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Stilout, la startup napoletana che crea outfit completi per ogni occasione

“La piattaforma si propone di rivoluzionare le vendite on line del total look con prezzi low-cost e prodotti made in Italy”. L’intervista alla napoletana Fabrizia Grassi, fondatrice di Stilout

Si chiama “Stilout” (nome nato dalla fusione di “Stile” e “Outfit”) la nuova startup made in Naples rivolta al pubblico femminile che si propone di rivoluzionare le vendite online del total look. Dalla gonna elegante all’abito da lavoro, dal completo sportivo a quello casual, il portale offre la possibilità di acquistare outfit completi per ogni occasione in base alle preferenze di stile e trend del momento a prezzi low-cost. Prodotti “made in Italy”, tempi di consegna rapidi e servizi di reso e rimborso gratuiti sono tra i principali punti di forza di Stilout. Fondatrice della piattaforma è Fabrizia Grassi, figlia di Vito amministratore unico della Graded Spa e presidente dell’Unione Industriali Napoli. Classe 1990, un diploma in “Fashion Design” presso l’Istituto Europeo di Design e un Master in “Fashion Styling”conseguito all’Istituto Marangoni di Milano, prima di lanciarsi in quesa nuova avventura imprenditoriale, Fabrizia ha maturato diverse esperienze professionali nel settore moda, lavorando per la casa editrice Condè Nast, nell’ufficio publisher di Vogue Italia e all’interno della redazione di Glamour. Quattordici brand clienti, dall’abbigliamento (Accademia 20, Vincenzo Bocchetti, Intrecci, FPWL, EIKI, Roberta Ranieri, Kova), ai costumi (Maafushi, Ardoel), agli accessori (The Fly, Raffaella la Rocca, Uma Parker, Raphael Paris, SO Design, Adidas e Nike), e più di mille utenti registrati, Stilout è partita solo qualche mese fa ma ha già premesse ambiziose: puntare a un mercato internazionale. Obiettivo che non sarà difficile raggiungere dato che, ad oggi, più del 50% degli ordini arriva già dall’estero. Ma come è nata questa avventura imprenditoriale e quali sono le novità che offre la nuova startup rispetto alle altre aziende di e-commerce già presenti sul mercato? Ce lo racconta Fabrizia nell’intervista rilasciata a NapoliToday.

L'INTERVISTA A FABRIZIA GRASSI, FONDATRICE DI STILOUT

Fabrizia, cosa è Stilout?

“Stilout è un portale e-commerce che nasce per semplificare l’acquisto online e risolvere i dilemmi di molte ragazze. Offriamo la possibilità di acquistare ‘Total look’ già pensati per svariate occasioni d’uso e in base alle personali preferenze di stile o trend del momento, offrendo la possibilità di combinare le taglie. I prezzi sono competitivi e coprono una fascia medio-bassa. Gli unici elementi da considerarsi ‘a parte’ sono scarpe, borse e accessori “complessi” (occhiali e cappelli). L’utente deve solo scegliere il suo look preferito e selezionare le taglie: il sito è stato pensato per essere semplice ed immediato”. 

Come è nata l’idea di intraprendere questa avventura imprenditoriale?

“È una storia simpatica. L’idea è nata per gioco tre anni fa quando ero in vacanza a Minorca. Un giorno mentre ero in spiaggia, chiacchierando del più e del meno, un’amica mi raccontò della sua mania di pianificare i “look della settimana” per evitare di perder tempo. A quel punto il mio fidanzato mi disse “Amore, perché non crei una piattaforma dove vendere outfit già pronti?!”. Da lì è partito tutto. Era un’idea geniale, una vera novità adatta a soddisfare una delle principali esigenze femminili: non perder tempo ad abbinare i capi di abbigliamento in vista di un’occasione particolare. E poiché non tutti possono permettersi le proposte fatte dalle riviste di moda o dalle principali influencer del momento, ho pensato di rendere tutto abbordabile economicamente, semplice e veloce. Da quel momento ho iniziato a scrivere, scrivere, fare ricerche, elaborare e buttare giù idee. Volevo delineare un quadro ben chiaro di quello che sarebbe stato il mio progetto, così scelsi l’e-commerce. Quello che vedete oggi è nulla rispetto a quel che ho in mente di realizzare!”

Quali sono le novità che offre Stilout rispetto alle altre aziende di e-commerce già presenti sul mercato?

“Bhe il nostro modello base di offerta che considera un outfit (o ‘Total Look’) come prodotto è già una novità in cerca del proprio mercato”. 

A quale mercato punta questa piattaforma?

Ai mercati esteri principalmente. Poiché oggi il modello business del “prezzo conveniente” è monopolizzato dal mercato cinese, abbiamo deciso di proporre un modello alternativo: quello delle produzioni ‘Made in Italy’ (ancora molto richieste all’estero, ma principalmente nel mondo del lusso) a basso e medio costo, con l’obiettivo di garantire un’offerta competitiva sia per quanto riguarda la qualità e il gusto che la ricercatezza dei singoli prodotti o ‘brand’. Oggi lo stile è costituito (al 50%) dalle forme effettive dei capi (shapes) e (al 50%) da come queste vengono combinate (styling), ed è a questo proposito che, attraverso abbinamenti attuali e di tendenza, “Stilout” trova la sua strada. 

Qual è il punto di forza di Stilout?

“L’essere una proposta nuova e diversa che mira a una fascia di mercato ancora non satura (esplorata) e con ampio margine di penetrazione”.

Quali funzioni hanno le sezioni “Stilosa” e “Stilscout”? 

Stilosa è un blog dedicato a news, trend e aggiornamenti provenienti dal mondo della moda, comprensivo di gallery e prodotti consigliati. StilScout, come indica la parola, è la nostra sezione di “scouting”, creata ‘ad hoc’ per nuovi e giovani brand o designer di produzioni italiane all’interno della quale ciascuno dispone di una propria pagina dedicata, comprensiva di bio e prodotti correlati, nata appunto con l’obbiettivo di valorizzare e dare spazio al ‘Made in Italy’”.

Cosa ne pensi della fugura del/la fashion influncer che cerca di monetizzare il proprio business dispensando consigli di moda?

La nascita della figura dell’influencer è una conseguenza dei numerosi e rapidissimi cambiamenti che ha subito la nostra società negli ultimi dieci anni. In merito alla monetizzazione di questo business, non credo che le/gli influencer facciano nulla di nuovo rispetto a quello che si è sempre fatto, ovvero farsi pagare per dare visibilità ad un prodotto o capo di abbigliamento. Come ci insegna la pubblicità: “Più è in vista e più costa”. Con l’ingresso di Internet e ancor di più dei social media tutto è cambiato. Se prima si facevano investimenti ad alto budget (prendiamo ad esempio i “red carpet" o i personaggi più in vista che spesso vengono pagati per il capo che indossano in determinate circostanze) con tempi di ritorno lunghissimi, oggi è possibile investire meno con feedback più rapidi. Le ragazze, oggi, possono creare con la loro "immagine" un proprio network fidelizzato (attraverso i blog o i social) tramite like, commenti, conversioni e programmi di analisi, e questo offre la possibilità di ricevere feedback quasi immediati e con investimenti decisamente ridotti. Quindi perché no!”. 

Quanto è difficile emergere come startupper in Italia? All’estero è più facile?

“Ritengo che le procedure amministrative e fiscali italiane siano ancora troppo complesse, rigide e inutilmente complicate soprattutto per i giovani che, come me, vogliono iniziare una nuova attività. All’estero è molto più semplice, il paese da prendere come modello in questo senso è sicuramente l’Inghilterra: si pensi che per aprire una società nel Regno Unito ci vuole mezz’ora contro i nostri sei mesi (se tutto va bene!)”.

Cosa potrebbero fare le Istituzioni per supportare le nostre startup?

“Il vero problema per un giovane che vuole iniziare un’attività, è l’assenza totale di credito bancario. Solo chi ha la possibilità di fornire garanzie reali come case di proprietà, titoli di deposito, ecc, quindi solo chi vive una condizione privilegiata, vi ha accesso. Alla luce di questo le Istituzioni dovrebbero intervenire per fornire a tutti le stesse possibilità. Altro problema sono i bandi pubblici: sono pochi, troppo lunghi e articolati, in sostanza del tutto sconnessi dal mercato attuale con tempi rapidissimi che accelereranno sempre di più nei prossimi anni. In Italia abbiamo il più alto tasso di disoccupazione giovanile della storia: al Sud sono più del doppio delle media UE. E’ assurdo pensare che la gran parte dei giovani di oggi sono preparati, aggiornati, specializzati e con esperienze all’estero, ma hanno difficoltà a trovare lavoro. L’Italia dovrebbe prendere esempio dagli Stati Uniti dove si punta sui sogni e sui progetti dei giovani. Non è un caso che tra le più grandi società del mondo troviamo Apple, Google, Microsoft e Facebook, tutte nate da idee di giovani come noi. Forse se i fondatori di queste società fossero nati in Italia con le stesse idee (all'epoca startup), oggi non figurerebbero in questa classifica”.


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