Ciuccio Stories

Di padre in figlio: quando la maglia azzurra è di famiglia

Tutti (o quasi) i figli d'arte che hanno condiviso con i propri padri la militanza nel Calcio Napoli, in campo o fra i quadri societari

(Canè / foto Archivio Carbone)

Nessuna coppia di quelle che tratteremo ha un blasone paragonabile, ad esempio, alle dinastie dei Maldini (per il Milan) o dei Chiesa (per la Fiorentina), ma anche nel Napoli ci sono padri e figli che hanno scritto la storia del club vestito d'azzurro. Alcune hanno condiviso il prato del San Paolo, altre gli uffici dirigenziali, in altre i figli (o i padri) hanno militato solo nel settore giovanile. 

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De Laurentiis

Partiamo dall'attualità: il primo caso di padre e figlio è nei quadri societari. Aurelio acquista la società nell'estate 2004, al termine di un doloroso iter fallimentare. Il Napoli riparte dalla serie C e il figlio Edoardo De Laurentiis (allora 19enne) si accomoda anche in panchina, come accompagnatore al fianco di Ventura nelle prime uscite stagionali. De Laurentiis figlio diventa Vice Presidente nel 2009, a 24 anni. Oggi, dieci anni dopo, è sempre più integrato nei fatti societari. Sono in molti a dire che sarà il prossimo Presidente del club. 

Ancelotti

Restando ai giorni nostri, in panchina c'è un altro caso di padre e figlio in divisa societaria. Carlo Ancelotti ha assunto la guida tecnica del Napoli nell'estate del 2018. Fin da subito ha voluto al suo fianco il figlio Davide, che da giovane era nella primavera del Milan e poi è diventato collaboratore del padre anche a Madrid e a Monaco di Baviera. Davide Ancelotti ha guidato la squadra approfittando delle squalifiche paterne (l'ultima occasione è stata una sconfitta per 2-1 rimediata a Roma il 2 novembre). 

Maradona


(foto Ansa)

Cominciamo il viaggio a ritroso partendo dal nome grosso. Maradona è la storia di Napoli e del Napoli, una poesia sempre diversa scritta ogni domenica su un rettangolo verde. Se il padre è stato capace di portare Napoli allo scudetto e alla Coppa Uefa, il figlio Diego Maradona Jr., riconosciuto dal padre dopo anni di battaglie, non ha lasciato grandi tracce. Eppure Diego jr. è (a 33 anni gioca ancora nelle categorie minori partenopee) stato un discreto calciatore, dotato di buona tecnica, che ha forse raggiunto risultati non eccelsi anche per un cognome decisamente ingombrante e aspettative smisurate. Nel Napoli Diego jr. ha giocato fino al 2004, anno del fallimento. Con la maglia azzurra Dieguito ha giocato in tutte le categorie giovanili, raggiungendo anche il traguardo di una convocazione in prima squadra per la Coppa Italia 2003. Quella partita tra Pescara e Napoli, però, non si giocò mai e Diego Maradona Jr. vide sfumare le sue possibilità di debutto. Fece parte poi nìdel Genoa (giovanili) e tra i dilettanti del Cervia (nel reality Campioni), Arzanese, AfroNapoli, Savoia. Come giocatore di beach soccer, invece, ha giocato anche con la numero 10 paterna nella nazionale italiana, arrivando al secondo posto nei Mondiali 2008.

Savoldi

Nel 1975 il trasferimento di Beppe Savoldi dal Bologna al Napoli fece scalpore. Dopo aver segnato 140 reti con la maglia dei felsinei, Savoldi passò in maglia azzurra per la cifra record di 1 miliardo e 400 milioni, più il cartellino di Clerici e la metà del cartellino di Rampanti. Le ambizioni del Napoli fecero impazzire i tifosi: furono 75mila gli abbonati per la stagione 1975/76, trovare un biglietto per una partita era impossibile. In maglia azzurra Savoldi collezionò, in quattro stagioni, 118 presenze e 55 gol (77 coppe comprese). Lo scudetto non arrivò ma Napoli festeggiò una Coppa Italia e una Coppa di Lega Italo-Inglese. Decisamente più oscuro il periodo napoletano del figlio Gianluca Savoldi, che veste la maglia azzurra nella stagione 2003/2004, l'ultima del vecchio Napoli prima dell'arrivo di De Laurentiis. In serie B Gianluca segna 2 gol in 13 presenze e decide anche un derby fra Napoli e Avellino alla quinta di ritorno. La squadra si salva per un soffio, ma nella stagione successiva sarà comunque in serie C con ADL al comando. 

Sormani

"Il Pelè bianco" Angelo Benedicto Sormani arrivò a Napoli nel 1970, a 31 anni, dopo aver giocato nel Santos (con Pelè), nel Milan (dove vinse tutto), nella Roma e nella Sampdoria. Al San Paolo, in due stagioni, deliziò i tifosi azzurri: la squadra si classificò terza e poi ottava, perdendo una finale di Coppa Italia contro il Milan nel 1972. Sormani continuò poi da allenatore a inizio anni '80, prima da vice di Vinicio poi alla guida della Primavera azzurra. Qui allenò il figlio Adolfo, detto Dodo. Adolfo Sormani giocò nella primavera del Napoli, poi a 19 anni passò al Rimini. Fu un buon professionista, chiuse la carriera tra i dilettanti del Nord-Est. Adolfo Sormani ha anche allenato la Primavera del Napoli, proprio come il padre. Per una stagione, 2011/2012, Dodo guidò la massima formazione giovanile. Ora è un allenatore giramondo: è stato assistente di Zola al Watford, primo allenatore a Tirana (Albania) e a Vejle (Danimarca). 

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Abate


(Ignazio Abate festeggia un gol alla Reggiana, stagione 2004/05)

Beniamino Abate, ex portiere (negli anni '90 fu secondo di Zenga all'Inter) nativo della provincia sannita, è ora preparatore dei portieri delle giovanili del Milan. Nel 1982, a venti anni, Beniamino Abate lasciò Benevento per passare al Napoli. Nella stagione 82/83, con in panchina Giacomini, poi Rambone e Pesaola, il Napoli si salvò per soli due punti. Abate era il terzo portiere degli azzurri e non vide mai il campo, chiuso nel ruolo da Castellini e Ceriello. A fine stagione tornò al Benevento dove si misein luce e da cui partirà per iniziare una carriera di ottimo livello. Il figlio Ignazio Abate (33 anni, oggi svincolato), cresce nelle giovanili del Milan. Nell'estate 2004, a 18 anni, è tra i prodotti del settore giovanile rossonero più interessanti. Il Napoli Soccer, alla prima stagione in serie C, lo prende in prestito per tentare l'immediata promozione. Abate non delude e segna anche due gol (in foto il momentaneo 1-0 alla Reggiana). A fine anno il Milan lo gira ancora in prestito a Piacenza, poi Modena, Empoli e Torino. A 22 anni torna in rossonero e ci resta fino al 2019, diventando anche capitano del Milan, collezionando oltre 300 presenze e vincendo un campionato e due Supercoppe italiane. 

Canè

"Didì, Vavà e Pelè site 'a guallera 'e Canè": questo simpatico slogan accompagnava le prestazioni al San Paolo di Jarbas Faustino, in arte Canè. Arrivato a Napoli nel 1962, il brasiliano conquistò i napoletani a suon di gol e venne conquistato da Napoli. Oggi, a 80 anni, vive ancora in quella che considera la sua città. Con il Napoli in sette stagioni vinse solo una Coppa delle Alpi, poi passò al Bari. Tornò in azzurro negli anni '70 come allenatore delle giovanili, poi sedette in panchina al fianco di Boskov nella stagione 94/95. Il figlio Ivan Faustinho Canè è stato allenatore del Napoli Primavera nella stagione 2009/2010. Ha allenato, tra gli altri, Lorenzo Insigne, Armando Izzo, Raffaele Maiello e Luigi Sepe. 

Lauro


(foto Archivio Carbone)

Achille Lauro fu "'o padrone 'e Napule": sindaco, armatore di successo, presidente della squadra di calcio. Lauro guidò la Società Sportiva Calcio Napoli dal 1936 al 1969, per oltre trent'anni, regalando grandi soddisfazioni ai napoletani, portando campioni indimenticabili in maglia azzurra. I colpi di mercato, però, non portarono mai risultati eccellenti, se si esclude una miracolosa Coppa Italia vinta nel 1962 dalla serie B, con Pesaola in panchina. A fine anni '60 al suo posto subentrò il figlio Gioacchino Lauro: a differenza del padre Lauro figlio voleva, desiderava enormemente lo scudetto a costo di dare fondo alle casse familiari. Promise a Pesaola l'acquisto di Eusebio: era tutto fatto quando Achille, ormai ottantenne, fiutò l'accordo e bloccò tutto. Spedì il figlio - si racconta - a gestire la flotta di famiglia e gli vietò, per un po', di interessarsi alla squadra. Il Napoli passò poi a Ferlaino. 

Casale


(Pasquale Casale in allenamento con Maradona)

Pasquale Casale giocò nel Napoli nella seconda metà degli anni '70 e poi, dopo diversi prestiti, fece ritorno nella stagione 83/84 durante la quale disputò 28 gare segnando due gol. Era una mezzala dotata di grande tecnica: a soli 16 anni debuttò con la maglia azzurra, nel 1975/76 (stagione in cui il Napoli vinse la Coppa Italia). Nel suo curriculum anche due fantastiche stagioni a Pisa (squadra che, anche grazie ai suoi gol, ottenne la promozione in A). Dopo il ritiro, avvenuto nel 1990, diventa allenatore e poi opinionista televisivo. Il padre di Pasquale, Giuseppe, giocò nel Napoli negli anni '50. 

Bigon 


(a sinistra Albertino Bigon - Wikipedia; a destra Riccardo Bigon - Ansa)

Alberto Bigon è nella storia del Napoli: fu attraverso la sua pacata guida che gli azzurri conquistarono il secondo tricolore nella stagione 1989/90. Bigon padre vinse a Napoli scudetto e Supercoppa, poi un campionato svizzero con il Sion nel 1996. Fu anche calciatore azzurro, per pochi mesi nel 1967. Pesaola, però, non lo considerava pronto per la serie A (Bigon aveva 20 anni) e fu ceduto alla Spal. Dopo anni di assenza torna in panchina nel 2008, a 60 anni, e guida per due stagioni il Sion e per un anno anche il Lubiana, in Slovenia. Il figlio Riccardo è stato calciatore semiprofessionista in Veneto ed è poi diventato un apprezzato direttore sportivo, incarico che ha ricoperto a Napoli dal 2009 al 2015, succedendo a Pierpaolo Marino e lasciando poi il posto a Cristiano Giuntoli. Durante i sei anni da direttore il Napoli cambia pelle e diventa una squadra di livello europeo: arrivano Benitez, Higuain, Albiol, Callejon, Cavani. Arrivano anche Vargas, Fideleff, Santana, Chavez: ma questa, forse, è una storia che racconteremo in un'altra puntata di Ciuccio Stories. 


(si ringrazia l'Archivio Carbone per la foto copertina del blog e l'immagine principale)

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