Attualità

Gaiola e Palazzo Petrucci contro la pesca di frodo

Lanciata la campagna "Io non Alimento la Pesca di Frodo"

Gaiola e Palazzo Petrucci lanciano la campagna "Io non Alimento la Pesca di Frodo", volta a sensibilizzare il mondo della ristorazione e i consumatori, che spesso "alimentano", magari inconsapevolmente, la pesca illegale e la distruzione del nostro mare.

La campagna, promossa dal Parco Sommerso di Gaiola vede testimonial d’eccezione lo chef stellato Lino Scarallo che ha annunciato per l'occasione la scelta di bandire per sempre dai propri menù gli spaghetti ai ricci di mare, considerato uno dei piatti meno sostenibili in assoluto. "Negli ultimi anni - spiega - il diffondersi della moda di questo piatto anche in Campania ha dato impulso sulle nostre coste ad una vera e propria razzia di ricci di mare, portata avanti da pescatori di frodo senza scrupoli. Basti pensare che per un piatto di spaghetti sono necessari circa 20 ricci di mare. Una mattanza folle per un piatto che non fa parte nemmeno della tradizione napoletana e campana. E' di fondamentale importanza che dalla ristorazione tutta parta un messaggio chiaro e netto per non alimentare la pesca di frodo acquistando i prodotti ittici solo dalla filiera alimentare legale".

Non è sfuggita a questa razzia la costa di Posillipo e del Parco sommerso di Gaiola, conferma il direttore del Parco Maurizio Simeone, dove più volte negli ultimi anni il personale del Parco con l'aiuto delle forze dell'ordine ha fermato bracconieri in azione con sacchi colmi di ricci di mare. "E’ importante capire - aggiunge - che questa attività di pesca illegale, oltre ad incidere drasticamente sulla popolazione di questa specie, provoca ripercussioni negative sull’intera comunità biologica marina costiera ed in particolare sull’abbondanza degli stock ittici di Sparidi, rappresentandone una delle fonti di nutrimento principali".

Oltre ai ricci molte altre specie nella lista rossa, sia perchè in rarefazione a causa dell'overfishing (sovrappesca), sia per l'uso di tecniche di pesca distruttive dei fondali come la pesca a strascico. "Ma non è necessario mettere al bando l'intera cucina di mare per aiutare il mare a riprendersi - spiega il prof. Sandulli dell'Università Parthenope di Napoli - basta riscoprire specie il cui consumo non è distruttivo e che spesso hanno sapori e qualità organolettiche superiori al pesce classico da ristorante".

Tra queste in prima linea c'è il pesce azzurro, i pesci di mare aperto, come alici, sgombri, sarde, pesce bandiera, tra i cefalopodi preferire certamente i totani a calamari, polpi e seppie, e se non si può fare a meno di un pesce costiero, riscoprire ad esempio il cefalo che non ha problemi di overfishing. 


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