L'Aria di Napoli

I Fratelli Russo e la difficile partita teatrale de "Il Giocatore"

Non convince l'adattamento teatrale del celebre romanzo di Dostoevskij che ha debuttato ieri al Bellini di Napoli

Rien ne va plus. Con questa citazione in apertura, si alza il sipario su "Il Giocatore" al teatro Bellini di Napoli, tratto dal romanzo dello scrittore russo Fedor Dostoevskij, con l’adattamento di Vitaliano Trevisan, l’interpretazione di Daniele Russo e la regia di Gabriele Russo.  Ed effettivamente c'è molto che non va nello spettacolo che, soprattutto nel primo atto, si mantiene su una linea piatta, schiacciata dalla sovrabbondanza testuale del verbo che non lascia spazio ad alcun guizzo interpretativo.

Nonostante la buona intuizione registica, di sviluppare la narrazione sul doppio binario del piano personale dello scrittore (Dostoevskij quando scrisse il romanzo, stava per perdere i diritti d’autore a causa di debiti di gioco e solo grazie all'aiuto della dattilografa Anna Grigorevna riesce ad ultimare il romanzo in 28 giorni, riottenendo i diritti d’autore e trovando l'amore nella Grigorevna che poi sposa) e su quello della finzione scenica, in cui i personaggi del romanzo prendono vita, manca la sostanza a discapito della forma.

La forma, la tanto agognata forma che il precettore Aleskej cerca disperatamente e che sa di non avere, a causa delle sue povere origini russe, a causa del suo eterno conflitto con il Monsieur francese, quella disperata ricerca dell'apparenza che trova spazio nel vizio del gioco, "tutti gli uomini si giocano sempre qualcosa". Troppi i luoghi comuni che accompagnano la caratterizzazione dei personaggi.

Tuttavia, qualcosa si recupera nel secondo tempo quando il palco diventa un grande psichedelico tavolo da gioco (ottime le scene di Roberto Crea) tra cocotte di stampo piuttosto macchiettistico, arzille ma convincenti vecchiette rapite dalla febbre del tavolo verde e signorotti inglesi. E se proprio si vuole cercare nelle due ore di spettacolo un momento di svolta narrativa, questo sta proprio nel dinamismo dell'interpretazione di Paola Sambo (la vecchia zia) che riesce con i suoi toni brillanti e d'impatto sul pubblico a dare colore a una rappresentazione che non va al di là del dualismo rosso/nero e dei lustrini degli encomiabili abiti di scena di Chiara Aversano.

Daniele e Gabariele Russo si accostano ad un testo dalla non facile interpretazione e adattamento scenico e stavolta i risultati non sono quelli attesi, soprattutto se si pensa alla recente lezione di metateatro, di recente andata in scena sullo stesso palco con il grande Toni Servillo: "Per arrivare all'anima delle cose, biosgna lavorare di sottrazione, levare il superfluo, levigare, smussare, non basta portare a termine il "compitino", il teatro esige altro.

Il Giocatore

Teatro Bellini

Dal 14/03/2017 al 26/03/2017


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