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Sempre meno spiagge libere in Campania, quasi il 70% in mano ai privati

Il rapporto di Legambiente. Aumenta anche l'erosione delle coste e resta il problema inquinamento

Immagine d'archivio

"Quasi impossibile trovare uno spazio dove poter liberamente e gratuitamente sdraiarsi a prendere il sole e una volta trovata una spiaggia libera". Mentre in città è polemica per le spiagge libere "a numero chiuso" predisposte dal Comune di Napoli, il report “Spiagge 2022” di Legambiente fotografa una situazione regionale per niente lusinghiera.

I dati preoccupanti sono essenzialmente tre: in Campania soltanto una spiaggia su tre è libera visto l'altissimo numero di concessioni date ai privati (il 68% delle aree sabbiose), l'erosione delle coste è sempre più evidente, e infine aumentano tratti di costa interdetti alla balneazione per motivi di inquinamento.

Le concessioni balneari

Secondo i dati Legambiente, negli ultimi due anni le concessioni solo per stabilimenti balneari sono aumentate del 23%, raggiungendo il totale di 1.125 nel 2021 (erano 916 cinque anni prima).
"In alcuni casi [le spiagge libere] - spiega il report - sono poste vicino a foci dei fiumi, dove la balneazione è vietata. Ciò significa che solo il 32% del litorale della nostra regione è completamente free, quasi una spiaggia su tre. Complessivamente in Campania sono 4.772 le concessioni demaniali marittime, di cui 1125 sono per stabilimenti balneari, 166 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, mentre le restanti concessioni sono distribuite su vari utilizzi, da pesca e acquacoltura a diporto, produttivo".

Erosione e inquinamento

C'è poi il problema dell'erosione costiera: 85 km che perdono spazio mentre avanza il mare. E se non c'è erosione, e non ci sono lidi privati, non è detto il mare sia balneabile.


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