea, petecchie (macchioline puntiformi rosse o marroni) che possono diventare macchie rosse violacee o vescicole di sangue. Nei neonati alcuni di questi sintomi non sono presenti o non sono molto evidenti. Più comunemente nei neonati sono presenti: pianto continuo, irritabilità, sonnolenza, scarso appetito, tensione o rigonfiamento delle fontanelle, cute chiazzata, pallida o bluastra.

I fattori che aumentano il rischio? Età: la maggior incidenza di malattia si ha nei bambini di età inferiore a 5 anni; un secondo picco, meno elevato, si riscontra tra i 15 e 25 anni; la malattia può comunque colpire chiunque a qualsiasi età.
Stagionalità: la malattia è più comune in inverno fino all’inizio della primavera (novembre-marzo), anche se casi sporadici di malattia si verificano tutto l’anno; - contatti: il rischio di malattia meningococcica è più elevato nei contatti stretti (conviventi e familiari) di soggetti infetti rispetto al rischio nella popolazione generale.
Vita di comunità: le condizioni di sovraffollamento (grandi luoghi di ritrovo come le discoteche) favoriscono la trasmissione del meningococco; - alcune patologie croniche o condizioni di vita determinanti una diminuzione delle difese immunitarie: ad esempio infezione da Hiv, malattie renali ed epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite.
Viaggi: esistono nel mondo aree, come l’Africa sub-Sahariana, interessate da frequenti epidemie di meningite meningococcica particolarmente durante la stagione secca. Effettuare le vaccinazioni raccomandate dal calendario vaccinaleè il modo migliore per difendersi dalle malattie prevenibili con le vaccinazioni.


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