L'Oro di Napoli

Cosa vedere nel Rione Sanità: 7 luoghi imperdibili

Dalle Catacombe di San Gennaro al Cimitero delle Fontanelle, NapoliToday vi accompagna in un tour alla scoperta dei siti archeologici più suggestivi del quartiere

Borgo dei Vergini

Nessun luogo incarna meglio del Rione Sanità l’anima misteriosa e allo stesso tempo contraddittoria di Napoli. Situato in una valle, ai piedi della collina di Capodimonte, il Rione Sanità, nacque come luogo di sepoltura in età greco romana. Il suo sviluppo urbanistico si ebbe solo a partire dal XVII secolo, con la costruzione della Basilica di Santa Maria della Sanità, quando il Rione divenne sede prescelta da nobili e borghesi napoletani per le proprie dimore. Nel XVIII secolo le sue strade diventarono il percorso che la famiglia reale utilizzava per raggiungere la Reggia di Capodimonte dal centro della città. Poiché il tratto era molto tortuoso, fu costruito, per volontà di Giuseppe Bonaparte, tra il 1806 e il 1807, un collegamento diretto, il Ponte della Sanità, che unisce le due importanti strade cittadine: via Santa Teresa degli Scalzi e corso Amedeo di Savoia, unite originariamente sotto il nome di Corso Napoleone. Il Ponte, però, creò non pochi disagi al quartiere: di fatto, tagliò fuori gli abitanti dalla vita della città, isolandoli e creando terreno fertile per situazioni di criminalità e degrado che hanno travolto anche i monumenti e gli edifici storici. Dal 2000, poi, con l'arrivo del nuovo parroco della Basilica di Santa Maria della Sanità, è iniziato un processo di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e umano del quartiere. Con l'aiuto di fondazioni, professionisti e associazioni, è stato possibile recuperare chiese ed edifici storici del quartiere creando tantissime opportunità di riscatto per i giovani. Ma quali sono i siti archeologici principali, i luoghi simbolici e più famosi? NapoliToday vi accompagna in tuor alla scoperta del Rione Sanità.

Catacombe di San Gennaro

E’ il più importante monumento del cristianesimo a Napoli. Il complesso delle Catacombe di San Gennaro, alle quali si accede oggi dalla Chiesa dell'Incoronata di Capodimonte, rappresenta un'area cimiteriale sotterranea che risale al II-III secolo d.C. Il riferimento al Santo Patrono è dovuto al fatto che, a partire dal 400 e fino all'831, ospitò per un lungo periodo le sue spoglie, ampliandosi anche in virtù della grande devozione della città al martire morto nel 305. Il sito archeologico conserva il più antico ritratto conosciuto di San Gennaro, datato V secolo, che raffigura il martire tra una bambina ed una donna e con il capo sormontato dalla scritta Sancto Martyri Januario. Oggi, grazie al recupero di associazioni e cooperative attive sul territorio, le Catacombe di San Gennaro sono incluse in un percorso di visita congiunto con le Catacombe di San Gaudioso, altro sito storico del Rione Sanità. 

Cimitero delle Fontanelle

Il Cimitero delle Fontanelle è uno dei più suggestivi della città. E', allo stesso tempo, un luogo di culto e di macabro fascino, in cui si concentrano molte leggende e racconti di miracoli. Il sito archeologico è un antico ossario, risalente al XVI secolo, che conserva, da almeno quattro secoli, i resti di chi non poteva permettersi una degna sepoltura e, soprattutto, delle vittime delle grandi epidemie che hanno più volte colpito la città. Accoglie circa 40.000 resti di persone, vittime della grande peste del 1656 e del colera del 1836. A questo luogo è legato il famoso "culto delle anime pezzentelle": secondo la credenza popolare partenopea, le ossa dei poveri, anonime e abbandonate qui, sono "anime pezzentelle", ritenute un ponte tra l'aldilà e la terra, un mezzo di comunicazione tra i mondi dei morti e i mondi dei vivi. Rappresentano la speranza nella possibilità di un aiuto reciproco tra poveri che scavalca la soglia della morte. Tra le "capuzzelle" (così sono chiamati i teschi) più famose ci sono quella del Capitano e quella di Donna Concetta (nota anche come 'a capa che suda). Secondo la tradizione, anche queste teste sono in grado di esaudire delle grazie. Il sito archeologico è stato messo in sicurezza e riordinato nel 2002, e riaperto al pubblico nel 2010.

Basilica di Santa Maria della Sanità 

Il suo tratto distintivo è la cupola con maioliche gialle e verdi, conosciuta da tutta la città perché è subito visibile attraversando il Ponte della Sanità. La Basilica di Santa Maria della Sanità (conosciuta anche come chiesa di San Vincenzo alla Sanità) fu costruita tra il 1602 e il 1610 come segno di devozione dei fedeli napoletani alla Madonna, in seguito al ritrovamento di un affresco risalente al V-VI secolo. Si tratta della raffigurazione più antica della Madonna a Napoli, che ora si trova in una delle cappelle della Basilica. Col tempo si collegò il ritrovamento di questa immagine alla fuoriuscita dalla terribile pestilenza che colpì la città nel 1836, e quando l’epidemia fu finalmente debellata, grazie alle offerte dei fedeli si costruì un oratorio sul colle della valle della Sanità. Il Santuario ancora oggi spicca maestoso nel quartiere, anche se la maggior parte dei suoi locali sono stati ceduti all’arma dei Carabinieri della Caserma Podgora, in seguito ai moti rivoluzionari del 1860 cui seguì l’emanazione della legge sulla soppressione degli ordini religiosi. Santa Maria della Sanità ospita numerose testimonianze di correnti manieristiche, classicistiche e barocche, ed è considerata un museo della pittura napoletana del XVII secolo. Oltre al ricco patrimonio seicentesco, la Basilica custodisce anche opere di artisti contemporanei come Gianni Pisani, Annamaria Bova e Riccardo Dalisi. Grazie alle attività dei giovani coinvolti nei progetti di Don Antonio Loffredo, la Basilica è diventata oggi un catalizzatore del cambiamento, luogo di chi crede nel riscatto e nel recupero del Rione. 

Catacombe di San Gaudioso

Sotto la Basilica di Santa Maria della Sanità si trovano le Catacombe di San Gaudioso, una delle nove catacombe di cui si ha notizia nel quartiere e una delle poche portate alla luce e oggi visitabili insieme alle catacombe di San Gennaro, San Severo e al Cimitero delle Fontanelle. Un luogo sotterraneo - si accede dalla Basilica Santa Maria della Sanità, sotto l'altare maggiore - e suggestivo, dove simboli cristiani e sepolture nobili convivono con storia e leggende. È qui, infatti, che si racconta che un giovane Totò, che nel Rione Sanità è nato e cresciuto, abbia trovato ispirazione per scrivere la sua celebre poesia "A livella". All'interno delle Catacombe, infatti, convivono diversi dipinti murali, sagome disegnate sulle quali, all'altezza della testa, veniva lasciato lo spazio per il cranio nelle pareti dell’ambulacro. Intorno ai contorni del corpo, gli abiti e gli attrezzi del mestiere che rappresentavano la posizione sociale del defunto. Uno di questi dipinti, in particolare, attribuito all'artista fiorentino Giovanni Balducci (che prima di morire chiese, e ottenne, la sepoltura all'interno delle Catacombe ed è raffigurato con tavolozza e pennelli), rappresenta genericamente la morte: ai piedi del corpo ci sono uno scettro, un libro e una corona, simbolo della natura effimera dei beni mondani. Pare che sia stata proprio questa immagine a ispirare il Principe della Risata per i versi scritti nel 1964 che celebrano la capacità della morte di cancellare ogni differenza sociale, rendendo gli uomini tutti uguali davanti alla fine della vita terrena.

Il Borgo dei Vergini e i palazzi del Rione Sanità

Il Borgo dei Vergini è la piazza centrale, il cuore del Rione, situato al di là dalla splendida Porta S.Gennaro. Il nome è legato ad una confraternita religiosa che un tempo abitava il quartiere. Si chiamavano "Eunostidi" ed erano una comunità di uomini “vergini” dedita alla temperanza e alla castità. Grazie alla posizione strategica di questo borgo, che lo rendeva unica via di transito utilizzata dai regnanti per andare da Palazzo Reale alla Reggia di Capodimonte, fu scelto da molti nobili per la costruzione delle loro residenze, visibili ancora oggi. Percorrendo la strada, è infatti possibile ammirare alcuni dei monumenti più famosi di Napoli. Tra questi ricordiamo la Chiesa di S.Maria Succurre Miseris di origine trecentesca; la Chiesa di S.Vincenzo de Paoli del 1788 attribuita a Vanvitelli; la Chiesa trecentesca di S.Maria dei Vergini dove fu battezzato S.Alfonso de’ Liguori, l’autore della famosissima canzone “Tu scendi dalle stelle”, e che visse nel Rione Sanità; i magnifici palazzi barocchi dell’architetto napoletano Sanfelice, la sua residenza, e il Palazzo dello Spagnuolo, celebrati in numerosi film e scenografie teatrali. Oggi con il suo tipico e colorato mercato all’aperto, è una delle zone più animate del Rione Sanità e uno dei luoghi più caratteristici di Napoli.

Nuovo Teatro Sanità

Il Nuovo Teatro Sanità è stato realizzato all’interno di una chiesa settecentesca rimasta abbandonata per decenni e ora sede della compagnia teatrale omonima nata nel 2013 e guidata dal direttore artistico Mario Gelardi. ll collettivo artistico formato prevalentemente da giovani under 30, è nato con l’obiettivo di fornire non solo un’offerta culturale di qualità, ma anche di formare i giovani ai mestieri teatrali e coinvolgerli nella gestione e nelle attività del teatro, creando una realtà sociale di riferimento per il quartiere e la città. Il progetto ha lo scopo di formare una compagnia teatrale che raccolga nel suo ambito tutte le professionalità del teatro, anche quelle tecniche. Il Nuovo Teatro Sanità è così diventato oggi un presidio sociale e culturale in un quartiere dove l’abbandono scolastico e la disoccupazione giovanile costituiscono spesso terreno fertile per la presenza e il reclutamento delle organizzazioni criminali. Il teatro è stato, inoltre, sede di numerose e vivaci realtà del Terzo Settore (ad esempio l’orchestra Sanità Ensemble), ed il set di numerosi film e fiction nazionali e internazionali, tra cui l’adattamento del romanzo L’Amica Geniale.

Chiesa di San Severo fuori le mura

La Chiesa di San Severo fuori le mura (meglio conosciuta come San Severo alla Sanità) è un'antica chiesa edificata nel XVI secolo sul sito cimiteriale voluto da San Severo. L'attuale Basilica fu costruita nel 1573 per volere dell'arcivescovo Carafa e rifatta nel 1680 dall'architetto Dionisio Lazzari. Nel 2017, la Basilica è stata riportata al suo splendore, rinnovando uno dei più importanti centri di aggregazione del Rione. I lavori di restauro hanno coinvolto la cupola, la facciata e la piazzetta. La facciata è tornata a splendere con i suoi colori "limone e fragola", gli affreschi di San Severo, San Francesco e Sant'Antonio. La piazzetta è diventata uno spazio vivo, con nuovi arredi urbani e il murale Perseveranza di Matu & Sal, uno dei murales della Sanità. Oggi, la Basilica è un importante centro di aggregazione, perché è la sede dell'orchestra Sanitansamble e dello studio di registrazione Apogeo Records, due delle principali iniziative per i ragazzi del Rione. La musica e la potenza dei suoni di trasformarsi in colori sono anche alla base del murale Perseveranza di Matias Noguera Matu. La splendida cappella, infine, ospita dal 2020 “Figlio Velato”, la splendida scultura di Jago che rappresenta un bambino disteso coperto da un velo, realizzata in marmo Danby del Vermont, e ispirata al Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino.


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